Carlo Riva Vercellotti

ATTIVITA' SVOLTA IN CONSIGLIO REGIONALE

CARLO RIVA VERCELLOTTI – CONSIGLIERE REGIONALE DI FRATELLI D’ITALIA ATTIVITA’ SVOLTE - XI LEGISLATURA

CHI è CARLO RIVA VERCELLOTTI

COSA HA FATTO

Negli ultimi cinque anni è stato presidente della Commissione bilancio.

Ha presentato 4 proposte di legge regionali:

  • disturbi alimentari (approvata)
  • patrimonio geologico (approvata)
  • animali d’affezione (approvata)
  • ritorno dell’ATC a Vercelli (in commissione).

 “Disposizioni per la prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e per il sostegno ai pazienti e alle loro famiglie”

Presentata il 1 ottobre 2021.

La finalità della proposta di legge è quella di prevenire e contrastare i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione con interventi rivolti all’informazione, alla sensibilizzazione, alla formazione, alla prevenzione, al riconoscimento, nonché alla cura e al potenziamento dell’offerta dei servizi e delle prestazioni, con particolare attenzione all’età evolutiva e con approcci che considerano la progressione nel tempo che caratterizza tali disturbi con l’obiettivo di una precoce presa in carico, di omogeneità di trattamento e di interventi anche per periodi prolungati.

La proposta di legge, unificata con un altro progetto di legge similare presentato al vaglio delle commissioni competenti, è divenuta Legge regionale (n. 10) il 27 luglio 2022.
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 “Disposizioni coordinate in materia di tutela degli animali d’affezione ed esotici”

Presentata il 23 maggio 2021.

La finalità della proposta di legge è quella di promuovere la tutela degli animali
quale elemento fondamentale e indispensabile dell’ambiente, di riconoscere le loro esigenze fisiologiche ed etologiche e di intervenire per evitare ogni tipo di maltrattamento e atto di crudeltà nei loro confronti, compreso l’abbandono, intervenendo altresì al contrasto al randagismo.

La proposta è stata assegnata al vaglio delle commissioni competenti e, unendosi ad altre proposte di legge presentate in materia, è diventata un testo unificato, frutto di lavoro svolto insieme all’assessorato competente.
Il testo unificato è diventato Legge Regionale (n.16) il 27 marzo 2024.
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 “Disposizioni per la conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio geologico”

Presentata il 23 maggio 2023.

La finalità della proposta è quella di riconosce l’interesse pubblico della geodiversità e del patrimonio geologico, di identificare nei geositi e nei geoparchi elementi di particolare valore scientifico, culturale e paesaggistico, e di promuovere la conservazione, il miglioramento della conoscenza e della gestione, la valorizzazione scientifica, didattica, culturale e turistica dei siti geologici nel rispetto dei principi e delle disposizioni statali e comunitarie in materia.

La proposta è diventata Legge Regionale (n. 23) il 6 ottobre 2023.
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 “Disposizioni per il riordino delle Agenzie territoriali per la casa. Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale)”

Presentata il 19 gennaio 2024.

La finalità della proposta di legge è quella di garantire una migliore gestione dell’edilizia sociale piemontese sulla base di criteri di efficacia ed omogeneità, procedendo al riordino degli enti operanti in tale settore.

Attualmente la proposta è al vaglio delle commissioni competenti.

ESTRATTI DI ALCUNI INTERVENTI SVOLTI IN AULA

27 MARZO 2024
Grazie, Presidente.
Non l’ho fatto prima, ma lo faccio adesso. Vorrei rivolgere un ringraziamento vivo e sentito agli uffici del Consiglio regionale con cui ho condiviso questa legge nel 2022, ormai due anni fa, insieme agli uffici dell’Assessorato alla sanità con i quali ho seguito il provvedimento passo a passo, in quelli che allora erano più di 50-60 articoli.
Ringrazio anche le tante ASL del Piemonte (Vercelli, Novara e diverse ASL di Torino) con cui ho lavorato, perché hanno contribuito a redigere questo testo normativo, insieme alle associazioni nazionali e locali e al mondo degli addestratori. È un lavoro enorme che mi ha impegnato per quattro mesi, nell’autunno del 2021, a scrivere articolo per articolo quello che sarebbe stato il primo testo unico presentato in questa legislatura. Oggi votandolo, sarebbe il secondo testo unico, dopo quello presentato dalla collega Chiorino sulla formazione lavoro. Di questo sono orgoglioso, perché è un lavoro partito da un Gruppo consiliare. Come sapete, i Gruppi consiliari non hanno in dote mole di personale. Noi facciamo i Consiglieri e facciamo una fatica notevole nel costruire un percorso legislativo soprattutto se è strutturato, come in questo caso, come testo unico.
Questo testo unico, che non voglio venga messo nel dimenticatoio, sia sul benessere animale sia sul tema della prevenzione randagismo, è un progetto che ha nelle due finalità, che citavo nella discussione generale e nella relazione iniziale, il cuore forte, cioè il fatto di andare veramente a semplificare una normativa sul tema del benessere animale, che era frammentata e confusionaria. Era impossibile riuscire a rintracciare l’universo delle leggi che, dal 1993 fino a oggi, normavano la materia.
L’obiettivo era questo, da un lato, e, dall’altro lato, rispondere alle sensibilità emergenti della società di oggi, che sono completamente diverse rispetto a quelle del 1993, anno in cui venne approvata la legge n. 34.
Questa è una legge che porta significative novità. Le raccontavo prima e le ripeto adesso.
Dicevo, novità che vanno dal tema di mettere un freno al commercio illegale, al tema della catena, che al netto dei pasticci dell’ultima ora sugli emendamenti, è un tema certamente sentito, che mette il Piemonte nelle condizioni di smettere di essere il fanalino di coda a livello nazionale, creando una situazione imbarazzante, perché è vero che il divieto della catena era già regolamentato da Regione Piemonte e che c’era già il divieto della catena, ma non in una legge e non in un regolamento.
Questo sia chiaro a chi pensa che non ci fosse un divieto di catena. Il divieto di catena c’era, era sacrosanto, è specificato al comma 2 dell’articolo 1 in modo molto netto e molto chiaro: “La detenzione di cani alla catena deve essere evitata”. Andando a rinviare adesso un regolamento futuro, resta vigente il regolamento attuale, che pone comunque il divieto dell’utilizzo di catena.
Concludo dicendo che il fatto che andiamo verso la microchippatura graduale anche delle nuove cucciolate e anche nelle colonie dei gatti, credo che sia un fatto di civiltà estremamente utile e importante anche in un’ottica di prevenzione del randagismo. Inoltre, il tema di inserire, in un articolo molto sviluppato, il sostegno e la promozione di interventi sulla sensibilizzazione contro l’abbandono, a favore dell’affido, a favore del possesso responsabile, a favore delle sterilizzazioni sono tutti elementi che fanno sì che questa legge possa essere definita, al netto di qualche pasticcetto, una delle migliori, se non in assoluto, oggi, la migliore legge in Italia su questo tema.
Ringrazio tutti e sono contento che questo mio testo unico, che è stato in larga parte un po’ scopiazzato e portato da alcuni, sia stato approvato.
Poiché parliamo di testo unico, credo che sia importante riuscire a portarlo a compimento.

(Intervento sul testo unificato del disegno di legge n. 273 e delle proposte di legge n. 35, 154, 204, 205 e 215, inerente a “Disposizioni coordinate in materia di tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo”)
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5 DICEMBRE 2023
“Grazie, Presidente.
Presidente e colleghi, mi rivolgo all’Aula, in dichiarazione di voto, per esprimere il voto favorevole del Gruppo di Fratelli d’Italia su un tema particolarmente attuale, delicato e complesso come la fibromialgia; un testo su cui, come Gruppo, abbiamo portato il nostro contributo, perché crediamo sia importante una prima risposta legislativa su una malattia che in tanti casi devasta la vita di donne e di uomini piemontesi e delle loro famiglie.
Siamo consapevoli dell’insieme delle diverse azioni e dei fondi stanziati ancora poco fa in Commissione: della promozione di una maggiore prevenzione, di una maggiore consapevolezza, di una più efficace diagnosi di una più efficace presa in carico; dell’elaborazione di un percorso diagnostico terapeutico multidisciplinare, della formazione e dell’aggiornamento dei medici e del personale sanitario; dell’erogazione di prestazioni uniformi su tutto il territorio regionale; del sostegno all’inserimento lavorativo e sociale delle persone vittime della malattia della creazione di un Registro regionale (come è stato poc’anzi ricordato dai colleghi), che dialoghi anche con le altre Regioni italiane e del sostegno al ruolo del volontariato.
Siamo consapevoli che sono tutte azioni e interventi estremamente utili per aprire una strada che fino a ieri era chiusa.
Con questa legge si procede verso il riconoscimento della malattia: il riconoscimento della fibromialgia quale patologia cronica e invalidante.
Non certo un punto d’arrivo, ma un punto di partenza; un primo passo, una prima risposta per venire incontro ai tanti, troppi, malati di fibromialgia anche nella nostra Regione.
Grazie.”

(Intervento sul Testo unificato delle proposte di legge n. 201, n. 243 e n. 245, inerente a “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia”, in dichiarazione di voto).
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14 NOVEMBRE 2023
“Grazie.
Presidente, colleghi, esprimo, a nome del Gruppo Fratelli d’Italia, il voto favorevole al disegno di legge n. 218, inerente a “Sistema integrato di politiche e servizi per l’orientamento, la formazione e il lavoro”, che ci accingiamo a votare ed approvare questa mattina.
È un testo che adegua la normativa regionale alle leggi quadro nazionali, potenzia l’integrazione tra attori pubblici e privati per migliorare la qualità dei servizi e semplifica i processi attuativi. È un provvedimento che ha dato la sua doverosa attenzione al ruolo del Consiglio regionale, il quale ha preso tutto il tempo necessario per studiare, per approfondire e migliorare un testo che non ha un solo merito, ma tanti.
Il primo di questi – ci tengo a rappresentarlo – è la semplificazione legislativa. Riunendo 11 leggi in un unico testo organico, raggruppando ed accorpando 134 articoli a meno della metà, dimostra una chiara volontà di semplificare e di razionalizzare le leggi regionali. Non solo: questa legge integra e promuove un maggiore, migliore e più efficace dialogo tra i tre capisaldi della norma: l’orientamento, la formazione e le politiche attive del lavoro, compresi i servizi per l’impiego.
Siamo in un momento particolarmente importante, al crocevia di una serie di opportunità rilevanti, tra le quali vi è l’inizio della prossima programmazione comunitaria. Siamo all’interno dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e queste opportunità necessitano della costruzione di politiche di sistema, di flessibilità e di un quadro normativo organico completo e stabile.
Un altro merito fondamentale di questa proposta è il fatto che viene data una particolare attenzione al lavoro, ma soprattutto alla persona.
L’articolo 1, infatti, riconosce la persona quale fulcro e centro dello sviluppo sociale ed economico della comunità. Questo si traduce in un impegno a fornire servizi che tengano conto delle esigenze individuali.
Ogni cittadino, sia esso un giovane studente o un disoccupato, una donna o un disabile, merita attenzione e l’opportunità di sviluppare le proprie potenzialità e i propri talenti, senza l’angoscia, l’incubo e il timore di quello che sarà il suo futuro.
Da ultimo, ma non certo per importanza, un grande merito di questa proposta è la sua natura inclusiva e l’attenzione che viene rivolta a coloro che sono a rischio di esclusione sociale e lavorativa. Questa legge quindi, non lascia indietro nessuno.
Concludo, dicendo che oggi restituiamo non solo una nuova legge, ma un quadro di riferimento al passo con i tempi, capace di garantire una programmazione delle politiche coerente con i fabbisogni delle imprese e dei cittadini. È un impegno sancito nei 65 articoli della norma a favore della dignità del lavoro, del supporto alle imprese che cercano e chiedono figure altamente specializzate e alla risposta ai bisogni reali dei giovani, delle donne, di chi ha perso il lavoro e delle persone più vulnerabili.
Ringrazio, allora, l’Assessore Chiorino per il suo lavoro e tutti coloro che hanno lavorato su questo importante testo. Assessore, lei ha saputo affrontare con serietà, determinazione e competenza una materia difficile e complessa, ma estremamente importante per il futuro della Regione. Fratelli d’Italia, il nostro partito, è orgoglioso di questo traguardo promosso e raggiunto da un suo Assessore, orgoglioso del primo testo unico di questa legislatura, orgoglioso di un provvedimento che rappresenterà uno strumento chiave, stabile e decisivo nella costruzione del futuro delle nostre imprese e dei cittadini piemontesi. Grazie.”

(Intervento sul disegno di legge n. 218, inerente a “Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l’orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro”).
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14 NOVEMBRE 2023
“Grazie, Presidente.
Intervengo volentieri sul testo unificato delle proposte di legge n. 201 n. 243 e n. 245, presentato dai colleghi Magliano, Zambaia e Disabato, in quanto lo ritengo un tema attuale su cui si è discusso troppo poco nel corso degli ultimi decenni.
In realtà, è una malattia che coinvolge tantissime persone; si parla addirittura di due milioni a livello nazionale che, se tanto mi dà tanto vuol dire più di 150 mila persone nella nostra regione, quasi tutte donne.
La fibromialgia, com’è stato ricordato dai colleghi, è una malattia classificata come sindrome dolorosa cronica, a eziologia sconosciuta. Di conseguenza, le cause non sono assolutamente chiare, mentre è chiaro che è caratterizzata da un diffuso dolore, da stanchezza cronica, da disturbi del sonno e mal di testa, oltre a tutto un insieme di sintomi disfunzionali tra i quali problematiche psichiatriche (ansia e depressione). I pazienti si trovano in una situazione devastante da un punto di vista fisico e psicologico, per cui i trattamenti farmacologici non sono sempre efficaci perché solo in una minoranza di pazienti sono tollerati. L’approccio che pare essere certamente migliore è quello multidisciplinare.
Oltre a questo, che cosa succede? Che la pletora di sintomi che caratterizzano la fibromialgia fa sì che ci sia un ritardo diagnostico e quindi, una quantità infinita di esami che devono essere fatti.
Pensate che un medico mi raccontava di una paziente che si è presentata alla visita con un trolley, non pieno di vestiti ma di cartelle cliniche.
Questo a dimostrazione della quantità di esami cui sono sottoposti i pazienti di fibromialgia.
È evidente che serve lavorare per una diagnosi precoce, per cercare in tutti i modi di risparmiare la sofferenza, che è fisica, mentale e anche economica per tante persone, oltre a essere un problema di ordine sanitario per la nostra sanità, che si trova a dover gestire una situazione particolarmente complessa.
I ritardi nella diagnosi sono stati ben esposti dai colleghi: non passano soltanto mesi, ma addirittura anni prima di arrivare a una diagnosi corretta. Maggiori tempi e ritardi vuol dire maggiori costi per il paziente, ma anche per la sanità pubblica.
Come dicevo prima, la sindrome colpisce una quantità di persone. Ho provato a fare una stima in Piemonte e non penso di fare un azzardo se dico 150 mila persone, quasi tutte donne; è del tutto evidente che il sistema sanitario potrebbe anche risparmiare costi lavorando molto sull’informazione e sulla prevenzione e trovo che questo sia un aspetto assolutamente interessante e importante della legge, quindi si tratta di diffondere il più possibile un adeguato sapere sulle possibilità di trattamento.
Infine, ricordo anch’io come la cronicizzazione della malattia porti a un problema enorme in ambito lavorativo. Quante sono le donne che si trovano in enorme difficoltà a gestire la malattia e il lavoro? Molte arrivano addirittura a perdere il lavoro e a licenziarsi a causa della malattia; ci sono persone che magari hanno la fortuna di avere un impiego pubblico, ma ci sono persone che svolgono attività imprenditoriali che non sono più in grado di svolgere quell’attività imprenditoriale a causa della malattia. È un tema, quello posto, mi pare, dall’articolo 7, che va certamente tenuto in grande considerazione.
Probabilmente è stato fatto troppo poco a livello nazionale quest’ultimo decennio per il riconoscimento della fibromialgia, sia dal punto di vista della normativa vigente in materia di malattie croniche invalidanti, sia per quanto riguarda l’aspetto lavorativo di invalidità civile.
Non ho la sfera di cristallo, ma credo che il motivo principale che ha impedito il pieno riconoscimento, a livello nazionale e credo anche negli altri Paesi dell’Unione Europea, di tale patologia sia legato a una scarsa facilità di quantificare gli oneri di questo provvedimento, di questo inserimento nei LEA, nonché l’ipotesi che sia una spesa fuori controllo.
Questo non è troppo difficile da capire.
Sicuramente, negli ultimi anni la via si è aperta ed è positivo il fatto che sia avvenuto prima delle prime risorse a livello nazionale e conseguentemente, regionali, ma sono risorse, come sanno bene i colleghi assolutamente insufficienti.
La norma, che prevede 10 articoli e una dozzina di emendamenti, non vado a ricordarla, ma vado a evidenziare alcuni passaggi che ritengo i più importanti.
Sull’articolo 1, relativo alle finalità, ho condiviso l’emendamento Zambaia, che è stato depositato poc’anzi, perché ritengo opportuno esplodere la volontà di promuovere il riconoscimento della fibromialgia: questo credo che sia l’aspetto più importante. Sempre più anche dalle Regioni deve partire quest’onda in cui si dice che questa malattia va riconosciuta.
Sull’Osservatorio hanno ben evidenziato già i colleghi.
Il Registro regionale è un tema sul quale mi avete coinvolto; mi rivolgo specialmente, Presidente, ai colleghi primi firmatari, perché ritengo estremamente utile, anzi fondamentale, avere un Registro dei malati di fibromialgia, però è abbastanza evidente che non si può pensare di cooptare un esercito di amanuensi a scrivere, uno per uno, l’elenco dei malati di fibromialgia su un pezzo di carta, su un registro cartaceo, perché è un’operazione che va fatta insieme alla Direzione regionale. Serve un registro che abbia un formato elettronico, ma per fare questo servono risorse e una quantificazione corretta delle risorse. Un tema dibattuto già in Commissione: non sono arrivate indicazioni chiare dalla Direzione. Le abbiamo sollecitate come I Commissione e le ho ancora sollecitate personalmente. Mi auguro che, prima di entrare nella norma finanziaria possiamo avere da parte della Direzione un’indicazione chiara sulla quantificazione delle risorse e sull’importo corretto da inserire.
L’articolo 4, relativo alle associazioni, va benissimo. Utilizzerei anche un altro termine oltre a “riconosce”, cioè “sostiene”. Tuttavia, se utilizziamo il termine “sostiene”, anche in questo caso, a mio avviso opportuno sostenerle anche economicamente nella loro importantissima attività di informazione.
Per quanto riguarda l’articolo 5, vale quello che dicevo poc’anzi: benissimo la Giornata regionale; più risorse riusciamo a mettere anche sull’articolo 5, più attività di informazione e di sensibilizzazione si può realizzare, quindi credo che anche su questo qualche intervento possiamo farlo, se saremo d’accordo di rivedere la norma finanziaria.
Sull’articolo 6, benissimo il PDTA; so che l’Assessorato ci sta già lavorando. Bene. Bisogna naturalmente sollecitarlo e fare in fretta, come sui programmi di formazione, che è un altro tema a mio avviso fondamentale su cui bisogna spingere, investire e lavorare.
L’inserimento lavorativo all’articolo 7 è un tema che sposo al 100 collega Disabato. Anche qui, ho un dubbio, non ve lo nego, che è quello come troppo spesso capita nelle leggi di derivazione del Consiglio regionale: che poi ci sia un po’ di difficoltà, diciamo così, da parte delle Direzioni regionali nel portare avanti queste proposte che arrivano dal Consiglio.
Questa è una norma che tocca la sanità, ma toccherà anche altri segmenti (l’Assessorato al lavoro, l’Agenzia Piemonte Lavoro, la Formazione professionale), quindi è un tema che, a mio avviso, andrà tenuto monitorato con particolare attenzione.
Non avrei visto male, ve lo dico sinceramente, la costituzione di centri multidisciplinari; si è parlato più volte nel testo di aspetti multidisciplinari, benissimo. Sono inseriti all’interno del DM del luglio 2022, se non ricordo male, al comma 2 dell’articolo 1 e ne ha già parlato anche la Giunta regionale. Inserirli non mi sarebbe dispiaciuto, comunque non è certo questo il problema.
Torno sulla norma finanziaria, collegandola anche al fatto che, proprio sui disturbi alimentari che avete citato prima, avevamo inserito (se non ricordo male, è l’articolo 13 della legge 10 del 2022) una norma in cui mettevamo le risorse portate dallo Stato.
Si potrebbe ragionare anche in questo senso, magari ipotizzando di portare risorse già collocate dallo Stato alla Regione, all’interno della norma per rafforzarla e dargli un po’ di sostanza e di peso economico.
Grazie.”

(Intervento sul Testo unificato proposte di legge n.201, n.243, n.245 “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia”, in discussione generale).
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31 OTTOBRE 2023
“Presidente, colleghi, nel relazionare sul disegno di legge n. 218 “Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l’orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro”, ricordo che il testo è stato approvato dalla Giunta nel luglio dello scorso anno e, dopo un lungo iter in Commissione, approda ora in Aula come primo testo organico della Giunta presentato in questa legislatura.
Un iter iniziato lo scorso anno, che si è concluso all’inizio del corrente mese di ottobre, dopo l’esame favorevole del CAL nel dicembre scorso, l’acquisizione delle osservazioni da parte di numerosi attori regionali e dopo il parere favorevole reso dalla III e dalla I Commissione, insieme alla riscrittura della clausola valutativa proposta dal Comitato per la qualità della normazione. È un testo importante che ha guadagnato la dignità e l’attenzione che un provvedimento tanto rilevante meritava, non soltanto per il peso della struttura legislativa, che supera più di 60 articoli, ma per i suoi contenuti che toccano e mettono in relazione i cardini delle politiche formative del lavoro e dell’orientamento.
È un testo che adegua la normativa regionale alle leggi quadro nazionali, che potenzia l’integrazione tra attori pubblici e privati, per migliorare la qualità dei servizi, e che semplifica i processi attuativi.
Colleghi, desidero sottolineare quello che ritengo il primo grande merito di questo provvedimento: riordinare tutte le norme relative al sistema del lavoro, della formazione e dell’orientamento in un unico testo legislativo.
Credo e crediamo, come Gruppo di Fratelli d’Italia e come maggioranza che il processo di semplificazione legislativa non sia più differibile. È bene semplificare e in questo caso abbiamo 11 leggi regionali che vengono abrogate e molti articoli che vengono abrogati, che appartengono ad altrettante norme. In definitiva, si passa da 134 articoli a meno della metà.
I meriti della proposta sono, in realtà, anche tanti altri e per spiegarlo proverò a utilizzare le sue finalità espresse ed esplose con l’articolo 1, del quale leggo testualmente un passaggio: “La Regione riconosce la persona come fondamento per lo sviluppo sociale ed economico della comunità, favorendone la crescita culturale e professionale”.
Ci tenevo a richiamare questo punto, perché qui è evidente come si voglia mettere al centro la persona, il cittadino: dal giovane studente che deve crearsi un percorso di vita e di studio a chi deve entrare nel mercato del lavoro; da chi ha una fragilità a chi è stato escluso dal mercato del lavoro e non può essere lasciato solo, ma va aiutato ed accompagnato nel suo percorso di rientro, con un percorso mirato, vestito sulla sua persona sulle sue potenzialità, sul suo talento. Tutto questo va fatto con modalità coerenti con i cambiamenti sempre più rapidi nel mercato del lavoro, con servizi dove il disoccupato non è un numero, ma una persona che cerca nel lavoro il suo riscatto e la sua dignità di uomo o di donna, con servizi che lo aiutino a costruirsi un futuro formativo e professionale, che lo aiutino a costruirsi non solo una posizione lavorativa, ma anche una famiglia, una vita o più semplicemente che riescano a sostenerlo nel continuare a mantenere una famiglia.
Sono servizi e politiche che toccano tutti i livelli, dall’orientamento all’analisi dei fabbisogni, che devono essere fatti sempre meglio e sempre più rapidamente per tenere il passo di un mercato in continuo movimento con le esigenze anche territoriali, profondamente diverse nei vari territori del Piemonte, fino alle attività formative sempre più in linea con le esigenze emergenti del mondo dell’impresa, fino alle politiche attive e al sostegno della creazione impresa.
In parte, l’ho già anticipato: tra i meriti di questa proposta legislativa non posso dimenticare l’attenzione alla flessibilità e al merito. Richiamavo le analisi dei fabbisogni, ma penso soprattutto al sistema delle Academy, che ha aperto una strada che questa legge vuole rafforzare e consolidare; i centri per l’impiego, che stanno vivendo un periodo di grande dinamicità, con investimenti sulle strutture, sui servizi e sul personale.
Ecco, quanto è importante per i cittadini avere un luogo di ascolto una risposta? Poi, è pacifico che il centro per l’impiego, come le agenzie private non creano posti di lavoro, ma oggi i nostri servizi hanno avviato un percorso di gestione attiva dei cittadini che ha aperto un mondo completamente nuovo rispetto a quello che eravamo abituati nel secolo scorso con i vecchi – qualcuno se ne ricorderà – uffici di collocamento o peggio ancora, sezioni circoscrizionali per l’impiego.
Certo, anche l’orientamento nella scelta della preparazione al proprio futuro e ai lavori del futuro; orientamento che si prepara alla nuova programmazione del POR e che si andrà a concentrare sempre più sull’individuo, riconoscendo a ogni studente interesse e abilità, così pure alla risposta a un mercato del lavoro che si evolve, come dicevo, con una rapidità impressionante.
Vedete, il disegno di legge 218 non è soltanto questo.
I meriti non sono solo legati all’aver proposto un testo unico all’aver messo al centro la persona e il lavoro, all’aver puntato sulla flessibilità e il merito, perché c’è molto di più: è una legge inclusiva.
Quante volte troviamo richiamata nei vari titoli i capi del provvedimento l’importanza dell’inclusione delle persone più alto rischio d’esclusione sociale e lavorativa? Quante volte viene posta l’attenzione a studenti disoccupati lavoratori con disabilità o provenienti da contesti sociali svantaggiati? Una legge che non lascia indietro nulla e nessuno; una legge che guarda avanti, che vuole dare una visione e una strategia (penso agli articoli 9 e 10), che sviluppa, come ho detto, l’integrazione tra i capisaldi del Titolo III, orientamento, formazione, centri per l’impiego e politiche attive del lavoro, ma che dedica il giusto spazio anche alle crisi occupazionali, alla ricollocazione, ai tirocini, alla creazione di impresa, alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, all’invecchiamento attivo, agli incentivi e alle assunzioni, senza dimenticare tutti quei temi attuali, come la responsabilità sociale d’impresa e il sistema di sicurezza del lavoro.
Capite allora com’è evidente anche l’altro grande merito della proposta, che è proprio l’integrazione delle politiche del lavoro con quelle della formazione e della certificazione delle competenze professionali, oltre che, ovviamente, a quelle dell’orientamento, ben cosciente, attenzione che siamo nel mezzo di un crocevia di importanti opportunità che necessitano di un quadro normativo completo, stabile e organico. Penso, in particolare, alla nuova programmazione dei fondi comunitari, penso al PNRR, penso al nuovo impianto degli istituti tecnologici superiori.
Presidente, prima di concludere, non voglio certo omettere un passaggio sul tema che è stato approfondito in audizione e in Commissione, che è quello relativo all’apertura ai privati del sistema della formazione.
Preciso, intanto, come la legge compia una distinzione tra istituti formativi e organismi di formazione e che la norma, in coerenza con quanto già fatto dalle altre regioni italiane, si allinea per questa seconda tipologia, all’apertura, limitatamente ad alcuni segmenti formativi, al profit. Qualcuno è contento, qualcuno meno.
Nelle osservazioni pervenute, alcune realtà hanno evidenziato, per esempio, come l’apertura di attività di formazione a soggetti con fini di lucro avrebbe dovuto avvenire in maniera generalizzata e in tutti gli ambiti, richiamando l’obiettivo di far crescere il valore e la qualità dell’offerta. Altri invece hanno manifestato preoccupazione.
Direi però che il lavoro fatto in Commissione e le modifiche proposte dell’Assessore, nello specifico, i ben tre emendamenti formulati dall’Assessore Chiorino in Commissione sugli articoli 19 e 20, sono la dimostrazione che è stato utile confrontarsi e proporre una sintesi.
Poi, c’è chi ha chiesto, come dicevo, un’apertura al profit generalizzata; chi, al contrario, ha proposto di inserire, per esempio, la lettera c) dell’articolo 19 e quindi la formazione superiore e l’alta formazione nel no-profit, credo però che una mediazione fosse necessaria.
Per questo, ringrazio l’Assessore e ringrazio i colleghi che hanno alzato anche la qualità della discussione in Commissione, ben sapendo che ci sarà chi vorrà dare più spazio al privato e chi vorrebbe tenere un sistema più chiuso.
Mi limito a dire che ritengo giuste le cautele inserite in Commissione in fase emendativa, non soltanto sugli IFTS, sull’istruzione tecnologica superiore legata alle Academy, ma soprattutto sui corsi di formazione per le categorie svantaggiate e i soggetti in condizioni di vulnerabilità sociale e socioeconomica che resteranno di competenza esclusiva agli organismi di formazione senza fini di lucro.
Così come ritengo corretta un’apertura ad altre tipologie: penso alla formazione continua, che attenzione dev’essere letto come uno stimolo a garantire una formazione sempre di maggiore qualità e con l’obiettivo finale di favorire l’occupazione e la formazione permanente di uomini, di donne, di giovani e di meno giovani.
Torno alle finalità di cui parlavo all’inizio della relazione: la centralità delle persone e del lavoro, sapendo che alle persone interessano solo buoni corsi che li aiutino a sviluppare competenze e professionalità spendibili sul mercato del lavoro.
Non finisce qui, guardate, perché la norma dispone anche di un sistema di accreditamento che fissa requisiti giustamente rigidi e in grado di assicurare la qualità dei servizi erogati. Una norma che doveva finalmente allinearsi al resto d’Italia; una norma, com’è stata scritta, che valorizza quanto di buono è stato fatto sino a oggi, aprendo sì al merito e alla flessibilità, ma arrivando anche a coinvolgere le associazioni di rappresentanza delle agenzie formative nella definizione dei requisiti di accreditamento.
Oggi restituiamo al Piemonte non soltanto una nuova legge, ma anche un quadro di riferimento al passo con i tempi, capace di garantire una programmazione delle politiche coerente con i fabbisogni delle persone e delle imprese, in una logica di contrasto alla disoccupazione, soprattutto giovanile, a favore dell’inclusione.
In chiusura, mi sia consentito di esprimere un sentito ringraziamento e un plauso all’Assessore Chiorino per aver affrontato con serietà e competenza una materia così delicata, importante e determinante per il futuro della nostra Regione. Credo che con le giuste politiche formative del lavoro si possano sostenere le imprese e garantire la dignità del lavoro.
Con questo progetto legislativo, Fratelli d’Italia e la maggioranza confermano l’attitudine e l’inclinazione alla concretezza e alla chiamata occupazionale delle imprese che cercano e chiedono nuove figure altamente specializzate, così come confermano l’attenzione e la sensibilità ai bisogni reali dei giovani, delle donne e dei fragili.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 218 “Sistema integrato delle politiche e dei servizi per l’orientamento permanente, la formazione professionale e il lavoro”, relazione di maggioranza).
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24 OTTOBRE 2023
“Grazie, Presidente.
Il disegno di legge 225 che andiamo ad approvare oggi rappresenta un passo assolutamente significativo per l’innovazione dell’istruzione e dell’educazione per i bambini da zero a sei anni del Piemonte. Con l’approvazione di questa legge, si chiude definitivamente la lunga storia della legge regionale n. 3 del 1973.
Questa è una delle leggi più antiche della legislazione regionale, che ha fatto la storia dei servizi educativi e dell’infanzia del Piemonte; una legge con cui molti di noi sono addirittura cresciuti o hanno cresciuto i loro figli, ma, appunto, è una legge che ha cinquant’anni di storia e che andava giustamente e doverosamente adeguata alla normativa nazionale e alle esigenze di una società che, dagli anni Settanta del secolo scorso, è profondamente cambiata.
Quella che andiamo a votare è una legge, dunque, che definisce i criteri per la programmazione, la realizzazione, l’attivazione, la gestione e il controllo dei servizi educativi per l’infanzia. Una legge che riconosce il pluralismo delle offerte educative. Una legge che promuove un sistema integrato di servizi, che mette al centro l’importanza della famiglia e dei bambini. Una legge che garantisce le pari opportunità educative. Una legge che riconosce e valorizza le differenze individuali. Una legge che contrasta le disuguaglianze. Una legge che rappresenta un investimento a lungo termine nella formazione delle nuove generazioni. Una legge che intende offrire un ambiente educativo di qualità fin dai primi anni di vita, che è essenziale per favorire uno sviluppo cognitivo, sociale e emotivo dei bambini. Una legge che intende anche offrire una pluralità di servizi, flessibili e differenziati, che rispondono oggi alle esigenze specifiche dei bambini e delle loro famiglie.
Al riguardo, una legge che intende proprio favorire i tempi di conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori e la cura dei bambini, perché è nostro intendimento arrivare ad aiutare e sostenere tante mamme, tante donne e alleggerire il loro carico mentale, oltre che fisico. Spesso, troppo spesso, il tutto è proprio in carico alle donne nella gestione dei nostri bambini.
Una legge che prevede la partecipazione delle famiglie. Una legge che favorisce la partecipazione dei bambini con bisogni educativi speciali, che possono emergere in condizioni di disabilità. Una legge che promuove la formazione continua di tutto il personale. Una legge che favorisce e promuove il coordinamento pedagogico dei servizi territoriali.
Queste sono grandi svolte molto importanti e molto innovative, se pensiamo alla formazione continua e a questo coordinamento pedagogico.
Un testo che è al passo con i tempi, con le mutate esigenze, come dicevo prima. Un testo che rende partecipi le famiglie, i Comuni e tutti i soggetti presenti sul territorio, coinvolgendo anche le Aziende Sanitarie Locali. Un testo che richiama il compito e la responsabilità della Regione stessa, non soltanto nell’individuazione delle linee d’indirizzo dei criteri generali di programmazione, ma anche nella definizione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi, delle modalità di gestione che opera anche in quello che diceva il Capogruppo della Lega poc’anzi: dare un sostegno economico ai Comuni nell’intervenire a favore delle famiglie.
Da sempre, la Regione ha dato importanti contributi a favore dei Comuni certamente l’auspicio è che, nel prossimo bilancio, questa Amministrazione regionale possa trovare ulteriori risorse (sicuramente il gruppo di Fratelli d’Italia non potrà che essere favorevole e lo prendiamo come impegno, anche il nostro gruppo, nei confronti della Giunta e dell’Assessore al bilancio) a favore degli asili nido.
Naturalmente il mio Gruppo ringrazia l’Assessore Chiorino per tutto il lavoro svolto in questi mesi e ne esprime il giudizio positivo e il voto convintamente favorevole al provvedimento.
Grazie.”

(Intervento sul Proseguimento esame disegno di legge n. 225 “Disciplina dei servizi educativi per l’infanzia e disposizioni relative al sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni”, in dichiarazioni di voto).
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26 SETTEMBRE 2023
“Presidente e colleghi, relaziono sul disegno di legge regionale n. 281, che ha come oggetto “Autorizzazione al finanziamento di spese di progettazione di edilizia sanitaria – anno 2023”. È stato assegnato e licenziato dalla IV Commissione nella giornata di ieri.
Com’è stato illustrato in modo esaustivo dall’Assessore Icardi in Commissione, la proposta legislativa ha un obiettivo molto chiaro: quello di reperire le risorse necessarie per la progettazione delle nuove strutture ospedaliere che si sono rese necessarie a seguito di una più attenta ricognizione dei costi.
La base di riferimento, come l’Aula sa, è il decreto INAIL del 2022 decreto che – non è una cosa nuova – ha luci e ombre; tra le ombre vi è il fatto che l’importo destinato al Piemonte (più di un miliardo e mezzo) ha incluso tra i costi ammissibili, le risorse necessarie alle spese di progettazione, ma non ha previsto la loro anticipazione. Quindi, la Regione, per mandare avanti i progetti, deve anticipare le risorse.
Cosa è capitato dalla scorsa primavera ad oggi per l’aumento dai 30 milioni previsti in bilancio ai 42 previsti nella norma, l’ha spiegato già ieri l’Assessore e mi permetto di ribadirlo all’Aula. È successo che in questo lasso di tempo le aziende interessate hanno avviato tutti gli studi di prefattibilità e aggiornato i costi di intervento, rispetto a quanto previsto dal decreto INAIL e, come si temeva, è stato confermato un incremento medio dei costi di costruzione, che ieri l’Assessore ha stimato in un 30-35% in più rispetto agli anni passati.
Quindi, da un lato, c’è l’inflazione che sale con i relativi costi di costruzione e, dall’altra, il fatto che da luglio è entrato in vigore il nuovo Codice degli Appalti, che, come tutti sanno, prevede non più 3 fasi di progettazione (preliminare, definitivo, esecutivo), ma al posto del preliminare c’è il PFTE, ovvero il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica che all’interno acquisisce già una serie di approfondimenti e di autorizzazioni, sostituendo – se non nei fatti, ma in modo quasi simile il progetto definitivo. Ergo, anche i costi vanno ad aumentare.
In sintesi, da un lato, ci sono i costi che lievitano e, dall’altro, il Codice degli Appalti, che prevede un PFTE che semplifica ed accelera ma costituisce un maggiore aggravio, e anche il fatto che c’è stato un incremento del 10% sul complessivo di calcolo degli onorari per la progettazione in BIM; di fatto si è arrivati a questi 42 milioni.
È un provvedimento che si compone di soli tre articoli. Il primo articolo autorizza la Giunta alla contrazione del mutuo decennale, stabilisce che le entrate del mutuo dovranno andare alle Aziende sanitarie regionali per la progettazione delle nuove strutture ospedaliere e autorizza le Aziende stesse ad accedere al Fondo rotativo istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, in modo da poter anticipare (speriamo anche rapidamente) le spese di progettazione.
L’articolo 2, invece, approva il prospetto di rispetto dei vincoli di indebitamento previsti nel decreto legislativo n. 118, mentre l’articolo 3 riguarda la dichiarazione d’urgenza.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 281 “Autorizzazione al finanziamento di spese di progettazione di edilizia sanitaria – anno 2023”, relazione di maggioranza).
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26 SETTEMBRE 2023
“Presidente, colleghi, relaziono, nel tempo che mi è stato assegnato sulla proposta di legge che ha per oggetto “Disposizioni per la conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio geologico”.
Perché occuparsi del patrimonio geologico? I motivi sono principalmente due.
Il primo è per colmare una lacuna che abbiamo nella legislazione regionale piemontese, alla luce del fatto che, nel corso delle varie legislature, è stata portata avanti una serie di provvedimenti normativi settoriali molto importanti. Penso alla legge 69 del 1980 sulla tutela del patrimonio speleologico; penso alla legge 23 del 2010 sulla valorizzazione dei massi erratici e penso all’articolo 34 della legge 23 del 2016 sulle attività estrattive, in particolare il Capo VIII, che riguardava la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso. Sono tutte leggi settoriali molto importanti, ma nulla che esplodesse o che mettesse al centro dell’attenzione politica e legislativa il tema del patrimonio geologico che ha, nella ricchezza, nella varietà e nella straordinarietà le sue caratteristiche principali.
Il secondo motivo si lega proprio ai termini che usavo poc’anzi riferendomi al nostro patrimonio geologico: ricchezza, straordinarietà diversità e varietà. Magari qualcuno può pensare che si esageri nell’usare questi termini; io dico che invece possiamo pure esagerare, perché dobbiamo essere consapevoli dell’unicità del nostro patrimonio. Sfido chiunque a trovare, non in Italia, ma nel mondo, una Regione che abbia la stessa ricchezza e varietà geologica del Piemonte. Già l’Italia è il Paese che ha la maggiore geodiversità, a livello globale, ma chi, in Italia, ha una ricchezza simile e ha la possibilità di dire che, nel raggio di 100 chilometri, si può passare dalle Alpi, con più di 50 milioni di anni, agli Appennini, una catena appenninica molto più giovane, con in mezzo un’area di pianura ricca di sedimenti marini (una volta non si chiamava pianura padana, ma era il Golfo Marino Padano)? Una volta, tutte le città piemontesi erano sommerse dal mare e non è un caso che proprio nel Monferrato, in provincia di Alessandria, si sia ritrovata la più antica balena del Mediterraneo. Non ci deve stupire la presenza di paesaggi così incredibili e diversi anche a distanza di pochi chilometri.
Vi racconto questo piccolo aneddoto: quando ero Sindaco di questa mia cittadina, che porto sempre nel cuore perché per me resta la culla del mondo (Gattinara), ero particolarmente orgoglioso di poter dire che nell’ambito di un fazzoletto di terra, c’erano quattro ambienti completamente diversi tra di loro: il bosco fluviale, la risaia, la baraggia con la sua brughiera e la collina di origine vulcanica. Quattro ambienti completamente distinti, da cui derivano tre prodotti che hanno una DOP, una DOCG e una DOC: non so quale realtà al mondo possa avere queste caratteristiche. Ed è una peculiarità della nostra regione.
Questa unicità, che deriva dalla ricca geodiversità, ci porta ad avere, per esempio, un’offerta di vini che è diversa, ma straordinariamente unica addirittura all’interno degli stessi vigneti (mi riferisco non solo al vino, ma a qualsiasi prodotto dell’agricoltura). Pensate, dal nostro patrimonio geologico, quanta cultura si può trarre e quanto valore economico e turistico. Questa legge nasce proprio per creare identità, per creare memoria, per creare consapevolezza di ciò che di straordinario abbiamo e che abbiamo il dovere di conservare, gestire e valorizzare, come è giusto che sia, ma che può e che deve diventare sempre più un attrattore economico e turistico.
Negli articoli della proposta di legge, nella prima parte, evidenzio un catasto dei geositi e una loro classificazione scientifica, anche avvalendosi dei contenuti documentali presenti nel centro di documentazione sulla geodiversità e geoconservazione presente presso il Museo di Scienze Naturali di Torino. Il testo poi prevede tre articoli centrali sulla conservazione, gestione e valorizzazione. Un cenno credo che lo meriti anche il fatto che è la prima volta che in una legge regionale si inserisce il geoparco UNESCO Sesia e Valgrande; un geoparco che ha dell’incredibile è stato riconosciuto esattamente 10 anni fa, a settembre 2013. Ed è stato inserito perché ha un valore geologico unico al mondo: è l’origine dello scontro tra i due grandi continenti – quello africano e quello europeo – e da questo enorme scontro, durato decine di milioni di anni, la parte più interna della crosta terrestre esce in superficie ed è ancora oggi visibile.
Non c’è solo questo; c’è anche la linea insubrica, il supervulcano, che è ancora presente con la sua caldera di Prato Sesia e il ghiacciaio del Rosa: testimonianze di antichi oceani, di vulcani e di glaciazioni. Poi ci chiediamo come mai la settimana scorsa ad Alagna, in Valsesia, era presente nel geoparco una delegazione composta da circa 45 ricercatori di 17 paesi del nord del mondo per guardare al geoparco come caso di studio mondiale.
Peccato che, fino a ieri, quel geoparco aveva una bollinatura un’ammonizione, un cartellino giallo che aveva dato l’UNESCO, perché è vero che aveva un valore scientifico pari a mille, ma da un punto di vista della governance, dell’attenzione alla valorizzazione aveva alcune lacune. Il fatto che, a seguito dell’approvazione in Commissione di questa norma, i validatori dell’UNESCO siano stati presenti all’interno del geoparco per la rivalidazione alla fine del mese di luglio e il fatto che la Commissione avesse già approvato una proposta normativa (che abbiamo tradotto in inglese), è stata l’occasione per far capire che le istituzioni ci sono, sono presenti, la Regione è presente e che c’è un piano d’azione che si sta iniziando a portare avanti. Credo che sia un bel segnale che il Piemonte ha già dato e di questo ringrazio anche tutti i Commissari per il lavoro svolto negli scorsi mesi.
Poc’anzi parlavo di valorizzazione, che troviamo in un articolo centrale della proposta di legge. Abbiamo accolto una richiesta emendativa da parte della Direzione di inserire un Piano annuale sulla valorizzazione. Credo che sia importante che ci possa essere un’ottima collaborazione con le Direzioni e, soprattutto, iniziare a dare un segnale che riteniamo fondamentale nella conservazione e valorizzazione di questo straordinario patrimonio.
Vengo alla conclusione, non dimenticandomi il tema della didattica, che è stato comunque inserito perché, come dicevo prima, è importante creare consapevolezza e identità.
Presidente, credo che sia doveroso segnalare come il CAL abbia dato il suo parere unanime e abbiamo ricevuto alcune osservazioni positive da parte di alcune realtà che cito: Pro Natura e Società Geologica Italiana. Anticipo infine, la presentazione di alcuni emendamenti che sono stati concordati con le Direzioni nel periodo estivo.
In particolare, vorrei rivolgere un ringraziamento al dottor Frascisco che ha fatto da regìa a questa attività emendativa, all’instancabile ingegnera Crotta e alla dottoressa Bernardelli dell’ufficio geologico, che è entrata a dirigere il settore geologico proprio nel bel mezzo dell’estate e che ringrazio per la grande collaborazione che ha dato nel mese di agosto nel provare a dare un contributo migliorativo alla norma, da un punto di vista tecnico.
Ringrazio anche i nostri Uffici regionali del Settore legislativo che confermano l’altissima professionalità. Un ringraziamento particolare lo vorrei rivolgere a tanti professori universitari che hanno dato un contributo scientifico e uno stimolo alla promozione di questa norma. In particolare, credo che sia doveroso citare il professore dell’Università di Torino ordinario di Geografia Fisica al Dipartimento di Scienze della Terra, il professor Marco Giardino, il cui contributo scientifico e lo stimolo è stato un segno che il mondo accademico piemontese è una fucina di grandi uomini e di grandi donne, che si fanno apprezzare in Italia e nel mondo per la passione con cui svolgono la propria attività di ricerca, per l’amore verso la materia che studiano e, aggiungo, per il legame profondo con il Piemonte.
Credo che sia giusto ricordarlo e riconoscerlo in questa sede.
Grazie, Presidente.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 258 “Disposizioni per la conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio geologico”, relazione di maggioranza).
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26 SETTEMBRE 2023
“Presidente, se l’Aula acconsente, presenterei il complesso degli emendamenti, perché può essere utile alla discussione.
Il primo emendamento all’articolo 4 semplicemente recepisce una serie di indicazioni pervenute dagli uffici e il catasto viene integrato con l’infrastruttura geografica regionale e in conformità con il Repertorio nazionale dei geositi dell’ISPRA, che mi permetto di ringraziare, visto che ha dato il suo contributo e visto che la referente nazionale è piemontese.
Anche l’emendamento rubricato n. 2 è stato richiesto dagli uffici del geologico. In sintesi, dice di inserire il catasto sui massi erratici all’interno dei geositi, anche perché i massi erratici di fatto sono dei geositi.
Il terzo emendamento inserisce tra i soggetti coinvolgibili per realizzare il catasto anche gli enti strumentali (ad esempio, ARPA), avvalendosi principalmente dei contenuti documentali presenti presso il Centro documentazione sulla geodiversità del Museo di scienze naturali.
Anticipo gli emendamenti sugli altri articoli, in particolare l’emendamento 4 che riguarda solo la rubrica dell’articolo. L’emendamento 5 riscrive il comma 1 dell’articolo 5, in particolare, si parla di sostenere la conservazione del patrimonio geologico.
L’emendamento n. 6 riguarda la gestione di cui abbiamo parlato prima, che evidenzia ed inserisce la governance del Geoparco UNESCO e raccoglie anche alcune sollecitazioni che sono arrivate dai validatori dell’UNESCO, in particolare quella che diceva prima il collega Sacco, cioè sul supporto e sul sostegno che è importante che la Regione dia nei confronti del territorio che vuole sostenere i geositi.
L’emendamento n. 7 è stato riscritto alla luce delle richieste degli uffici. La modifica sostanziale è quella che ho detto nella relazione iniziale, in particolare per quanto riguarda il programma annuale degli interventi.
L’emendamento 8 è stato richiesto invece dall’Ufficio legislativo e riguarda la notifica sugli aiuti di Stato. È stato consigliato alla luce del fatto che già sul disegno di legge n. 265 c’era stata un’osservazione da parte del Governo, quindi anticipiamo un problema potenziale e inseriamo la notifica sugli aiuti di Stato.
L’emendamento n. 9 riguarda l’abrogazione della legge sui massi erratici così come richiesta dagli uffici, mentre l’emendamento n. 10 – lo anticipo sarà oggetto di una seduta di I Commissione, perché riguarda sostanzialmente la norma finanziaria, dove si cambia missione d’atterraggio, dalla Missione cultura alla Missione ambiente. Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 258 “Disposizioni per la conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio geologico”, in illustrazione degli emendamenti presentati).
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22 MAGGIO 2023
“Grazie, Presidente. Grazie, colleghi e tutte le persone presenti a questo Consiglio regionale aperto.
Il Gruppo di Fratelli d’Italia vuole innanzitutto esprimere la propria vicinanza e solidarietà a tutte le donne iraniane, afgane e di ogni parte del mondo che lottano ogni giorno per difendere i propri diritti e la propria libertà. Noi siamo al fianco di queste donne, a cui stanno rubando la speranza, perché non c’è avvenire senza libertà e pari dignità.
Come ha già fatto il nostro Governo, come ha già fatto la Regione, anche il Gruppo di Fratelli d’Italia, qui in questa sede, con forza e fermezza vuole condannare le violente repressioni in atto dalla teocrazia oscurantista iraniana e dal regime dell’Afghanistan talebano; una teocrazia che uccide che violenta, che imprigiona le proprie figlie e i propri figli, persone che protestano per il velo, protestano per avere spazi maggiori nella società e nel lavoro.
La cosa che fa male è pensare che l’Iraq, l’Afghanistan, questa parte straordinaria del mondo avrebbe enormi possibilità: quanta storia, quanta cultura, quante risorse straordinarie! Però, le troppe violazioni, le troppe esecuzioni arbitrarie, le torture, le discriminazioni nei confronti delle donne e nei confronti delle minoranze, le restrizioni alle libertà vanno a limitare enormemente queste potenzialità, perché sono un freno alla crescita, allo sviluppo della cultura, della società, della economia di quei luoghi.
In Iran sono già più di quarant’anni che le donne sfidano le autorità l’apparato, la polizia morale, di cui si parlava prima; mi fa piacere ricordare in questa sede che più di 40 anni fa fu proprio un’italiana per prima a sfidare il regime di Khomeini: era Oriana Fallaci, in una famosa intervista del 26 settembre 1979. Dopo così tanti anni di repressione, le ragazze iraniane ancora oggi ereditano questa forte indole alla rivoluzione dai propri genitori, dalle proprie madri, dai propri nonni e dalle proprie nonne che prima di loro hanno combattuto per la libertà.
Ecco, le donne iraniane sono una fonte inesauribile di coraggio e di resilienza ed hanno ispirato in tanti anni ancora oggi tantissime persone lungo il loro cammino. Mi fa particolarmente piacere evidenziare che vicino a queste donne oggi in Iran ci sono dei ragazzi, dei giovani che sono al loro fianco; invece, mi fa male al cuore pensare che solo venerdì ero qui al Salone del Libro, quando mi hanno comunicato che tre ragazzi venivano uccisi dal regime iraniano.
E poi l’Afghanistan. È stato detto già molto da chi mi ha preceduto: lì, la situazione delle donne probabilmente è ancora peggiore rispetto all’Iran. Le donne in Afghanistan non sono donne, non sono considerate donne, non so nemmeno se vengono considerate come degli animali; peggio degli oggetti da possedere. Le donne in Afghanistan non hanno dignità, non hanno libertà, non hanno spazio: a loro è vietato tutto. È vietato essere donna; è vietato essere una persona libera.
Queste sono cose che a noi occidentali possono sembrare indegne e inaccettabili ed è per questo che è importante che la comunità internazionale prenda una posizione forte contro l’incubo che ancora oggi vivono queste persone per mano del regime talebano. Il regime talebano è un’offesa all’umanità ed è per questo motivo che il nostro Gruppo avverte forte il dovere di sostenere le donne afgane e iraniane, perché salvare loro è importante per il mondo intero. Anche il Piemonte, nel suo piccolo deve farsi carico di questo.
Vengo alla conclusione, appellandomi a tutte quelle donne, a tutti quei giovani resistenti e a tutti quei giovani patrioti dicendo loro: forza coraggio, noi siamo con voi! La storia ci insegna che la libertà vince sempre. Il nostro auspicio oggi, è che questa nuova ondata di rivendicazioni popolari sfoci quanto prima nella conquista di diritti universalmente riconosciuti e garantiti ma senza pensare che è fondamentale un cambio nel regime verso un modello democratico, un obiettivo che l’Europa in primis deve portare avanti. Bene quanto già fatto, ma molto si può ancora fare, a partire da una rivalutazione degli accordi sugli scambi commerciali tra Unione europea e il Medio Oriente.
Concludo dicendo che, nella contrapposizione sempre più globale tra democrazie e autocrazie, considero le donne iraniane fiori del deserto capaci di resistere alle asperità del terreno e del clima, capaci di portare speranza e bellezza, perché sono uno straordinario esempio di resilienza, uno straordinario esempio di speranza per tutti gli altri movimenti che lottano per la libertà e per l’affermazione dello Stato di diritto.
Grazie.”

(Intervento sulle “Riflessioni sui temi umani e civili, con particolare riferimento alla condizione femminile in Iran e in Afghanistan”, in Assemblea aperta ai sensi dell’articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio regionale).
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19 APRILE 2023
“Presidente e colleghi, a nome del Gruppo Fratelli d’Italia annuncio il nostro voto favorevole sul bilancio di previsione. Prima di esprimere alcune considerazioni, vorrei rivolgere alcuni ringraziamenti.
Innanzitutto, un ringraziamento alla Presidenza per come ha condotto i lavori d’Aula in questi giorni e ancora un grazie all’Assessore Tronzano per come ha gestito la sessione di bilancio, sia in Commissione sia in Aula. Un grazie anche al nostro Capogruppo, Paolo Bongioanni, per la pazienza e la determinazione nel tenere i rapporti con la Giunta e con il Consiglio regionale.
Oggi votiamo un bilancio responsabile e al contempo coraggioso; un bilancio basato sulla credibilità e la coerenza che, pur con tutte le difficoltà ereditate, riesce a rispondere alle esigenze del Piemonte e senza timore, a rivendicare alcune scelte. Un bilancio che, nel rispetto degli equilibri finanziari e nel prosieguo di un percorso di risanamento dei conti, riesce a garantire l’equilibrio, il giusto equilibrio tra la necessità di sviluppo e l’attenzione, la tutela, la conservazione e la prevenzione alla solidarietà.
Un bilancio che, anche grazie all’apporto degli Assessori Chiorino e Marrone, assicura, con azioni concrete a sostegno delle imprese del tessuto produttivo, una forte attenzione al sociale, sostenendo i più deboli, gli anziani e le categorie più fragili, combattendo le disuguaglianze.
È una manovra che, nonostante i limiti imposti dalla drammatica situazione finanziaria ereditata, ancora una volta, come noi diciamo contiene una visione, perché prosegue sulla rotta impostata nel Documento di economia e finanza regionale già adottato e tiene fede agli impegni presi con i piemontesi.
Tra gli impegni presi con i piemontesi, c’era quello che sta particolarmente a cuore a noi Fratelli d’Italia e a tutto il centrodestra: non alzare le tasse. Voglio ribadire, ancora una volta, che le tasse, anche quest’anno, non verranno alzate. Non solo. Tutti i comparti e i settori riceveranno la giusta e meritata attenzione. Insomma, nessun taglio ai servizi e nessun aumento di tasse.
Questo provvedimento fa di più. Sostiene comparti che nella passata legislatura erano stati dimenticati, riportando il livello delle risorse a cifre coerenti con le richieste e le esigenze. Cito tra tutti il fondo per il trasporto dei disabili e il sostegno a interventi di settore, forse poco “comunicabili”, di scarsa visibilità, ma indispensabili al buon funzionamento della macchina amministrativa e per aiutare il Piemonte a crescere, senza dimenticare gli sforzi che ha fatto la Giunta per coprire tutti i settori.
Penso alle graduatorie che avevano generato aspettative, i tanti ambiti erroneamente considerati un tempo di serie B e che quest’Amministrazione ha inteso, al contrario, valorizzare. Certo, ci vorrebbe di più, non c’è dubbio, ne siamo certamente convinti: avremmo voluto già ora continuare il percorso non solo di non aumentare, ma di ridurre le tasse come abbiamo iniziato a fare nel primo anno di legislatura.
Avremmo voluto fare più investimenti anche nella sanità, ma il fardello delle centinaia di milioni di euro del più di mezzo miliardo di euro che dobbiamo ogni anno destinare al pagamento delle rate di debito come l’obbligo giuridico e, soprattutto, morale nei confronti delle generazioni che verranno ci impone serietà, equilibrio e responsabilità.
Concludo allora, Presidente, ribadendo il voto favorevole di Fratelli d’Italia a un provvedimento senza tagli, senza aumento di tasse, con investimenti coraggiosi e puntuali per completare un programma di mandato e dare una risposta concreta alle rinnovate esigenze di cittadini e imprese piemontesi.
Grazie, Presidente.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 231 “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025”, in dichiarazione di voto).
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12 APRILE 2023
“Grazie, Presidente.
Prima di soffermarmi sull’analisi politica del bilancio di previsione vorrei esprimere alcuni ringraziamenti, in particolare all’Assessore Tronzano, che ha dimostrato non solo una grande disponibilità, anche in quest’occasione, al confronto politico all’interno della Commissione, sede deputata a cercare di avvicinare le parti e a sviscerare i temi, i problemi e le proposte, ma anche un’evidente serietà nel portare un bilancio costruito in continuità con un percorso avviato a inizio legislatura, di attenzione agli equilibri finanziari, alla ricerca di risorse non soltanto straordinarie e a finanziare azioni e interventi sulle politiche che questa Amministrazione di centrodestra ha ritenuto prioritarie.
Un grazie, dunque, all’Assessore Tronzano e a tutta la Giunta per una proposta che va nella direzione di traguardare gli obiettivi di questa Amministrazione. Sono anche particolarmente lieto che, per il quarto anno consecutivo, la I Commissione abbia licenziato il provvedimento.
È un provvedimento che approda in Aula e che vorrei definire coraggioso perché ancora una volta riesce a concentrarsi su settori strategici della nostra Regione, guardando con equilibrio allo sviluppo, ma anche alla conservazione, alla prevenzione e alla solidarietà. Una manovra che nonostante i limiti imposti dalla drammatica situazione finanziaria ereditata, tiene forte e chiaro un indirizzo strategico, una visione di sistema fondamentale per capire dove intende andare la nostra Regione.
Ecco, prudenza nel controllare i conti e coraggio nell’affrontare alcuni temi.
Un provvedimento che, come già anticipato, non solo tiene in sicurezza i conti, ma promuove interventi in settori chiave per il presente e per il futuro del nostro Piemonte, come quelli gestiti dai due Assessori di Fratelli d’Italia, Elena Chiorino e Maurizio Marrone, che hanno, come filo conduttore, l’attenzione agli ultimi, ai più bisognosi. Interventi volti a incrementare risorse per l’assistenza agli alunni con disabilità fisiche e sensoriali, che consentiranno di migliorare l’attività didattica e ampliare l’offerta formativa; interventi volti non solo a garantire, ma ad aumentare l’attenzione alle disabilità, che ottengono un incremento di risorse per colmare – tengo a rimarcarlo – il grande disallineamento che abbiamo ricevuto in eredità. Nella passata legislatura, si era passati da undici a cinque milioni (lo segnalo ai deboli di memoria), ma ora siamo ritornati ai livelli del passato.
Penso al trasporto scolastico per l’assistenza specialistica delle persone con disabilità: oggi abbiamo dieci milioni sul bilancio.
Un altro segnale di forte controtendenza, rispetto al passato, sono le risorse aggiuntive messe a disposizione per la promozione della lingua dei segni, a sostegno degli studenti con disabilità uditiva, per la loro piena inclusione sociale; così pure le risorse aggiuntive per favorire quelle azioni di contrasto al disagio psico-sociale.
Infine, segnalo le risorse raddoppiate anche per “Vita nascente”: un milione di euro per il sostegno ai progetti di tutela materno-infantile com’è già stato prima ricordato. Aumentano i fondi extra LEA per tre milioni; c’è il raddoppio dei fondi per la promozione e la valorizzazione dell’invecchiamento attivo.
Queste sono alcune scelte che noi riteniamo coraggiose e che capiamo che magari dall’altra parte dell’emiciclo non vengano particolarmente accolte.
Come, per esempio, l’aumento di fondi per i cantieri di lavoro per i disoccupati over 18; l’incremento del fondo regionale per il sostegno disabili, che sale di tre milioni di euro, portando lo stanziamento a oltre 18 milioni.
Non dimentico gli sforzi della Giunta per coprire tutti i settori, anche le graduatorie che avevano generato aspettative: tanti settori erroneamente considerati un tempo di serie B, ma che questa Amministrazione ha inteso al contrario, valorizzare.
Non dimentico e non dimentichiamo il tema ambientale, temi che non hanno e non devono avere un colore politico, perché l’ambiente è un bene di tutti che dobbiamo e vogliamo conservare e valorizzare. A dimostrazione dell’attenzione del centrodestra anche in questo caso, evidenzio i 53 milioni inseriti sul programma della qualità dell’aria, con progetti quali ad esempio, l’ammodernamento del trasporto pubblico locale; i 26 milioni destinati alla tutela e valorizzazione delle risorse idriche; i quasi tre milioni che andranno alle amministrazioni locali per il raggiungimento degli obiettivi in materia di rifiuti e i circa nove milioni stanziati per il contrasto al cambiamento climatico e interventi di bonifica dell’amianto.
Cambiando argomento, penso ai grandi eventi, in particolare il milione destinato a un grande evento importante per il nostro Piemonte: gli “Special Olympic” del 2025, il tema dello sport che vedrà un investimento straordinario sull’impiantistica sportiva, ben sei milioni di euro. Credo sia un intervento da iscrivere tra le più importanti e significative realizzazioni politiche portate avanti negli ultimi decenni dal Piemonte non per finanziare le 77 meraviglie, ma per finanziare concretamente l’impiantistica sportiva.
A proposito di Comuni ed Enti locali, sono numerosi i capitoli d’intervento e richiamo, tra questi, l’aumento e l’incremento dei fondi per le Province l’aumento e il rifinanziamento di tanti fondi rivolti alle Amministrazioni comunali anche in settori che hanno magari poco appeal da un punto di vista mediatico e politico, magari con scarse ricadute politiche, ma credo che sia importante evidenziare: due milioni per finanziare le graduatorie aperte sul bando relativo all’adeguamento della strumentazione urbanistica oppure all’edilizia scolastica, o ancora il commercio, la cultura, il turismo; turismo che, ricordo, con il rifinanziamento della legge 18 a sostegno delle nostre Pro Loco, a sostegno, delle organizzazioni fieristiche, agli investimenti per le stazioni sciistiche e i parchi dà una chiara impronta politica. E, ancora, il fondo rivolto alle stabilizzazioni dei forestali, il sostegno alla formazione dei nostri Vigili del fuoco volontari e il già evocato e richiamato intervento a favore del Soccorso del turismo alpino speleologico.
Quello che ho elencato insieme ai colleghi di maggioranza è solo un rapido sunto di quanto, in sede di Commissione, è stato spiegato e illustrato dalla Giunta. Ci vorrebbe di più, qualcuno dice; se così fosse l’Assessore, in realtà, ha già comunicato e ricordato in Commissione che in variazione durante l’anno, ci sono tempi e modi per intervenire, come peraltro è già successo, anzi è sempre successo in questa e nelle passate legislature.
Attenzione, però: non dimentichiamo il fardello del debito, che pesa ogni anno sul bilancio; debito che, anche se non fosse presente, consentirebbe di investire centinaia di milioni di euro per la valorizzazione delle politiche regionali e della sanità. Sanità che sconta ancora ancora oggi il fatto che sia molto orientata al pubblico, trovandosi la concorrenza della sanità convenzionata lombarda alle porte di casa; questo fa sì che tantissimi piemontesi, specie del Piemonte orientale, vedono proprio le strutture che distano pochi chilometri o poche decine di chilometri in Lombardia come luogo di riferimento.
Questo genera un esborso di risorse a chi viene sottratto alla nostra sanità, che in questi anni ha avuto comunque la capacità di fare salti mortali e miracoli nelle condizioni disastrose in cui l’abbiamo trovata. In questo bilancio, non dimentichiamo certo quello che è successo con il COVID, la totale programmazione ereditata, la difficoltà di recuperare medici e infermieri, che è legata a una programmazione totalmente sbagliata avvenuta negli ultimi anni. Questo è un tema che conosciamo; conosciamo le carenze organizzative ereditate; sappiamo della devastazione della medicina territoriale avvenuta nel corso delle Amministrazioni di centrosinistra.
In particolare, ricordo ai fragili di memoria le devastazioni messe in atto e in opera dalla legislatura Bresso. Oggi, però, è ripartita una spinta organizzativa, un’impronta politica totalmente nuova, una volontà di valorizzare l’edilizia scolastica, una volontà di valorizzare i territori periferici – vivaddio – ma sarà – questo lo diciamo con chiarezza – un processo lungo, non vogliamo illudere nessuno. A tutti diciamo che abbiamo invertito un percorso, abbiamo con chiarezza delineato la strada: medicina del territorio, telemedicina, un piano di investimenti che è senza precedenti e, per questo, leggiamo con favore il fondo di 30 milioni per la progettazione delle nuove strutture ospedaliere.
Concludo, Presidente, richiamando l’attenzione al fatto che non vorrei sfuggisse un ultimo dato, che è un dato politico: non solo non sono stati fatti tagli, ma le tasse quest’anno non verranno alzate. Il centrodestra potrà avere dei difetti – in realtà, sono molto pochi – ma su una cosa siamo uniti e convinti: la pressione fiscale non si alza. Con questi presupposti, con queste condizioni, anche il Gruppo di Fratelli d’Italia vuole ribadire con forza la soddisfazione per la proposta presentata e il lavoro fin qui svolto.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 231 “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025”, in discussione generale).
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13 DICEMBRE 2022
“Presidente, colleghi, abbiamo seguito l’iter del provvedimento in Commissione e ne abbiamo apprezzato le finalità.
Come ho avuto modo di evidenziare in Commissione, già nel 2019 avevo presentato, ma non depositato, una proposta di legge che andava nella medesima direzione di quella che discutiamo oggi. Allora venni scoraggiato dopo un confronto con l’Assessorato, dal fatto che vi era un dubbio sul possibile disallineamento della norma che avevo proposto alla Costituzione.
In particolare, il fatto che si andava a escludere la possibilità, da parte del Consiglio regionale, di decidere in materia di fusione tra Comuni, in quanto la decisione finale veniva trasferita alle popolazioni locali. Avevo poi letto alcune Sentenze della Giustizia amministrativa e costituzionale e lo ammetto – mi ero messo il cuore in pace.
Tuttavia, una recente legge dell’Emilia Romagna, con finalità pressoché identiche alla proposta oggi in discussione, ha aperto un precedente decisamente interessante, nel senso che non è stata impugnata.
L’atteggiamento della Giunta è stato di prendere atto che esisteva già una norma regionale non impugnata e ha presentato questo disegno di legge.
Sul contenuto sono e siamo certamente d’accordo, ancora di più io, avendo presentato la medesima proposta. È giusto e doveroso sentire le popolazioni, come prescrive la Costituzione, ma occorre raccogliere il loro volere, non soltanto sentirle. Del resto, in Piemonte abbiamo avuti casi clamorosi in questi anni, con situazioni in cui entrambe le comunità davano un voto contrario alla fusione. Ciononostante, i Consigli comunali e la Regione andavano a esprimere parere esattamente e diametralmente opposto a quello che volevano quelle comunità (proprio recentemente stava per realizzarsi un grande pasticcio con la fusione tra i Comuni di Gattinara e Lenta).
Le fusioni vanno bene se nascono da una scelta popolare e non se una maggioranza, peraltro nemmeno per legge regionale e neanche così ben definita e chiara di un Consiglio comunale, decide di annullare l’identità di un luogo.
Molti piccoli Comuni faticano dal punto di vista finanziario e avrebbero bisogno di unirsi per creare economie di scala – questo è sacrosanto e verissimo (quanti Comuni del Piemonte hanno difficoltà, specialmente quelli più piccoli?) – però, attenzione, dietro un Comune non c’è solo un campanile o un municipio, ma un’intera comunità, la vitalità di un luogo e un’anima straordinaria. Le istituzioni, pertanto, hanno il dovere di salvaguardare quella storia così profonda.
Infine, sono particolarmente contento perché il clima, non soltanto in quest’Aula, ma in generale in Italia, è profondamente cambiato sulle autonomie locali. Pensate soltanto a qualche anno fa, come tutte le istituzioni repubblicane sono finite nel tritacarne mediatico. Tutte comprese le Regioni. Non parliamo delle Province, ma pensiamo ai Comuni, a quante volte abbiamo sentito dire, a livello mediatico: “8.000 Comuni in Italia sono troppi, un’infinità, riduciamo questi Comuni, perché sono troppi”. In effetti, 8.000 mila, uno che non ha un livello di paragone con altre comunità in giro per Europa potrebbe dire: “Beh, 8.000 Comuni sono tanti”, ma allora guardiamo cosa accade oltralpe.
Non parliamo delle Province, che se fossero scomparse dalla Costituzione italiana sarebbe stato l’unico caso in tutta Europa dove uno Stato, delle dimensioni dell’Italia o, comunque, di una dimensione significativa (non parliamo di San Marino, del Lussemburgo o del Liechtenstein), perdeva il livello intermedio. Sui Comuni basta guardare cosa c’è oltre le nostre Alpi: in Spagna, sono più di 8.000; in Francia 35.000; nella microscopica Svizzera (che corrisponde più o meno a un decimo dell’Italia) più di 2.000 in Germania sono più di 10.000.
Forse non è un problema di numeri; i problemi sono altri.
Andiamo a vedere all’interno delle istituzioni, anche quelle minori, il livello di corruzione; di mala gestione; il livello dello stupro, a volte dell’identità dei luoghi (anche all’interno delle piccole comunità), ma non facciamone una questione di numeri.
Concludendo, Presidente, molte comunità in questi anni si sono fuse perché c’erano dei fondi statali enormi ed erano particolarmente golosi per tanti Comuni in difficoltà.
Con questa legge si propone di dire che l’identità la vogliamo tutelare: se due Comuni vogliono sposarsi, noi Regione celebriamo volentieri il matrimonio, ma attenzione, deve essere un matrimonio d’amore e non di interesse.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 159 “Modifiche ed integrazioni alla Legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4 (Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo)”, in discussione generale).
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22 NOVEMBRE 2022
“Grazie, Presidente.
Grazie da parte del Gruppo di Fratelli d’Italia per l’organizzazione di questa mattinata su un tema, la violenza sulle donne, che è molto complesso e di certo rappresenta una delle più vergognose violazioni dei diritti umani.
Qualcuno nelle relazioni ha detto che è un fenomeno che c’è sempre stato.
Sì è vero, dalla notte dei tempi, dall’uomo con la clava, effettivamente si vedono situazioni di violenza, ma – vivaddio – il progresso di una società e il livello di una civiltà e di una comunità si misurano anche su questo; oggi, sono molto contento per il livello del dibattito, ma soprattutto per la conferma che la nostra Regione e i nostri territori sono certamente molto avanti su questo tema a livello nazionale.
È un tema su cui c’è, tuttavia, ancora molto da fare, ma partiamo da una buona base legislativa e organizzativa che, in questi ultimi anni, non ha fatto altro che rafforzarsi. È stato giusto porre nella giornata odierna anche i problemi che non sono certo terminati, ma è altrettanto giusto evidenziare il grande lavoro dei e nei Centri antiviolenza, delle Case rifugio qui in Piemonte; è giusto evidenziare un lavoro in continua crescita; è giusto evidenziare il sostegno penale che viene dato dalla nostra Regione alle donne maltrattate; è giusto ribadire come i nodi antidiscriminazione si siano consolidati in questi anni nelle nostre province e la collaborazione interistituzionale sia aumentata, come l’impegno dei Servizi socio-assistenziali, dei Comuni stessi, del mondo associativo e scolastico. Ecco, è tutto un aspetto molto confortante.
Aggiungo anche l’impegno del Consiglio regionale stesso nei confronti di alcune malattie di genere: tumore al seno, endometriosi, disturbi dei comportamenti alimentari, dove abbiamo dimostrato di essere non solo una Regione sensibile, ma all’avanguardia legislativa nel nostro Paese. E, poi quante iniziative sono state realizzate nei Comuni piemontesi solo in questi ultimi anni? Tutto questo è molto positivo, perché aiutare concretamente e continuare a sensibilizzare, informare, creare una cultura di prevenzione è estremamente utile, ma il fenomeno della violenza sulle donne resta un tema molto complesso. La violenza interna alle mura familiari ha già, di per sé, molte drammatiche dinamiche: percosse violenza psicologica, lo stupro, fino alla perdita della vita.
Attenzione, qualcuno ne ha fatto cenno nelle relazioni, ma in quel video iniziale era chiaro: violenza sulle donne è anche violenza indiretta sui figli che vivono quelle immagini, quelle urla, finanche le percosse fisiche. Sono esempi sconvolgenti per la vita di un bambino. che avrà sempre bisogno di un supporto psicologico e la necessità di recuperare un rapporto sano con entrambi i genitori.
La violenza sulle donne è un fenomeno talmente ampio che esce dalle mura domestiche: passa per l’uso dei nostri cellulari; passa per i luoghi di lavoro dove molte donne faticano a trovare una collocazione lavorativa adeguata, non certo per mancanza di capacità, ma solo per il fatto di essere donne. Ed ancora: donne molestate, sempre in ambito lavorativo oppure donne per le quali il lavoro è fondamentale, perché il lavoro rappresenta uno strumento di libertà.
Fuori dagli uffici c’è la strada, ci sono i locali, ci sono le feste (più o meno lecite), che a volte finiscono in stupri anche di gruppo. Lo stupro è una lacerazione psicologica difficilmente rimarginabile in una donna. Fuori dei confini nazionali, il fenomeno, come è stato correttamente evidenziato nel corso della mattinata, è gigantesco rispetto ai temi domestici che riguardano la nostra Regione: l’infibulazione; la prostituzione l’industria degli uteri in affitto (che sfrutta i corpi delle donne dei Paesi poveri a favore delle coppie di ogni tipo di Paesi ricchi); la cultura araba patriarcale per cui la donna è obbligata, non solo a indossare il velo, ma a farlo solo in modo conforme alle regole islamiche se non vuole finire in carcere e poi chissà a quale altra fine.
Abbiamo parlato di Iran, ma non mi pare che la situazione in Qatar sia tanto diversa. Per curiosità, andiamo a leggere cosa scrive Amnesty International o la Human Rights Watch sulla situazione e sulle condizioni delle donne in Qatar. Con questo, voglio dire che siamo vicini alle donne di tutto il mondo che lottano per i loro diritti, specie in quelle società oscurantiste che pretendono che noi rispettiamo le loro tradizioni, ma guarda caso – quando loro entrano in un Paese diverso, quelle loro tradizioni non raramente le vogliono imporre anche in barba ai diritti delle donne stesse. Senza ipocrisia, non nascondiamo la condizione di tante donne provenienti dal mondo islamico anche qui nel nostro Paese. Ecco perché oggi vogliamo tornare a riaffermare, a tutte le latitudini del globo, la centralità della Convenzione di Istanbul e l’importanza che, a livello globale, i troppi Paesi che ancora non hanno alcun rispetto per le donne, quantomeno, avviino un percorso per riconsiderare il ruolo della donna.
Non vi nego che mi ha fatto piacere l’intervento che guarda il fronte degli uomini: l’importanza di lavorare sul prevenire, partendo dalla genitorialità, dal ruolo degli uomini nel contesto educativo familiare, sul sostegno agli uomini che vivono l’incapacità di gestire rapporti con la propria moglie, affinché vengano sostenuti. Auspico che nel Piano triennale si ponga l’attenzione al ruolo genitoriale dei padri; così anche l’importanza che proprio nel Piano triennale venga recuperato il ruolo della famiglia, in opposizione a quello di una società individualista.
Insomma, un tema ampio e un lavoro per le istituzioni tutte, enorme, in cui è e resta fondamentale dare continuità al processo di prevenzione culturale e al rafforzamento delle strutture pubbliche a sostegno delle donne in difficoltà, ma serve anche che la nostra società sappia garantire la sicurezza di cui ogni donna ha diritto. Sulla lotta al degrado familiare urbano, culturale e all’illegalità diffusa è nostro dovere fare di tutto perché venga ridata sicurezza alle donne, nelle mura domestiche come nelle nostre città.
Siamo dell’idea che non serva solo prevenzione o che non serva solo repressione. Servono entrambe, ma forse serve ancora prima una buona pianificazione delle politiche di contrasto che assorba tutti gli ambiti.
Continuiamo a lavorare sulla prevenzione in modo strutturato e continuativo. Abbiamo dimostrato ancora oggi qui in Aula come il Piemonte sia la Regione di riferimento, a livello nazionale, su questi temi e di questo dobbiamo esserne orgogliosi, ma guai a fermarci! Continuiamo a muovere e promuovere iniziative, a sensibilizzare e inaugurare panchine rosse in ogni Comune del Piemonte; a promuovere una programmazione pluriennale e a impegnarci tutti per un cambiamento culturale e per chiedere giustizia e tutela per le vittime. Possiamo fare tutto, come è stato detto; tanto è stato fatto, ma senza giustizia, se le norme stesse non vengono prontamente applicate, non saranno sufficienti le giornate come questa contro la violenza per dare una risposta chiara alle donne del nostro Piemonte e del nostro Paese.
Grazie.”

(Intervento sulla “Prevenzione e contrasto per l’eliminazione della violenza contro le donne: riflessioni, esperienze e progetti in occasione della Giornata internazionale del 25 novembre” – Assemblea aperta ai sensi dell’articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio regionale).
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28 LUGLIO 2022
“Grazie, Presidente.
Ci apprestiamo ad approvare un atto politico fondamentale per qualsiasi ente pubblico, il bilancio consuntivo, atto che, insieme al DEFR e al bilancio preventivo, costituisce l’architrave dell’analisi finanziaria della programmazione e della verifica dei risultati di quella programmazione.
Dal giudizio di parificazione della Corte dei Conti sono emersi dati e indicazioni estremamente eloquenti. Intanto, è una parificazione senza eccezioni. La Corte ha fatto rilievi? Sì, come in tutte le occasioni: le ha fatte lo scorso anno e le ha fatte nella passata legislatura. Sono rilievi che, personalmente, ho sempre ritenuto utili per migliorare la qualità della programmazione e della gestione finanziaria. È segno di un’ottima collaborazione tra la Corte e la Regione dopo anni davvero difficili; difficili perché il fardello del debito non svanisce certo in una o in due legislature.
Tuttavia, Presidente, non bisogna essere pessimisti, perché il percorso di riduzione del debito prosegue. Questo è un aspetto virtuoso riconosciuto oggi da tutti – maggioranza, minoranza e la stessa Corte dei Conti – ed è un dato oggettivo, esattamente come è un dato oggettivo il fatto che mentre il debito pubblico regionale diminuisce, il debito pubblico nazionale negli ultimi dieci anni sia aumentato da 2.000 miliardi di euro a 2.800 miliardi di euro (il 40% in più).
Il debito è un fardello che noi carichiamo sulle spalle e sulla vita dei nostri figli, perché così facendo si ruba il futuro ai giovani, si rallentano gli investimenti, si impoverisce la crescita, si impoverisce una Regione e un Paese intero.
Fa male, ogni volta, ascoltare quanto il Piemonte sia gravato da questi debiti finanziari che drenano le risorse per lo sviluppo e la crescita. I debiti vanno restituiti, come ricordava ieri il Presidente Cirio nella sua relazione alla Corte dei Conti: quasi mezzo miliardo che ogni anno dobbiamo sottrarre alla sanità, al sociale, alla famiglia, allo sport, alla cultura alla competitività, all’ambiente e alla sicurezza per pagare i debiti del passato. Tutti passaggi che sono stati ben evidenziati ieri dal Presidente e dall’Assessore Tronzano (e con lui tutti i suoi collaboratori) a cui va il merito della prudenza in questi anni e della capacità dell’ascolto.
Mi permetto di concludere con alcune riflessioni. Intanto, mi ha fatto piacere che quest’anno anche dai banchi della minoranza si sia discusso di questo bilancio consuntivo; lo scorso anno ci fu il silenzio dai banchi della minoranza, perché bisognava parlare di un argomento evidentemente per loro più interessante, quale quello del referendum sull’eutanasia.
Anche lo scorso anno la Corte dei Conti segnalò i ridotti investimenti sulla sanità e l’Assessore Icardi li ha ben rappresentati ancora ieri evidenziando come sulla sanità lo scorso anno si siano programmati gli investimenti del futuro.
La seconda considerazione politica che faccio prima di chiudere a nome del Gruppo è che a noi interessa la concretezza. Alla fine, da questi risultati, diciamo una cosa: abbiamo ereditato, Assessore Tronzano, un debito mostruoso? Sì. Abbiamo attuato una politica del rigore? Sì. Abbiamo ridotto il disavanzo? Sì. Abbiamo aumentato la cassa? Sì. Abbiamo ridotto i tempi di pagamento? Sì. Abbiamo aumentato le tasse? No.
Abbiamo avviato dei progetti innovativi lo scorso anno? Io dico orgogliosamente sì e ne cito alcuni.
Prima ricordavo tutta la parte di programmazione sanitaria che è partita lo scorso anno; penso ad un progetto che avevo particolarmente a cuore sui temi ambientali: la tutela delle falde acquifere; penso anche al tema delle grandi progettazioni: il fatto di aver messo per la prima volta un fondo di progettazione che ha consentito di progettare e di incamerare dei soldi decine e decine di milioni di euro su ogni strada progettata: penso alla Novara-Vercelli, alla tangenziale di Asti e non solo.
Questa è la politica del fare, questa è la strada giusta ed è con grande convinzione che il gruppo di Fratelli d’Italia confermerà anche quest’anno il proprio voto favorevole. Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 200 “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2021”, in dichiarazioni di voto).
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20 LUGLIO 2022
“Presidente e colleghi, ci apprestiamo all’approvazione di un provvedimento che non ho difficoltà a definire esemplare, per chi come noi fa politica nelle istituzioni al servizio dei cittadini. È, in Italia, la migliore legge regionale ed è esemplare per la capacità di delineare nuove strategie di prevenzione e di governo, di fronte a questa moderna e triste piaga sociale rappresentata dai disturbi alimentari. È esemplare per il percorso che ci ha condotto fino ad oggi, che è quello dello studio, di un confronto serio, serrato, continuo e costruttivo. È esemplare, infine, per i cittadini e le comunità locali per l’esperienza offerta, quella di un modello di buona politica.
Il Piemonte oggi dimostra serietà, coraggio e visione, perché i disturbi alimentari – l’abbiamo più volte ricordato in questi giorni – sono un dramma che colpisce ormai migliaia di famiglie italiane e piemontesi. La crisi pandemica, purtroppo, non ha fatto altro che aumentare questo fenomeno.
È per questo che un anno fa, insieme al Gruppo di Fratelli d’Italia, decisi di lavorare su un progetto di legge finalizzato ad individuare modalità innovative di intervento, viste anche le tante sollecitazioni che pervenivano dalle comunità locali, dalle istituzioni e dalle famiglie. Da qui è nato un percorso virtuoso, che ha consentito di ascoltare e recepire nel tavolo tecnico, e poi in sede di Commissione, le indicazioni e i suggerimenti di colleghi, di esperti, di responsabili, di sindaci, di famiglie e di associazioni, fino all’approvazione in Commissione (lo scorso giugno) di una proposta di legge capace di raccogliere anche le buone pratiche legislative e amministrative di altre Regioni, ma cambiando, dove necessario e richiesto, sulla base delle esigenze della nostra Regione.
Puntiamo sulla formazione, perché dobbiamo investire nel personale medico.
Puntiamo anche sull’informazione, sulla sensibilizzazione e sul coinvolgimento delle famiglie, delle scuole e dell’associazionismo, perché dobbiamo dare centralità alla prevenzione. Puntiamo alla costruzione di una rete di servizi, che guardi all’umanizzazione, alla prossimità all’omogeneità dei servizi su tutto il territorio regionale, perché non devono esserci più malati di serie A e di serie B. Puntiamo su strutture e luoghi di cura dedicati ai soli disturbi alimentari, valorizzando la famiglia quale luogo privilegiato di intervento, perché i malati vanno protetti ed aiutati. Puntiamo sulla partecipazione e sulla condivisione con un ruolo proattivo dell’Osservatorio previsto in legge, perché è necessario coordinare, programmare e sollecitare le nostre Aziende sanitarie.
Lo scorso giugno in Commissione avevo auspicato una rapida approvazione della proposta di legge da parte del Consiglio regionale e così è avvenuto.
Oggi, Presidente, ringrazio gli Uffici del Consiglio regionale per la grande professionalità che hanno dimostrato e ringrazio tutti i Gruppi consiliari per la responsabilità che abbiamo tutti insieme dimostrato ed offerto ai nostri concittadini piemontesi.
Pertanto, possiamo dire che la Regione Piemonte è e sarà al fianco delle nostre famiglie; nessun bambino, nessun giovane adolescente o preadolescente, nessun malato e nessuna famiglia dovrà trovarsi sola e smarrita di fronte alla terribile esperienza dell’anoressia o della bulimia. È un impegno certamente stimolante e che con il voto odierno troverà finalmente una cornice normativa e nuovi strumenti messi in campo dalle istituzioni sanitarie e regionali.
Concludo quindi con un grazie sincero e non retorico a tutti colleghi, per il lavoro svolto e per il voto d’Aula, perché oggi scriviamo una bella pagina della storia sanitaria della nostra Regione. Grazie.”

(Intervento sul testo unificato delle proposte di legge n. 148, 149, 162 e 167 “Disposizioni per la prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e per il sostegno ai pazienti e alle loro famiglie”, in dichiarazione di voto).
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12 LUGLIO 2022
“Grazie, Presidente.
Sono particolarmente felice e orgoglioso del percorso e del risultato finora intrapreso nella stesura della prima norma della nostra Regione su un tema così delicato e attuale come quello relativo ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
Sono contento non soltanto del confronto e della condivisione avvenuta in Commissione, ma lo sono altresì per due aspetti importanti. Il primo è la potenza del messaggio che viene dato, perché per la prima volta la Regione definisce una cornice legislativa che inquadra il problema ed espone le linee, la visione per la prevenzione e il contrasto dei disturbi di nutrizione; in secondo luogo, perché, e mi lego alle parole che diceva il collega Magliano poc’anzi, si tratta anche, a mio avviso, di quello che non ho difficoltà a definire il miglior testo legislativo sulla materia oggi in Italia.
È vero che la Lombardia ha presentato una buona legge nel recente passato ma è altrettanto vero che noi siamo partiti dallo studio e dal confronto non soltanto con tutte le leggi regionali in vigore e non soltanto con tutti i piani diagnostici e terapeutici di tante Regioni d’Italia, non soltanto dalle linee guida ministeriali, ma anche dall’ascolto del mondo sanitario e associativo. Abbiamo collocato la legge nel contesto piemontese, abbiamo creato una legge su misura alle esigenze e alle necessità piemontesi.
Noi piemontesi siamo abituati a essere sobri e a non esaltarci anche quando otteniamo grandi risultati, ma attenzione, qui non si tratta di autocelebrarsi, ma oggettivamente di spiegare alla nostra regione e all’Italia che il Piemonte, quando vuole, sa essere unito, sa legiferare con chiarezza e con decisione, sa legiferare bene: perché una cosa è scrivere una legge, un’altra è scrivere una buona legge e questa è un’ottima legge nella forma e nella sostanza.
Lo scorso autunno avevo depositato la proposta di legge con il medesimo titolo di quella che andiamo a discutere oggi, alla luce del fatto che, pur apprezzabili, le prime risposte date in questi anni non si sono comunque rilevate sufficienti ed efficaci. Questo per l’elevata mobilità passiva verso le altre Regioni, le lunghe liste d’attesa, la mancanza di un centro regionale e le criticità poste delle associazioni delle famiglie ascoltate in questa legislatura, famiglie che non possono e non devono sentirsi sole.
È noto, infatti, che la bulimia e l’anoressia sono ormai problemi strutturali per centinaia e centinaia di famiglie piemontesi. A ciò va aggiunto l’effetto pandemia. Negli anni parliamo di un incremento del 30% a livello nazionale, un trend aggravato dal periodo pandemico, che ha provocato non solo una crescita esponenziale delle richieste di cura, ma ha anticipato l’età dell’inizio dei disturbi, coinvolgendo, ora, bambini e preadolescenti.
L’emergenza COVID, non solo ha visto l’aumento dei casi, ma ha messo in difficoltà il sistema sanitario, drenando risorse personali verso l’emergenza stessa. Ecco perché abbiamo ritenuto fondamentale dare centralità a questo problema, che riguarda soprattutto l’età evolutiva.
Sono poi molto contento dell’impegno del nostro Gruppo. Già l’estate scorsa avevamo incontrato il mondo associativo e raccolto le idee e le proposte.
Ancora recentemente, grazie all’interrogazione del parlamentare di Fratelli d’Italia, Onorevole Delmastro, abbiamo interrogato il Governo per velocizzare il riparto delle risorse incagliate in Conferenza Stato Regioni. Bisognava dare il parere entro gennaio e sono arrivati a darlo alla fine del mese di giugno, quindi poche settimane fa: nonostante questo ritardo sono contento per il lavoro, fatto da tutti, su questo testo che si compone di 14 articoli.
Ci tengo a citarne alcuni.
L’articolo 1 non posso non richiamarlo, perché raccoglie le finalità: informare, sensibilizzare, formare, prevenire e riconoscere. A nostro parere, questi sono i punti chiave della norma, che pone un’attenzione particolare all’età evolutiva. La centralità è proprio per migliorare i servizi: una cornice legislativa che metta in evidenza l’importanza di armonizzare i servizi in tutto il Piemonte; l’omogeneità di trattamento e la definizione di protocolli e requisiti strutturali e organizzativi attraverso standard minimi, applicati in ogni angolo del Piemonte. Non possiamo pensare che ci siano persone malate di serie A e di serie B in base al luogo in cui abitano.
Ciò si lega al principio di prossimità, sempre richiamando l’articolo 1 come anche l’importanza dell’umanizzazione e dell’integrazione socio sanitaria come principi di riferimento.
L’articolo 3 contiene molti contenuti della norma che necessitano di risorse che andranno stanziate, mentre l’articolo 5 si esplica nell’attivazione di iniziative funzionali e il riconoscimento della presa in carico di soggetti affetti da disturbi della nutrizione.
L’articolo 6 riprende la necessità di promuovere l’attivazione di nuove strutture e contesti di cure dedicati, promuovendo la domiciliarità e la riduzione delle liste d’attesa, che rappresentano oggi un grosso problema che spinge alla mobilità fuori regione.
L’articolo 6, a nostro avviso, è un altro punto centrale, perché mette in luce la necessità di contesti di cura dedicati. Userei anche il termine “strutture” (ne parlerò con i colleghi, eventualmente presentando un emendamento) perché serve proprio, in base alle richieste pervenute dai familiari, la necessità di definire dei percorsi riservati di specificità l’esigenza sentita di staccare, percettivamente, le strutture e i contesti di cura dalla psichiatria, senza lasciarli nello stesso ambiente condiviso.
L’articolo 7 riguarda l’informazione e la sensibilizzazione anche mediante la cooperazione e il coinvolgimento delle famiglie e delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Informazione e sensibilizzazione possono attuarsi anche con progetti di educazione alimentare da proporre e promuovere, sempre d’intesa con e nelle istituzioni scolastiche immaginando anche la collaborazione di altri soggetti sul territorio, dai Comuni, ai consorzi socio-assistenziali e alle Province con i Nodi antidiscriminazione.
L’articolo 8, a mio avviso ugualmente centrale, parla di formazione. Prima di ogni altro intervento – ripeto, prima di ogni altro intervento – occorre formare e aggiornare il personale, arrivando anche ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, oltre che al mondo scolastico.
Arrivo rapidamente alla conclusione con l’articolo 9, che riguarda l’attenzione al mondo associativo, e l’articolo 10 sull’Osservatorio regionale. Importante è il fatto che all’Osservatorio sia demandato, tra gli altri, un compito nel proporre raccomandazioni e revisionare le linee guida adottate dalla Giunta. È un tema certamente molto importante, come l’articolo 11 sulle disposizioni attuative.
L’articolo 12 riguarda il controllo dell’attuazione della legge e, infine la norma finanziaria, di cui i colleghi hanno parlato poc’anzi, che meriterà una modifica emendativa all’interno dalla I Commissione.
Concludo, vista l’ampia condivisione in Commissione alla proposta, con l’auspicio che si possa velocizzare l’iter in Consiglio, ringraziando ancora i colleghi per il clima collaborativo e proattivo che ha portato alla scrittura di quest’ottimo testo.
Grazie.”

(Intervento sul Testo unificato delle proposte di legge n. 148, 149, 162 e 167 “Disposizioni per la prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e per il sostegno ai pazienti e alle loro famiglie”, relazione di maggioranza).
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24 MAGGIO 2022
“Grazie, Presidente.
Ho sentito prima citare il tragico episodio del liceo Darwin di Rivoli, che ha portato l’opinione pubblica non soltanto regionale a rimanere sconvolta per quel doloroso fatto, quel controsoffitto che drammaticamente crollò, a seguito del quale, a livello nazionale, era nata un’attenzione diversa rispetto al tema dell’edilizia scolastica.
Fu un’amministrazione statale di centrodestra – un Sottosegretario, che attualmente milita in Fratelli d’Italia – a promuovere il primo piano sull’edilizia scolastica finalizzato proprio al tema della sicurezza.
Mi fa piacere che, a distanza di dieci anni da quegli eventi, ancora un’amministrazione di centrodestra – ancora un Assessore di Fratelli d’Italia – intervenga sul tema della sicurezza, non soltanto con il piano che naturalmente ci vede favorevoli, ma anche e soprattutto ricordando Vito Scafidi e intervenendo con un capitolo dedicato agli interventi d’urgenza.
Assessore, grazie per il lavoro che avete svolto, che state continuando a svolgere e che proseguirete come Assessorato.
Lei sa che da parte del Consiglio l’attenzione è molto alta, perché abbiamo tutti a cuore la sicurezza dei nostri giovani. Credo che molto si sia fatto in questi anni, ma molto c’è ancora da fare. L’importante è tenere alta l’attenzione del sistema delle autonomie locali, in particolare di Comuni Province e Città metropolitana, che gestiscono l’edilizia scolastica.
Grazie per l’attenzione e il ruolo di programmazione che la Regione continuerà a svolgere anche in futuro.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 201 “Legge regionale 28 dicembre 2007, n. 28, e s.m.i. – Norme sull’istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa) – D.C.R. 25 marzo 2019, n. 367-6857 di approvazione dell’Atto di indirizzo per l’attuazione degli interventi in materia di diritto allo studio”, discussione generale).
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28 APRILE 2022
“Grazie Presidente e grazie colleghi.
Nell’esprimere il voto di Fratelli d’Italia alla legge di bilancio ci tengo, in modo preliminare, a rivolgere alcuni ringraziamenti innanzitutto a lei, Presidente, per come ha condotto l’Aula in questi giorni. Non ha mollato i banchi, se non in quest’ultima mezzora, per mattine, pomeriggi sere e notti: per questo va il nostro più sincero ringraziamento.
Come va un ringraziamento all’Assessore Tronzano che ha gestito ottimamente i lavori in Commissione, l’ha fatto con l’attenzione istituzionale di ascoltare tutti e di coinvolgere tutti, ricevendo anche delle risposte da parte dei Gruppi di minoranza (non tutti).
Lo ringrazio anche perché, nonostante la sua convalescenza, è voluto essere presente con noi per il voto finale al provvedimento.
Oggi votiamo un bilancio coraggioso, Presidente, un bilancio che investe sul futuro della nostra Regione, nei settori strategici, per garantire lo sviluppo, per garantire la crescita, la prevenzione e la solidarietà. Nonostante le difficilissime, oserei dire anche drammatiche condizioni finanziarie del nostro Ente che ancora prima negli interventi sono state correttamente evidenziate, nonostante la difficile congiuntura economica nazionale e internazionale, questa Giunta, il nostro Gruppo Fratelli d’Italia e tutte le forze di maggioranza, continuano a lavorare per la ripresa economica per, mi piace evidenziarlo, la prosecuzione di tutti i servizi, per non tagliare i servizi, per sostenere il comparto manifatturiero che ha così tanto bisogno di un aiuto delle istituzioni in questo momento, ma senza mai tagliare anzi, aumentare la tassazione.
Certo, in alcuni settori viviamo momenti quasi drammatici, come quello sanitario; i colleghi Capigruppo di maggioranza hanno correttamente evidenziato un problema enorme che abbiamo in campo sanitario ed è una questione aperta e ben nota in Conferenza delle Regioni e già portata all’attenzione del Governo.
L’auspicio è che il governo dei migliori non lasci sole le Regioni specialmente le Regioni attente come la nostra; Regioni che hanno investito sul personale medico sanitario con risorse proprie. L’auspicio è proprio questo: che Regioni come la nostra non vengano lasciate sole.
Sulle risorse messe sulla tutela del suolo, sull’ambiente sull’agricoltura, sulla protezione civile, sul turismo, sul commercio sulla cultura, sulla famiglia, sulla vita e sulle scuole (per citarne alcune) ne hanno già ampiamente parlato, non soltanto in questi minuti, ma in questi giorni, esponenti della Giunta, i colleghi Relatori di maggioranza Bongioanni e Perugini e i Capigruppo poco fa.
Prima di terminare, Presidente, ci tengo a fare un ringraziamento a tutti i colleghi e a tutte le colleghe; ci tengo, in particolare, a evidenziare come tutte le colleghe di maggioranza fossero presenti qualche sera fa in notturna, senza mai dare dimostrazione di difficoltà anche nel seguire i lavori. Come maggioranza abbiamo resistito all’impegno ostruzionistico di una piccola frangia dell’opposizione e voglio rivolgere un ringraziamento a chi ha svolto questa attività ostruzionistica, perché ha raggiunto un doppio straordinario scopo: dividere la minoranza e rafforzare la maggioranza, che ne esce più forte e determinata nel portare avanti il programma di mandato e dare risposte ai problemi emergenti della nostra Regione. Anche per questo, vorrei esprimere la nostra soddisfazione per questo bilancio e, anche per questo, il nostro voto sarà un voto convintamente favorevole.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 181 “Bilancio di previsione finanziario 2022-2024”, in dichiarazioni di voto sull’intero testo).
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15 MARZO 2022
“Presidente, colleghi, grazie. Un ringraziamento voglio rivolgerlo anche al collega Presidente Stecco, per questa proposta di modifica della legge n.
10 del 2017 sull’endometriosi. Come ricordato dai colleghi, si tratta di una malattia fortemente invalidante, una malattia determinata dall’accumulo anomalo di cellule endometriali fuori dall’utero, che determina, nel corpo un’infiammazione cronica che si manifesta tramite forti dolori.
Secondo quanto riportato nel “Vademecum per un benessere psicofisico al femminile” del Ministero della Salute, l’endometriosi risulta essere spesso sottovalutata, soprattutto per i tempi necessari alla diagnosi (si parla addirittura di cinque/dieci anni). Come è stato evidenziato dai colleghi, è una patologia che ha una prevalenza del 10-15% delle donne in età riproduttiva, interessando, tra il 30 e il 50%, donne infertili o che hanno difficoltà a concepire.
Nel 2017, la Regione ha legiferato con la legge n. 10: “Disposizioni per la prevenzione delle complicanze, la diagnosi, il trattamento e il riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi”, al fine di migliorare la tutela della salute e la condizione di vita delle donne attraverso azioni di prevenzione e di sensibilizzazione.
La legge n. 10 andava a istituire l’Osservatorio sull’endometriosi, con il compito di predisporre le linee guida per il percorso diagnostico terapeutico multidisciplinare; elaborare programmi per la formazione l’aggiornamento del medico e del personale medico; analizzare i dati e svolgere tutta una serie di attività.
Inoltre, la legge prevede l’adozione di un Piano regionale di azione per la prevenzione e la cura dell’endometriosi stessa, contenente gli obiettivi di attività delle articolazioni del Servizio Sanitario Regionale.
Nonostante l’ampia condivisione che ha portato all’approvazione di questa legge a larga maggioranza in Consiglio nella scorsa legislatura, non si è data attuazione alla norma. In assenza di una piena operatività dell’Osservatorio, pare ad esempio inopportuno adottare delle linee guida la cui competenza sarebbe in capo all’Osservatorio.
In sostanza, ci sono un po’ di problemi: l’Osservatorio non è mai partito a riguardo richiamo il fatto abbiamo una serie di Osservatori, Comitati e Commissioni legiferati dalla Regione in questi ultimi dieci/quindici/vent’anni, a cui, addirittura, non è mai stata data attuazione e regolamenti fermi da più di dieci anni. Forse un ragionamento andava posto su questo Osservatorio, per cui bene ha fatto il collega Stecco a porre l’attenzione sul tema. Pertanto, un’asciugatura, un miglioramento nella sua composizione credo sia fondamentale, come credo sia utile valorizzare questa giornata dell’endometriosi.
Esattamente due anni fa avevo predisposto un’interrogazione, proprio nei momenti che anticipavano l’arrivo del COVID, per chiedere alla Giunta cosa si intendeva fare per la giornata nazionale sull’endometriosi. Devo dire che ho riscontrato una sensibilità da parte della Giunta in tal senso, ma poi arrivò il COVID, quindi tutta la priorità venne data alla gravità dell’emergenza e della situazione. Per qualcuno, aggiungere la giornata regionale a quella nazionale potrebbe essere solo una questione di forma in realtà, è un modo per calcare e rafforzare l’attenzione della nostra Regione sul tema, per cui ci sta che venga istituita una giornata regionale sul tema.
Bene ha fatto il collega Stecco, che ringrazio anche per aver portato all’attenzione il tema del Registro elettronico. Benissimo.
È vero che questa norma non prevede oneri a carico della Regione; è vero che si potevano fare anche altre iniziative e si potevano promuovere interventi di carattere oneroso a carico del bilancio della Regione per promuovere iniziative di sensibilizzazione, per esempio proprio per la giornata del 28 marzo; è vero che si poteva, ad esempio, promuovere una linea gialla, un telefono dedicato da mettere a disposizione delle donne con questo grave problema, magari in collaborazione con le tante associazioni che si occupano, nella nostra regione, della malattia. Per penso sia già un bel segnale che diamo, alla luce dell’esperienza di questi anni, per rafforzare una legge importante su una malattia che, per chi la vive, è realmente drammatica. È altrettanto fondamentale lavorare nelle nostre scuole, sui nostri giovani e sulle ragazze, al fine di una diagnosi precoce della malattia.
Il lavoro svolto in questi ultimi anni dalle istituzioni e dalle molte associazioni è un segnale importante che va nella giusta direzione; questa legge farà lo stesso: andrà nella giusta direzione di contrastare una malattia così fortemente invalidante.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 169 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 10 del 4 luglio 2017 ‘Disposizioni per la prevenzione delle complicanze, la diagnosi, il trattamento e il riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi’”, in discussione generale).
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15 MARZO 2022
“Grazie, Presidente.
Intervengo per dire che ogni proposta legislativa finalizzata a promuovere la diagnosi e il trattamento dell’endometriosi non può che vederci favorevoli. Il Piemonte, con questo provvedimento, non solo vuole adeguarsi alle ultime novità scientifiche e organizzative, ma conferma la volontà di essere in prima fila, a fianco di tante donne afflitte da una patologia così dolorosa e diffusa.
Come Gruppo di Fratelli d’Italia abbiamo condiviso e appoggiato sia in Consiglio sia in Commissione le modifiche introdotte con questa proposta di legge, a partire dall’istituzione del Registro elettronico, il rafforzamento delle competenze e le funzioni, le modifiche nelle funzioni e nella composizione dell’Osservatorio regionale e la creazione di un centro di riferimento regionale.
Nella passata legislatura, la legge n. 10/2017 si è arenata nelle pastoie burocratiche e nella scarsa attenzione dell’Assessorato; con questa legge snellendo l’Osservatorio e valorizzando, come ho sostenuto e richiesto in questi anni, la giornata dell’endometriosi, chiediamo un altro passo e una decisa attenzione e azione nell’informazione e nella sensibilizzazione delle donne e soprattutto di tante giovani adolescenti. Tutte azioni che ci sono state sollecitata in questi anni da tante associazioni, da tante istituzioni e da tante donne che, loro malgrado, devono vivere con questa grave malattia.
Il nostro voto, naturalmente, sarà favorevole.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 169 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 10 del 4 luglio 2017 ‘Disposizioni per la prevenzione delle complicanze, la diagnosi, il trattamento e il riconoscimento della rilevanza sociale dell’endometriosi’”, in dichiarazione di voto).
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2 MARZO 2022
“Presidente, colleghi, non possiamo che plaudere alla proposta di delibera di approvazione del Piano energetico ambientale regionale. Finalmente arriviamo in Aula alla sua discussione e approvazione dopo un percorso com’è stato detto dai colleghi precedentemente, che ha visto diverse puntate in Commissione, dove l’Assessore, con la sua struttura, ha presentato in modo puntuale il lavoro svolto in questi anni.
Finalmente arriviamo. È importante avere una pianificazione strategica per accedere ai fondi europei, quindi occorre procedere senza ulteriore esitazione. Attenzione, però, perché in questi anni è stato fatto tanto su questi temi. Tanto dal pubblico e tanto dai privati. Penso al lavoro dei nostri Comuni e delle nostre Province in tema di efficientamento energetico nelle scuole, di illuminazione pubblica e di fotovoltaico sui tetti delle scuole e di molti impianti pubblici. Penso al lavoro di educazione sui bambini e sui giovani nelle scuole, ma penso anche all’enorme lavoro svolto dai privati e dalle aziende che hanno investito e continuano a investire in questa direzione. Certamente, avere un quadro di programmazione e di pianificazione strategica sarà decisamente utile.
In Commissione ho chiesto all’Assessore di incontrare, insieme all’Assessore Protopapa, le categorie agricole. Perché le categorie agricole? Qual era il problema? Qual era il tema? Il tema era una vecchia delibera del 2010 sull’individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti fotovoltaici, che ancora oggi consente di installare in aree agricole, in classi di capacità terza – che non sono tante in Piemonte, ma sono tantissime – e che non si tratta di discariche o di posti particolarmente disgraziati, ma di aree dove si coltiva ancora oggi mais, riso e altri prodotti dell’agricoltura.
Nel 2010, lo si diceva anche prima, i costi di impianto per un fotovoltaico erano molto più alti rispetto a quelli di oggi, non era certo conveniente sapendo che il contributo pubblico allora come oggi era pari a zero. Oggi però lo è, perché i costi sono drasticamente ridotti e perché arrivano grandi gruppi, spesso internazionali, grandi fondi di investimento che rischiano di depauperare il nostro paesaggio e la nostra agricoltura.
Quando facevo queste affermazioni era il 25 novembre dello scorso anno in Commissione congiunta, in cui l’Assessore aveva dato la sua disponibilità a incontrare le categorie. L’incontro avvenne dopo pochissimi giorni – di questo lo ringrazio e l’ho fatto pubblicamente – e sempre in Commissione il Dirigente del Settore aveva evidenziato come ci fosse una direttiva recente dell’Unione Europea del 2018 che invitava l’Italia a rivedere e adeguare il quadro normativo. A questo quadro normativo si devono adeguare, nei sei mesi successivi, anche tutte le Regioni d’Italia individuando non più le aree inidonee, ma quelle idonee.
Questo sarà certamente un momento fondamentale per definire un po’ meglio dove si può mettere il fotovoltaico e dove non si può metterlo. Certo è che da quell’incontro è spiaciuto venire a conoscenza che le associazioni agricole non hanno presentato una linea comune. Durante anche altre sedute di Commissioni consiliari, in particolar la III, dove si parlava di agricoltura, abbiamo sentito come un’associazione importante, la Coldiretti, abbia ribadito con particolare forza la necessità di bloccare questo reale pericolo per il mondo dell’agricoltura. In questa situazione è importante che la politica non faccia come Ponzio Pilato, “se ne lavi le mani”, ma deve cercare e trovare un equilibrio tra ambiente, energia e agricoltura.
Alla luce di quello che sta capitando in questi ultimi giorni e in queste ultime settimane, di quanto diceva anche il collega Demarchi nella discussione relativa all’ordine del giorno che ha preceduto questo punto sui problemi che oggi ha l’agricoltura e gli allevamenti piemontesi, che hanno problemi enormi di approvvigionamento dall’Est Europa, con costi che stanno lievitando a dismisura), la crisi e le difficoltà che stiamo vivendo ci dimostrano l’importanza dell’autosufficienza non soltanto energetica, ma anche agroalimentare.
Il tema del grano che proviene dall’Ucraina è un esempio, perché il costo del grano è esploso e la nostra capacità di produrlo, evidentemente, è insufficiente e a pagare saranno poi i cittadini che si troveranno dei costi ancor maggiori, su tutto. Il tema del grano è soltanto un esempio, ma pensiamo al mais, al riso stesso che sembra che vogliamo far morire in tutti i modi in Italia, perché si vuole privilegiare sempre di più quello del Sud-Est asiatico, che nasce, lo ricordo sempre, grazie allo sfruttamento dei minori, grazie a pratiche nei confronti dell’ambiente devastanti e inimmaginabili rispetto a quello che succede da noi in Italia e in Piemonte, ma il tema delle risicoltura sembra proprio che non piaccia a qualcuno all’interno della nostra regione.
Dobbiamo fare molta attenzione, perché rischiamo di perdere le nostre terre per regalarle ai grandi gruppi e rischiamo di dire addio alla nostra produzione.
Il nostro Gruppo non ha presentato emendamenti. Ci fidiamo delle parole dell’Assessore e della sua serietà, ma abbiamo il dovere di controllare che i tanti territori agricoli del Piemonte non vengano trasformati, nel giro dei prossimi sei mesi e dei prossimi anni, in qualcosa che non è più agricoltura, ma è uno sfruttamento da parte di grandi gruppi del nostro territorio. L’Assessore per primo ha detto che con questa proposta non risolveremo il problema dell’approvvigionamento energetico, ma io dico che non dobbiamo far “ingrassare” qualcuno e impoverire la nostra agricoltura.
Ultimo passaggio sull’idroelettrico. Bene tutto, ma dobbiamo ridurre la burocrazia, bisogna semplificare. Un invito che rivolgo non solo a lei Assessore, ma a tutta la Giunta: se non ci diamo una mossa a dare alle Province il personale per gestire tutte le pratiche burocratiche per gestire le nuove autorizzazioni, rischiamo di far rimanere sui tavoli delle Province pile di richieste di autorizzazioni inevase per mancanza di personale.
È un problema ormai noto, ma dobbiamo velocizzare; quindi, credo che serva, al riguardo, aprire rapidamente un tavolo di confronto con il sistema delle autonomie locali, in particolare Provincia e Città metropolitana, perché anche il tema dell’idroelettrico va semplificato e velocizzato.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 37 “Approvazione del Piano energetico ambientale regionale”, in discussione generale).
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22 FEBBRAIO 2022
“Presidente e colleghi, in questo mio intervento dovrei gioire, perché siamo all’alba di un nuovo giorno, con investimenti mai visti sulla sanità territoriale (più di 400 milioni), programmi e prospettive da tanto tempo agognati. Bene! Non vi nego, però, che in questi giorni, pensando e ripensando agli anni passati, non riesco a levarmi di dosso un velo di amarezza.
Quindici anni fa ero Sindaco di un Comune piemontese, Gattinara, quando in Regione presiedeva Mercedes Bresso, quando l’Assessore alla sanità era un uomo proveniente da Rifondazione Comunista, quando iniziò la demolizione di tanti ospedali pubblici piemontesi. E fu sufficiente una delibera – era il 18 gennaio 2007 – che diceva che una serie di presidi ospedalieri si trasformavano in “presidi sanitari”. Mi raccontarono anche che era una questione di forma, che non sarebbe cambiato nulla, forse pensando che un Sindaco, solo perché ha trentacinque anni, è scemo a prescindere, perché non sa leggere un atto. Peccato che erano mesi che andava avanti lo smantellamento organizzato e studiato di strutture, di reparti, di posti letto e di apparecchiature mediche in tanti ospedali del Piemonte, compreso quello dov’ero Sindaco io; mesi in cui la protesta saliva dal basso; la gente era furiosa nel vedere la Regione cancellare la sanità pubblica territoriale che i nostri vecchi avevano costruito. Perché quegli ospedali erano stati costruiti non dallo Stato, non dalla Regione, ma dai cittadini dai benefattori! La Regione chiudeva quello che avevano aperto i cittadini.
Era normale che le proteste aumentassero! Un Sindaco – pensate – si crocifisse davanti a piazza Castello. Durante una Commissione sanità ci fu anche un curioso “spogliarello” dello stesso Sindaco (mi piace ricordarlo perché è una persona molto legata al territorio valsesiano, Gianluca Buonanno), ribadendo che la Regione aveva lasciato la sanità “in mutande”! Insieme con altri colleghi presidiammo gli ingressi del mio ospedale dov’era iniziato il trasloco coatto delle apparecchiature mediche, prima ancora di avere una delibera in mano. Poi, senza discutere con nessuno senza parlarne con nessuno (il CAL non esisteva, la Conferenza Regione-Enti locali non esisteva), arriva nel 2007 una delibera che fa scomparire non soltanto il mio, ma anche altri ospedali.
Quella Giunta avviò una politica, a mio avviso, molto lucida per demolire la sanità pubblica. Altro che partecipazione! In quegli anni, peraltro, la sanità era governata dall’ala meno moderata della sinistra piemontese e mi ricordo ancora i vecchi comunisti del mio Comune furiosi che stracciavano le tessere con la falce e il martello. Quegli ospedali non erano soltanto la memoria di una comunità, ma erano l’anima sociale di una comunità, utile per impedire che tanti pensionati potessero avere servizi pubblici accessibili, raggiungibili. Vivere nelle campagne, nelle colline e nelle montagne del Piemonte non è la stessa cosa che vivere nella città, dove ci sono i mezzi pubblici che ti portano fin sotto l’ospedale. Erano servizi utili per non sovraffollare i più grandi ospedali che già allora faticavano a reggere la pressione.
Così parte di quella massa di persone furono costrette a spostarsi verso strutture private e, nel frattempo, anziché ridursi, i costi sanitari aumentavano. Ci avevano detto che si sarebbero ridotti i costi, invece il debito esplodeva. Ci dissero che la sanità doveva cambiare il proprio paradigma, che l’ospedale non aveva più senso di esistere, che bisognava andare in pochi grandi centri strutturati per fare tutto, dalle grandi alle micro operazioni. Tutto lì, nei grandi ospedali.
Ottenemmo negli anni, non soltanto nel mio Comune ma anche in altri piccoli contentini, chi la dialisi, chi l’hospice, chi la casa della salute. Piccoli contentini. A distanza di quasi vent’anni, ripensare a quanto avvenne in quei momenti fa male: vedere anziani con le lacrime agli occhi perché gli avevi tolto il luogo sicuro, lo spazio di protezione ai loro ultimi anni di vita e vedere gente triste, gente furiosa, una partecipazione popolare per non farsi togliere un presidio pubblico di sanità che, come ci avevano spiegato, non sarebbe stato quello il futuro.
Col senno del poi, pensare a quei momenti e a quegli errori, al vedere smantellare tutto, senza un piano organico per consentire di avere sui territori un cuscinetto tra centro e periferia, fa male, ancora oggi. È un errore che oggi è fin troppo clamoroso, è sotto gli occhi di tutti, perché arriva la pandemia e ci ha fatto aprire gli occhi, ha fatto emergere gli errori del passato, ha evidenziato la necessità di una nuova politica sanitaria capace di organizzare con puntualità efficaci servizi di prossimità sui territori. E oggi lo Stato si muove perché ha preso atto del disastro combinato e la sfida è quella di una continuità assistenziale tra prese in carico e percorsi di cura, tra territorio e ospedale, rafforzando l’assistenza primaria nelle comunità locali, senza gravare sugli hub ospedalieri.
Ci voleva molto? Ci voleva la pandemia sicuramente. Già lo scorso 2020 con i primi CARS, ricordo anche con piacere la riapertura dell’Oftalmico, che nella passata legislatura era stato chiuso. Oggi con le case e gli ospedali di comunità e con le centrali operative si può andare a riscrivere la storia. Il Paese e la nostra Regione hanno preso amaramente atto degli errori fatti e oggi dalle macerie si può costruire una sanità che metta in equilibrio centro e periferia, città e campagna.
C’è tuttavia, Presidente, un secondo motivo di vera amarezza in questo mio intervento: lo Stato ha capito tardivamente l’importanza di una medicina di territorio, ma ha deciso di non mettere tutti nelle stesse condizioni di poter beneficiare di finanziamenti. Qualcuno è stato più fortunato, perché chissà, vive in certe latitudini più fortunate. Altri come noi, in Piemonte, siamo stati meno fortunati; forse da Roma il Ministro e il Ministero ci considerano dei cittadini di serie B e non degni di ricevere le stesse risorse assegnate ad altre Regioni (che ci spettavano), in barba ai principi costituzionali che dovrebbero porre i cittadini tutti sullo stesso piano e considerati tutti uguali.
Allora, l’amarezza è legata al fatto che potevamo avere di più, molto di più da Roma. Assessore, io il ringraziamento l’ho fatto in Commissione e lo rifaccio adesso pubblicamente in Consiglio, perché grazie al suo intervento siamo riusciti a mettere una pezza ai pasticci che il Ministro e i governi di questi ultimi anni ci hanno abituato.
Per questo c’è amarezza, anche nel pensare che l’unico ad aver capito che esiste un problema ancora aperto, enorme e grande come una casa è proprio l’Assessore Icardi, che ha perfettamente colto il problema che un conto è trovare i soldi a debito per sistemare una nuova struttura al servizio dei cittadini del Piemonte, altra cosa è trovare le risorse per farla funzionare, per trovare i medici, per trovare gli infermieri, per trovare il personale amministrativo, per pagare le spese di gestione.
Pertanto, e concludo, con l’amarezza e lo sconforto nel ripensare alle scelte sbagliate del passato, dico anche che non si può nascondere una certa soddisfazione, perché è dalle macerie che si torna a ricostruire.
Non perdiamo tempo, Assessore. La gente si aspetta tempi rapidi, velocità decisionale e non i tempi biblici inseriti nel PNRR. Lei, Assessore, ci tenga sempre aggiornati, perché se noi ci fidiamo di lei, ci fidiamo molto meno del Ministro e del Ministero e abbiamo oggi fame di certezze sulle risorse correnti e le tempistiche.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 219 “Approvazione della programmazione relativa alle strutture di prossimità ed intermedie nelle Aziende Sanitarie Locali: localizzazione dei siti delle Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali”).
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21 FEBBRAIO 2022
“Presidente e colleghi, ho ascoltato con interesse il Consiglio aperto di oggi. Un Consiglio centrato su un problema innegabile, urgente e rilevante qual è l’emergenza ecoclimatica, ma un qualcosa di diverso rispetto all’emergenza ecosanitaria e l’obiettivo della riduzione delle morti per tumore a causa dell’aria che oggi respiriamo anche nella nostra regione.
Non vorrei che discussioni come queste diventino l’occasione non tanto per discutere concretamente dei problemi che riguardano la nostra regione, ma per parlare di problemi che devono, con urgenza, vedere sul banco degli imputati Stati e continenti lontani decine e decine di migliaia di chilometri rispetto a noi.
Noi sappiamo che nella nostra regione i cambiamenti climatici causano danni. Danni alle imprese, non solo agricole, ma alle case, alle infrastrutture pubbliche e private. Allora occorre lavorare sulla prevenzione e sulla ricostruzione e non fingere di farlo; allora penso alle risorse non certo sufficienti messe sul PNRR per finanziare la prevenzione (ricorderanno i colleghi Consiglieri le parole dell’Autorità di bacino proprio sul PNRR durante un’audizione in Commissione). Pure l’ipocrisia quando non si limita a dire che c’è il problema e non si mettono le risorse sufficienti per gestirle, non si limita alla mancata condanna alle sanzioni che non esistono nei confronti di quei Paesi e di quei regimi del mondo che se ne fregano delle emissioni. Forse adesso abbiamo sentito che qualche comparto sarà più fortunato o che, dove magari le lobby sono più forti qualcosa si muoverà, ma su altre – penso all’agricoltura – c’è ancora molto da fare.
L’ipocrisia continua anche nel fingere che la crisi energetica che stiamo vivendo porterà nuovamente all’uso del carbone. L’ipocrisia è venire a raccontare al nostro pianeta che risolveremo i problemi del mondo riducendo la plastica in Piemonte e magari tassando le nostre imprese e magari comprando le borracce che sappiamo tutti essere più dannose all’ambiente nella fase di realizzazione rispetto al riciclo di una bottiglietta di plastica. Peccato poi che veniamo a scoprire che l’Europa intera riversi nei mari del mondo meno dell’1% del totale della plastica.
Dimentichiamo quello che fanno nel Sud-Est asiatico, dimentichiamo che le regole per produrre sono diverse rispetto alle nostre, ma qui nessuno dice nulla. Guai! Là dove la partecipazione e la democrazia sono ai limiti del ridicolo non si dice nulla, riportano i loro prodotti a elevato inquinamento sotto tutti i punti di vista ma, mi raccomando, dazi zero così massacriamo per bene la nostra risicoltura e la nostra agricoltura! Poi diciamo, come ho sentito dire oggi dai nostri agricoltori, che devono fare molto di più. Loro già fanno, e hanno fatto tanto, non si sono mai tirati indietro, ma perché gli stessi che danno ordini ai nostri agricoltori e ai nostri risicoltori non si scatenano un po’ contro le lobby del commercio europeo? Contro quei Paesi del Sud-Est asiatico? Oppure contro i grandi fondi d’investimento internazionale che portano via la terra all’agricoltura per fare il rinnovabile? Com’è più facile criticare e assaltare magari le istituzioni locali, che non prendersela con quelle che in giro per il mondo, fanno disastri, veri.
Si dice che c’è un’emergenza climatica, ma di quella sanitaria forse si parla ancora troppo poco. Allora penso che la nostra Regione, come molte altre italiane, sul tema dei cambiamenti climatici sia tra quelle più attente e probabilmente impegnata non soltanto in Europa, ed è giusto che si continui in quella direzione. Ma dello smog – che da noi in Piemonte è un problema gigantesco, siamo consapevoli della situazione climatica, ma noi piemontesi siamo lasciati soli – vogliamo parlarne? Vogliamo far prendere coscienza alla nostra Nazione e all’Europa che viviamo in un appartamento con una piccola finestrella e dove non c’è ricambio d’aria? Il bacino padano è tutto circondato da montagne, che sono magnifiche, è la nostra conformazione geografica, ma purtroppo i soffi d’aria sono limitatissimi durante l’anno (a parte la giornata odierna).
Vogliamo raccontare ancora la “balla” che le due domeniche senz’auto risolveranno i problemi del nostro Piemonte? O vogliamo chiedere ancora alla Regione che stanzi qualche altro milione di euro? Serve come svuotare un lago con un cucchiaio. La Regione deve continuare a fare la sua parte ci mancherebbe altro, ed è giusto che lo faccia – ma dev’esserci la consapevolezza da Roma e da Bruxelles che il bacino padano ha un problema che è unico in Europa, ma senza un programma strategico, coordinato integrato con cifre che per il nostro bacino e per il nostro territorio non possono certo essere con meno di nove zeri, scordiamoci che potremo fare qualcosa di radicale per risolvere il problema nei prossimi anni.
E non ci vengano a dire che non ci sono soldi, perché poi vediamo le scelte del Governo, il bonus del 110%! Qualcuno mi deve spiegare che senso ha confrontare il problema ambientale che ha il bacino padano e il Piemonte con il prevedere il bonus del 110% nelle isole e nei litorali ventosi, dove il problema del cappotto e dell’efficientamento energetico è tutt’altro che.
Ci dicono anche – oggi lo abbiamo sentito – che giustamente bisogna arrivare nel 2035 ad azzerare le auto inquinanti. Benissimo! Allora partiamo proprio dal Piemonte, non aspettiamo il 2035, facciamolo subito! Ma senza soldi glielo spiegate vuoi ai cassaintegrati che devono comprarsi un’auto elettrica che, quando va bene, costa come un SUV? Ho sentito, poi, parlare dell’importanza dei trasporti. Bene, finalmente parliamone! Ma da dove arrivano i soldi per i trasporti? Arrivano dal fondo nazionale. Ho sentito bellissimi proclami anche oggi, nazionali, politici di autorevoli persone contro l’alta velocità, per sviluppare il trasporto locale e i treni locali. Sono passati dieci anni e cosa è stato fatto, se non ridurre ulteriormente i treni locali ancora nella passata legislatura? Vogliamo dare un segnale vero e forte al Piemonte? Benissimo, allora pensiamo a un bonus speciale per le Regioni padane per promuovere l’efficientamento energetico; pensiamo ad auto a minore impatto ambientale pensiamo a risorse straordinarie per il trasporto ferroviario. Queste possono essere azioni concrete. In tutto questo, ho sentito più volte l’Assessore Marnati, che ringrazio – peraltro, ho sentito anche battute spiacevoli su di lui e sulla Giunta – battersi anche in Consiglio e in Commissione ripetendo questa posizione, ripetendo il fatto che il Piemonte sta cercando di coordinare le altre Regioni del Nord Italia in una battaglia che vuole portare più risorse e più attenzione da Roma e dall’Europa verso la nostra e le altre Regioni del bacino padano.
Concludo, Presidente. Il nostro partito si rifà alla tradizione conservatrice e non si nasconde sulla necessità di conservare e tutelare l’ambiente e di lasciarlo ai nostri figli meglio di come lo abbia ereditato. Oggi, però, servono fatti e atti concreti, che ci aspettiamo dalle istituzioni nazionali e comunitarie; risorse straordinarie per un problema straordinario, per limitare l’inquinamento atmosferico, per prevenire le calamità naturali e per costruire un’azione sulla comunità internazionale nei paesi e nei regimi insensibili, a partire dalla Cina.
È fondamentale il giusto bilanciamento tra progresso sociale, economico e ambientale. È giusto ascoltare tutti, confrontarsi con tutti e raccogliere le proposte intelligenti che possono arrivare da tutti, ma è necessaria una continua crescita economica per pagare la protezione dell’ambiente.
L’importante è seguire non l’ideologia, ma i fatti e le necessità del nostro tempo, con concretezza e responsabilità.
Grazie, Presidente.”

(Intervento sull’”Emergenza ecoclimatica e riduzione emissioni climalteranti entro 2030″ – Assemblea aperta ai sensi dell’articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio regionale, in dibattito generale).
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18 GENNAIO 2022
“Grazie, Presidente.
Se ci fossero problemi di connessione me lo dica, perché poc’anzi ho avuto qualche problema con gli uffici dei Gruppi.
Il testo legislativo sottoposto all’attenzione dell’Aula è stato presentato il 30 novembre scorso e assegnato in sede referente alla VI Commissione licenziato a maggioranza dei presenti nei giorni che hanno preceduto il Santo Natale. Consta di quattro articoli. I primi due propongono una modifica coordinata di altrettante disposizioni della legge regionale n.
28/2007 e riguardano la materia dell’edilizia scolastica. È un testo di semplificazione e che riporta la corretta centralità programmatoria al Consiglio regionale.
L’articolo 1 interviene sull’articolo 22, mentre l’articolo 2 interviene sull’articolo 27 della legge regionale n. 28. Sono modifiche che vanno lette congiuntamente, perché è proprio con la modifica coordinata di queste disposizioni che la Regione contribuirà a snellire l’iter degli atti regionali, favorendo un coordinamento migliore tra l’azione della programmazione nazionale e della programmazione regionale in materia di edilizia scolastica, nel rispetto delle prerogative consiliari e definizione dei criteri.
In sintesi, velocizziamo i tempi, che sono biblici dal momento in cui il decisore nazionale decide ed espone la volontà di finanziare e di mettere risorse sul campo dell’edilizia scolastica al momento in cui i Comuni, le Province e la Città metropolitana riescono materialmente a investirli e non dico di chiudere, ma almeno fare partire i cantieri.
Passaggi parlamentari, controlli della Ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti, il passaggio qui in Regione, la programmazione, la progettazione, le gare e i ricorsi: anni di tempistica e anche di burocrazia. È una follia. Pertanto, è bene che questo provvedimento agisca da un lato, per ridurre e per tagliare le tempistiche per l’adozione degli atti programmatori, in linea con le scadenze che vengono imposte dallo Stato alle Regioni ma, dall’altro, per ribadire e per affermare il ruolo consiliare nella sua centralità e nella sua tipica funzione di programmazione, a monte del momento decisorio.
Nello specifico, il comma 4 dell’articolo 22 relativo all’approvazione degli interventi regionali in materia di edilizia scolastica viene modificato per semplificare l’iter procedurale, evitando il passaggio nella Commissione consiliare competente, ma anticipando l’intervento del Consiglio regionale all’atto d’indirizzo, che è previsto dall’articolo 27 della legge regionale n. 28 e che viene contestualmente modificato dall’articolo 2. Scusate se sono un po’ tecnico, ma è per essere precisi.
Ringrazio di questo la sensibilità dell’Assessore e della Giunta.
La proposta dell’articolo 2 prevede che sia il Consiglio ad approvare i criteri in materia edilizia scolastica e, in particolare, i soggetti che possono presentare le proposte d’intervento, i requisiti minimi delle proposte stesse, le modalità di assegnazione dei finanziamenti, finanche le procedure per la predisposizione di quelli che, approvando questa proposta di disegno di legge, saranno i piani d’intervento, non più i piani annuali.
Infatti, i piani d’intervento all’articolo 1 vengono modificati da piani annuali a piani d’intervento, considerato che la programmazione regionale non si esplica più con i soli piani annuali, ma con molteplici altre modalità d’intervento meglio ricomprese nella più generica dizione di “piani d’intervento”.
Infine, l’articolo 3 introduce la clausola di neutralità finanziaria e l’articolo 4 la dichiarazione d’urgenza.”

(Interventi sul Disegno di legge n. 174 “Ulteriori modifiche alla legge regionale 28 dicembre 2007, n. 28 (Norme sull’istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa)”, relazione di maggioranza).
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18 GENNAIO 2022
“Presidente e colleghi, ringrazio l’Assessore per aver voluto portare questa proposta di delibera che è relativa a una prima programmazione d’indirizzo strategico generale sull’edilizia sanitaria regionale e per aver portato a casa un risultato decisamente importante per la nostra Regione e per la qualità dell’edilizia stessa.
Qualità che è decisamente migliorabile, benissimo dunque partire; le condizioni della nostra edilizia sanitaria sono francamente, in alcuni casi, anche molto complicate, finanche imbarazzanti in alcune situazioni anche nei dettagli che, alla fine, possono fare la differenza. Non parlo di reparti o di sale operatorie, ma quando uno entra in alcune strutture obsolete della nostra regione vede bagni, camere mortuarie, serramenti e spazi comuni veramente datati e in condizioni assolutamente rivedibili diciamo così.
Strutture datate, peraltro con costi di gestione e manutentivi che sono stratosferici, enormi. In questi anni, certamente in quest’ultimo decennio abbiamo scontato un’evidente difficoltà di mutuare, scontiamo una mobilità passiva che fa sì, e l’Assessore ben lo sa, che finiamo con il finanziare ogni anno circa un mezzo ospedale alla Lombardia e abbiamo la Corte dei Conti che ogni volta ci segnala che gli investimenti sull’edilizia sanitaria potrebbero essere più incisivi. È evidente che una proposta di questo tipo non può che essere accolta con particolare entusiasmo e speranza.
Ci sarà certamente la possibilità di migliorare e aumentare la qualità dei nostri presidi; ci sarà la possibilità di favorirne la sicurezza e la modernità; si andrà a ridurre la manutenzione e, di conseguenza, i costi manutentivi ordinari e straordinari; si andrà verso una riduzione dei costi legati alle utenze, che in alcuni casi sono decisamente eccessivi rispetto a una struttura nuova. Abbiamo la possibilità di dare anche un ottimo segnale a livello ambientale, poiché si parla tanto di efficientamento energetico, perché ci riferiamo a interventi che puntano a raggiungere un livello di emissioni pari a zero.
Come accennava il collega Preioni, si creerà anche un indotto economico: ci sono i sei interventi di cui tratta la delibera, ma ci sono altresì i due hub (Torino e Novara), ci sono gli interventi sugli ospedali e le case di comunità, eccetera. Tutto ciò comporterà un impatto economico e occupazionale enorme per il Piemonte nei prossimi anni. Quest’aspetto è senz’altro positivo.
Attenzione però – mi rivolgo soprattutto all’Assessore – ad alcuni aspetti: il primo, forse il più importante a mio avviso, è la sostenibilità economica. È fondamentale non mettere in crisi le ASL, perché questo è un finanziamento che viene erogato non a fondo perduto. Certo, INAIL pagherà l’acquisto dei terreni, ma non è un contributo che sostiene completamente le spese. Queste dovranno essere rimborsate dalle ASL. Serve, dunque, un piano di sostenibilità economica che non metta in crisi le ASL.
Ci sarà sicuramente una riduzione dei costi (questo è auspicabile), bisogna però creare un livello di attenzione economica che non metta in sofferenza le nostre ASL. Serve, dunque, una buona – per non dire ottima progettazione. Serve una collaborazione con le comunità locali, con i Sindaci in primis, ma serve anche fare chiarezza a livello comunicativo sulle tempistiche. Francamente, le tempistiche mi preoccupano, perché siamo in Italia e i tempi sono lunghi non soltanto a livello di progettazione, ma anche per tutto quello che ne consegue prima di arrivare al cantiere. Temo insomma, tempi lunghi, ma l’importante oggi è partire. Questa è un’occasione, è un treno che passa per il Piemonte e va preso davvero al volo.
Ringrazio l’Assessore per la sua sensibilità e il suo impegno. L’auspicio è che il Consiglio possa monitorare, in collaborazione con l’Assessorato, le tempistiche e la capacità di progettazione delle singole ASL, perché questa è un’occasione storica per il nostro Piemonte.
Grazie.”

(Interventi sulla Proposta di deliberazione n. 196, inerente a “Prima programmazione di indirizzo di carattere strategico generale di investimenti in edilizia sanitaria per la realizzazione di nuovi presidi ospedalieri”, in discussione generale).
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2 NOVEMBRE 2021
“Grazie, Presidente.
Mi è propizia l’occasione per ringraziare l’Assessore per il lavoro svolto lo hanno già fatto i Capigruppo, il mio in particolare, Paolo Bongioanni.
Mi consenta di ringraziarla, Assessore, per il lavoro che è stato svolto anche in questi ultimi mesi.
L’emendamento rubricato n. 5), che troverete modificato alla luce di un confronto proprio con l’Assessore e la sua struttura, sostanzialmente allinea il testo del comma 6 dell’articolo 19, delle Norme tecniche all’ordine del giorno che abbiamo approvato lo scorso febbraio in Aula, che si pone l’obiettivo di garantire una maggiore tutela per le aree di ricarica di falda. Visto che parliamo di tutela delle acque, credo che sia doveroso trattare il tema.
È una vecchia battaglia portata avanti da molti territori del Piemonte, in particolare Vercelli e Alessandria, ma anche Torino e molti Comuni piemontesi. E credo che il combinato disposto di questo emendamento, del testo complessivo e, soprattutto, dell’allegato alla DGR che a breve dovrebbe arrivare in Commissione, sarà il completamento di un percorso che mi rende orgoglioso di far parte di una squadra di governo di questa Regione, perché vede un’attenzione reale a tutela della falda acquifera, e non soltanto a parole.
Nell’emendamento che ho presentato c’è un ulteriore allineamento, alla luce di una verifica fatta dagli Uffici, con una DGR del 2018. Quando si tratta di allinearmi alle DGR della passata legislatura, sono sempre poco propizio, Assessore. Però c’è e dagli approfondimenti che lei per primo mi ha fatto pervenire in queste settimane, che ho studiato e verificato, il tema dell’amianto riguarda certamente la dispersione in atmosfera, mentre sulla possibilità di impattare sulla falda acquifera esistono studi del Ministero, studi recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, studi fatti anche da altre Regioni del Nord Italia, che evidenziano come non ci siano interferenze con le acque sotterranee.
Abbiamo espunto anche il richiamo all’ordine del giorno proprio alla luce del fatto che la DGR prevede criteri localizzativi, e perché l’approfondimento e la concertazione con il sistema delle autonomie locali di queste ultime settimane conferma come quell’ordine del giorno abbia avuto un esito favorevole. Conferma, altresì, come ci sia stata molta attenzione da parte sua, Assessore – di questo la ringrazio ancora – e da parte di tutto il suo Assessorato.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 136 “Riassunzione della proposta al Consiglio Regionale di approvazione del Piano di tutela delle acque ai sensi dell’art. 121 del d.lgs. 152/2006 e dell’art. 7 della l.r. 56/1977, di cui alla DGR n.64-8118 del 14 dicembre 2018”, su articolato ed emendamenti).
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2 NOVEMBRE 2021
“Grazie, Presidente.
Il mio intervento era per ringraziare l’Assessore per l’accoglimento dell’emendamento rubricato n. 5), che ho modificato secondo le indicazioni che abbiamo concordato insieme. Ringrazio l’Assessorato per la disponibilità ad accogliere gli emendamenti non solo miei, ma anche della maggioranza.
In merito agli emendamenti dell’opposizione, ho già espresso un pensiero su alcuni di quelli presentati dal Consigliere Sacco, in particolare sull’emendamento rubricato n. 9), legato al tema dall’areale risicolo. Al momento, non è presente il collega Sacco, ma so che conosce bene il tema.
Ho avuto modo di confrontarmi anche con alcune associazioni agricole, che sono molto preoccupate per quest’emendamento, quindi credo che il parere negativo della Giunta sia anche legato al fatto che non ci sia una condivisione con le categorie.
Ritengo, però, che la rinaturazione delle sponde arginali delle aree risicole sia, invece, un tema di evidente attualità, se vogliamo rafforzare l’identità dei luoghi, se vogliamo valorizzare il paesaggio, se vogliamo imprimere anche una valenza turistica al nostro territorio.
Ne parlavo ancora prima non solo con l’Assessore Marnati, ma anche con l’Assessore Protopapa: si condivideva il fatto che ci sia un percorso che è già iniziato, in realtà, ma che deve proseguire incentivando sempre più l’utilizzo di prodotti non chimici, prodotti naturali, prodotti biologici prodotti che vanno nell’ottica di preservare la naturalità, l’ambiente, la salute, ma soprattutto un territorio che storicamente è sempre stato ricco di biodiversità.
L’invito che mi permetto di rivolgere alla Giunta è di lavorare in futuro in questa direzione, perché lo ritengo un aspetto importante per il futuro del nostro territorio, dell’ambiente, della salute, ma anche della nostra agricoltura.
Grazie.”

(Interventi sulla Proposta di deliberazione n. 136 “Riassunzione della proposta al Consiglio Regionale di approvazione del Piano di tutela delle acque ai sensi dell’art. 121 del d.lgs. 152/2006 e dell’art. 7 della l.r. 56/1977, di cui alla DGR n.64-8118 del 14 dicembre 2018”, su articolato ed emendamenti).
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3 AGOSTO 2021
“Siamo all’approvazione del documento più importante che la Regione ha in Consiglio, cioè il bilancio consuntivo, insieme al bilancio preventivo. Mi stupisce che non ci sia discussione e attenzione rispetto a questo tema.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del Consigliere Perugini che sottoscrivo perché fotografa correttamente la situazione finanziaria della Regione. Tuttavia, signor Presidente, colleghi e colleghe, vorrei fare solo alcune rapide riflessioni sul bilancio consuntivo che andiamo ad approvare.
Due su tutte. La prima è di ordine contabile e finanziario, la seconda più di natura politica sull’attività svolta da quest’Amministrazione nel corso dell’anno 2020.
Nell’esprimermi sui dati contabili, numerici e sulla fotografia finanziaria del nostro Ente, dico che è molto positivo che stiamo continuando, nel solco degli ultimi dieci anni, ormai, in una politica di faticosissimo risanamento dei conti. Mi fa piacere che l’Assessore Tronzano e la Giunta abbiano dato continuità in questi primi anni; continuità che certo non durerà solo in questa legislatura, ma purtroppo anche nelle legislature che verranno.
Non vi nego che questo m’induce a una forte preoccupazione, non tanto per me e per noi che siamo qui presenti in questa importante Assise, ma soprattutto per le future generazioni. Già due anni fa la Corte dei Conti evidenziava – e lo stesso Assessore Tronzano l’aveva evidenziato negli anni passati – come la preoccupazione di un debito mostruoso che la Regione sta portando avanti dev’essere proprio per le future generazioni.
Il fatto di avere un debito così pesante obbliga la Giunta, come noi tutti, a tenere faticosamente i conti sotto controllo e ci obbliga a riflettere sul fatto che il gap tra Regioni ricche che diverranno sempre più ricche e Regioni in difficoltà, che ragionevolmente si troveranno a essere in una crescente e ulteriore difficoltà, è un problema che non solo deve porsi quest’Aula, ma l’intero Paese.
Perché dico questo? Perché così come l’Italia non dovrebbe pensare di creare le condizioni affinché il sistema degli enti territoriali generi sprechi ed errori – quindi dovrebbe maggiormente controllare che, nel rispetto dell’autonomia, non vi siano spese e iniziative volte allo sperpero del denaro pubblico, con Regioni ed Enti locali che utilizzano la propria autonomia per realizzare iniziative senza freni che competono, per esempio, altri Enti o altre istituzioni della Repubblica – allo stesso modo lo Stato non dovrebbe pensare che intere aree dell’Italia si trovino a perdere in partenza una battaglia competitiva con altre Regioni: penso al nostro Piemonte rispetto alle sorelle del Nord Italia, visto che soltanto noi abbiamo ereditato un debito senza senso che ogni anno ci fa perdere competitività rispetto alle altre Regioni (mi riferisco al bilancio del nostro Paese, alla nostra economia, ma anche alla nostra sanità).
Certo, non dobbiamo piangerci addosso. Dobbiamo, piuttosto, chiedere a Roma che si ricordino che esiste anche un Titolo V (non penso tanto all’articolo 117, quanto, piuttosto, alla piena e corretta applicazione dell’articolo 119) e che la stagione di un’autonomia responsabile non può essere procrastinata nel tempo.
Soprattutto, dobbiamo uscirne da soli e per farlo abbiamo tre possibilità: la prima è quella di lavorare sui Tavoli nazionali per portare a casa, su ogni singola materia, più risorse possibili; la seconda è continuare a essere rigidi nella spesa, controllare la spesa improduttiva e le sacche di spreco che ancora, purtroppo, si annidano nel bilancio regionale, comprese quelle del Consiglio. Collegato a quest’aspetto, c’è anche una diversa e migliore gestione del nostro patrimonio, sia di diretta competenza della Giunta, sia della sanità.
La terza direzione, a mio avviso, è quella di indovinare, azzeccare controllare ed essere prudenti sulle poche scelte che avremo a disposizione. Perché quando si hanno pochi soldi, se si sbaglia non si ha la possibilità di recuperare. Con il debito mostruoso che abbiamo, dobbiamo essere prudenti: ogni euro speso va pesato non una, ma cento volte! Presidente e Assessore, ringrazio questo Consiglio e la Giunta per l’attività che hanno svolto nel corso del 2020. Penso soprattutto a leggi importanti come il “Riparti Piemonte” e alle iniziative che abbiamo promosso a sostegno dell’attività economica in piena pandemia. Non dimentichiamoci che il 2020 rimarrà l’anno della pandemia; per come sono stati gestiti i conti della Regione, da un punto di vista finanziario, e per com’è stata gestita la situazione economica, il merito e il premio va certamente riconosciuto a questa Giunta, a quest’Amministrazione, a questo Consiglio.
Per questo motivo, credo di poter esprimere, anche a nome del Gruppo, il nostro voto assolutamente favorevole non soltanto sui singoli articoli, ma sul complesso del bilancio consuntivo.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 142 “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2020”, in discussione generale).
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3 AGOSTO 2021
“Grazie, Presidente.
Ringrazio il Gruppo della Lega che ci ha concesso qualche minuto in più, ma solo per ribadire che, con o senza voto segreto, il mio giudizio sulla proposta è assolutamente negativo, ed è un giudizio che parte da alcune premesse.
Prima di tutto, il fatto che trovo letteralmente stupefacente, e di questo sono colpito e amareggiato, che un provvedimento di così evidente importanza arrivi e approdi in Consiglio regionale senza neanche aver avuto un approfondimento in Commissione, senza neanche avere avuto il buonsenso e il garbo di ascoltare tutto quel mondo pro e contro la vita.
Questo mi stupisce, perché non vorrei che diventasse un precedente anche per il futuro, ed è un invito che faccio anche ai colleghi di maggioranza.
Attenzione, ragioniamo sul fatto che le proposte di deliberazione possono anche arrivare direttamente qui in Consiglio.
Allora, non mi stupisce che questa mattina, durante la discussione di quello che ho definito il più importante atto, insieme al bilancio di previsione, cioè il rendiconto di gestione per l’anno 2020, non abbia avuto neanche una dichiarazione di voto di trenta secondi da parte delle minoranze, perché era evidente che l’interesse odierno era soltanto su questo provvedimento, la cui finalità, a mio modesto avviso, ma non penso di sbagliarmi, più che entrare su un tema di questo tipo (di cui dirò dopo) con diversi punti opachi, è il fatto di arrivare a dire che, a livello nazionale e a quello regionale, è di affermare: “Guardate che bello è il Piemonte, Regione governata dal centrodestra e prima Regione in Italia a proporre una modifica referendaria in questa direzione”.
È quindi abbastanza evidente e chiaro il trucchetto, ma stupisce – torno a dire – il fatto che sul bilancio consuntivo della Regione, il provvedimento più importante, credo, nella storia dei cinquant’anni della Regione mai si sia verificato che le minoranze non abbiano fatto un intervento, mentre siamo qui a parlare di un qualcosa che riguarda non la nostra Regione, ma un tema nazionale: la modifica del Codice Penale.
Presidente, mi stupisce anche il fatto che gli stessi proponenti in questi anni, come livello di partito politico, su questo tema non abbiano fatto nulla. Hanno governato il Paese, e penso al Partito Democratico, per cinque anni, dal 2013 al 2018, per cui potevano tranquillamente presentare queste proposte in Parlamento e farle approvare dal Parlamento; la maggioranza ce l’avevano, quindi potevano tranquillamente presentare tutte le loro proposte. Non lo hanno fatto. Allora lo si presenta qui, oggi, in Consiglio regionale? Sono piuttosto preoccupato, perché trovo che questo provvedimento sia grave e lo considero un provvedimento ideologico. Ritengo che quando l’eutanasia immagina il malato grave come un limite, quasi trasformandolo in un inutile costo da eliminare, questo sia il fallimento della politica e il fallimento della società. Lo trovo un fatto inaccettabile.
Nel ribadire la sacralità della vita, chiudo con una riflessione. Mi ha fatto non dico sorridere, ma amareggiare leggere il testo come verrebbe ricomposto, alla luce delle modifiche abrogative, cioè andremmo a consentire “chiunque cagiona la morte di un uomo con il consenso di lui” al netto di alcune specifiche che vengono evidenziate al comma 3 della norma dell’articolo 579. In altre parole, tu sei legittimato a uccidere una persona se è un minore, una persona inferma di mente, un demente psichico uno che è solito bere o drogarsi, oppure in caso di violenza o di minaccia! Penso, allora, a fatti drammatici che capitano nelle nostre famiglie. Una mamma che perde un figlio, dunque qualcosa di straziante, spesso dice “la mia vita non ha più senso” e chiede al marito di toglierle la vita, perché la sua vita non ha più senso, senza suo figlio. Quel marito è legittimato a uccidere la moglie in base a questa proposta?
Sono cose che ritengo inaccettabili e credo che sarebbe stata opportuna una diversa riflessione: pensare che una persona semplicemente perché depressa semplicemente perché ha un momento di crisi nella sua vita, possa essere legittimata a essere uccisa, credo che sia un fatto grave. È un tema che va approfondito nelle Aule del Parlamento italiano e non certo in Consiglio regionale.
Per questi motivi, anche il mio voto sarà un voto assolutamente contrario con o senza voto segreto.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 168 “Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 352/1970 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull’iniziativa popolare), delle disposizioni contenute all’interno dell’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con Regio Decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole “la reclusione da sei a quindici anni.”; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole “si applicano”, in sottoscrizione degli emendamenti presentati).
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20 LUGLIO 2021
“Signor Presidente, colleghi, grazie.
Ringrazio l’Assessore per la relazione che ci vede anche quest’anno convinti nelle scelte di programmazione. Grazie, Assessore, del percorso avviato in questi anni, che ci vede assolutamente convinti quando s’immagina di avviare nuovi corsi e sezioni, attraverso un’analisi del contesto e una verifica della sostenibilità dei corsi stessi, in modo tale che non ci sia più un modo approssimativo di creare corsi sul territorio regionale, ma che questi siano frutto di un’analisi seria e di una sostenibilità degli stessi con la verifica dei bacini d’utenza. Questo diventa fondamentale, perché per giustificare la propria presenza, un dirigente o un Sindaco non può inventarsi un nuovo corso. In questo modo faremmo il male dei nostri ragazzi e delle generazioni future.
Assessore, concludo, dicendole ancora grazie, perché credo che questa sia la prima volta – a mia memoria, almeno negli ultimi due lustri – che si arriva a deliberare questo piano prima della pausa estiva. Abbiamo discusso negli anni passati con modalità anche accese, perché la Regione arrivava sempre tardi. Si arrivava sempre nel tardo autunno e si obbligavano la Città metropolitana, le Province, i Comuni e i dirigenti scolastici a correre all’ultimo momento per presentare il Piano in Regione prima di fine anno.
Quest’anno, finalmente, diamo delle tempistiche assolutamente ragionevoli e ampie. Mi pare, se non ricordo male, che si parli di fine ottobre, per cui c’è tutto il tempo per un’analisi seria e ponderata, da parte delle autonomie territoriali e dei territori, su quello che si andrà a proporre.
Pertanto, va bene che si sia arrivati con tempi decisamente più consoni a un’istituzione come la Regione, che deve portare avanti una programmazione in modo da evitare di arrivare sempre in ritardo come, purtroppo, succedeva nel passato.
È un bene avere cambiato questa modalità e, Assessore, i complimenti li faccio a lei, perché si è attivata con decisione rispetto alla sua struttura e ha fatto un ottimo lavoro.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 155 “D.lgs. 112/1998. Atto di indirizzo e criteri per la definizione del Piano regionale di programmazione della rete scolastica e del Piano regionale di programmazione dell’offerta formativa delle scuole secondarie di II grado. Anno scolastico 2022/2023”, in discussione generale).
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8 GIUGNO 2021
“Presidente, colleghi, questo disegno di legge, come abbiamo detto, nasce per adeguare la legge n. 23/2020 alle modifiche conseguenti e ai rilievi ministeriali.
L’occasione è stata propizia per inserire tre giornate importanti di recupero della memoria. È bene allora ricordare il Grande Toro.
È bene ricordare la tragedia dell’Heysel, per contrastare ogni forma di violenza, dentro e fuori dagli stadi.
È bene fermarsi un giorno, consentitemi di evidenziarlo, per ricordare dove nasce il calcio italiano, in quel Quadrilatero piemontese, composto da quattro città di provincia: Vercelli, Novara, Alessandria e Casale.
Era un calcio distante dal lusso dei giocatori superpagati, distante dalle speculazioni finanziarie, distante dalle stragi e dalle violenze appunto fuori o dentro gli stadi.
Era un calcio genuino; era un calcio dove i campioni d’Italia erano piemontesi; era un calcio dove gli unici rivali degli inglesi erano piemontesi, ma dove in trasferta si andava in bicicletta, dove le rivalità tra città erano certamente accese, ma a prevalere erano gli sfottò, non certo la violenza brutale o addirittura i morti. Parliamo di un tempo dove il calcio italiano era il “Quadrilatero”.
Sono convinto dell’importanza di questo ricordo, perché è giusto condannare la violenza negli stadi e le gesta straordinarie del Grande Torino. Ma dobbiamo anche ricordare proprio come quel Grande Torino affondasse le sue radici in quegli anni, in quei vent’anni dove in cima al calcio e allo sport italiano c’era il Piemonte e le squadre piemontesi. E nel Grande Torino giocavano tantissimi giocatori piemontesi. Io ne ricordo due con particolare affetto, perché sono vercellesi, della mia terra, Ferraris II campione mondiale dell’Italia nel 1938, ed Eusebio Castigliano, grande centrocampista di quel Torino. Entrambi iniziarono la loro carriera proprio nella Pro Vercelli.
In quei vent’anni di grande storia piemontese mi piace individuare un’annata simbolica, che è quella del 1921-22, che fu un’annata che port al successo (unica volta nella storia sportiva calcistica italiana) due squadre piemontesi, la Pro Vercelli e la Novese. Fu un campionato che iniziò il 2 ottobre, con addirittura sei squadre in quella che allora si chiamava Lega Nord, non come partito politico ma evidentemente divisione calcistica, quella più forte.
Le squadre piemontesi fecero un figurone incredibile; vinsero tutte la prima giornata, e tutte si piazzarono nelle primissime posizioni: Vercelli Novara, Alessandria, ma anche Casale, Torino e Juventus. Quel Casale raggiunse il suo scudetto nel 1914 e fu la prima squadra italiana a sconfiggere una squadra inglese. Furono anni incredibili, dove non soltanto c’erano delle squadre e degli scudetti, ma c’erano anche personaggi straordinari. Alcuni sono stati già citati, ma mi permetto anch’io di citarne uno, che probabilmente è il più rappresentativo. È Silvio Piola ancora oggi ineguagliato capocannoniere della serie A, con una quantità di gol che nessun altro nella storia d’Italia ha saputo superare, emblema di valori sani del calcio e dello sport. Quel Silvio Piola giocò a Vercelli giocò poi nel torneo di guerra del 1944, in quello che si chiamava non Torino, ma Torino FIAT. Giocò nella Juventus e concluse la sua stagione nel Novara. È quel Silvio Piola che regalò all’Italia il Mondiale del 1938 e che fu orgoglio non soltanto piemontese, ma dell’intera nazione, conosciuto in tutto il mondo.
La Coppa del Mondo in quegli anni si chiamava Coppa Rimet, perché il Presidente della Federazione era un tal Jules Rimet che, assieme all’allora Vicepresidente della Federazione (un piemontese, un vercellese), l’avvocato Bozzino, ebbe l’idea di fare una grande Coppa che unisse i popoli del mondo. Andò in Sudamerica e lì nacque l’idea della Coppa del Mondo, la Coppa Rimet. E c’è ancora il ricordo di quanti piemontesi giocarono in quelle nazionali del 1934 e del 1938 e che vinsero i Mondiali.
Poi c’è anche il fatto che, ancora oggi, celebriamo la Nazionale, l’Italia con la maglia azzurra di casa Savoia. Quest’anno si sono compiuti i 110 anni della maglia azzurra nazionale, inaugurata a gennaio 1911. E prima con che cosa si giocava? Si giocava con una maglia bianca, per ricordare una situazione un po’ imbarazzante tra la Federazione e la squadra della Pro Vercelli che doveva vincere quel campionato e non lo vinse per una tensione con l’allora Federazione. Di conseguenza, estromisero tutti i giocatori della Pro Vercelli in quella prima partita della Nazionale, ma per cercare di recuperare i rapporti fecero indossare le bianche casacche. Ancora oggi l’Italia utilizza come seconda maglia quelle bianche casacche.
Vede, Presidente, dietro a quegli anni ci sono storie autentiche di uno sport sano, che i nostri nonni ci hanno tramandato e che ancora oggi possono tramandare ai più giovani, e ora, solo grazie al paziente lavoro di tanti giornalisti, appassionati e amanti dello sport, sono in parte recuperati con memoria condivisa di un tempo lontano quando lo sport era centrato sull’etica, sui valori e sull’agonismo e non certo sui soldi.
È per questo, Presidente, che ritengo importante quel ricordo da parte delle istituzioni, per cui non posso fare altro che ringraziare per la sua sensibilità l’Assessore Ricca, il collega Perugini e tutti i colleghi del Consiglio regionale di maggioranza e di minoranza, con l’auspicio che questa e le altre Giornate che abbiamo individuato possano essere in futuro l’occasione per promuovere e favorire lo studio, la conservazione e la valorizzazione di quei momenti, di quei personaggi e di quei valori.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 132 “Modifiche alla legge regionale 1° ottobre 2020, n. 23 (Norme in materia di promozione e di impiantistica sportiva) e istituzione della giornata in memoria del Grande Torino”, in discussione generale).
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11 MAGGIO 2021
“Grazie, Presidente.
Il testo approdato in Aula è il frutto di un lavoro intelligente, di partecipazione, di confronto, di ascolto, con l’obiettivo di porre un faro su un tema certamente attuale, ma un tema di visione, perché sempre più la società dovrà sensibilizzarsi, preoccuparsi di un rinnovato ruolo della donna nel mondo del lavoro e della sua reale affermazione.
Del resto, i numeri che abbiamo letto dell’Ispettorato del Lavoro per il 2019, quindi in epoca pre-COVID, già ci segnalavano come per le donne avere e tenere un lavoro e avere un’occupazione congruente con il proprio titolo di studio e adeguatamente remunerata fosse più difficile che per gli uomini. La situazione è andata sensibilmente peggiorando con l’arrivo del COVID, con donne sempre più discriminate in ambito lavorativo, perché aspettavano un bambino o perché si sono trovate a dover accudire un bambino a seguito del venir meno o della limitazione dei servizi all’infanzia.
Questa proposta di legge arriva nel momento in cui l’Europa e l’Italia hanno messo luce e centralità sull’equa remunerazione delle donne. Abbiamo letto come nel PNRR il sostegno all’occupazione femminile e all’uguaglianza di genere sia un asse trasversale che dovrà guidare gli obiettivi di policy e le decisioni d’investimento, cosa di cui siamo certamente lieti.
Lo stesso Presidente Draghi ha spiegato come occorrerà agire su più fronti.
La presente proposta di legge forse non ha l’ambizione di porsi a livello del Recovery, ma rappresenta comunque un contributo certamente utile, che nasce proprio dal paziente lavoro che abbiamo fatto in Commissione, in cui sono state accolte tante osservazioni pervenute in questi mesi.
Il mio Gruppo ha svolto, peraltro, un’intensa attività emendativa che unita a quella del proponente, porta un testo che ora ci convince, e ci convince perché sono stati espunti elementi pur seri, ma elementi ridondanti rispetto alla legislazione attuale.
Un bene, in particolare, è aver raccolto le indicazioni che sono arrivate dai referenti del Centro regionale antidiscriminazione, così come anche dei nodi territoriali, delle Consigliere di parità, dell’Agenzia Piemonte lavoro. Inoltre, ci convince perché gli elementi premianti per le imprese virtuose inserite nell’istituendo registro regionale superano gli elementi “punitivi”.
Vedete, quando parliamo di parità retributiva, ritengo essere un grande male della nostra società distinguere un uomo da una donna. Entrambe sono persone e – badate – se una differenza c’è, la differenza è che la donna oltre al lavoro, ha sulle proprie spalle il carico familiare, che è un peso, un macigno enorme che noi uomini condividiamo ancora troppo poco e spesso, nemmeno capiamo.
Presidente, vengo a concludere questa nostra dichiarazione dicendo che le donne nel lavoro non vanno né punite, perché vogliono essere madri, n esasperatamente tutelate come fossero in un’oasi protetta. No, le donne vanno lasciate libere di esprimere i propri talenti e vanno lasciate libere di potersi costruire una vita.
Per questo, prima di ogni legge, ciò che serve è una grande rivoluzione culturale.
Oriana Fallaci diceva che la rivoluzione più grande è quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Io credo che il sistema di vita delle donne sia già profondamente cambiato, ora tocca alle Istituzioni della Repubblica favorire il pieno compimento di questa rivoluzione, anche favorendo un’occupazione di qualità e anche contrastando l’abbandono lavorativo delle donne.
Per questi motivi, il nostro Gruppo darà un voto favorevole alla proposta di legge.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 101 “Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra i sessi e il sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità”, in dichiarazioni di voto).
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4 MAGGIO 2021
“Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con grande attenzione la relazione del Presidente, della Giunta e il dibattito avvenuto sin qui. Non sono stupito delle parole che ho ascoltato da parte dei colleghi di minoranza, perché fa parte del ruolo.
E, del resto, se la Giunta non avesse fatto nulla, non avesse fatto questo censimento, saremmo oggi a parlare di inerzia, di “fagnanismo”, di letargia, di indifferenza verso il mondo produttivo, verso il mondo delle Autonomie locali che non è stato consultato, che non è stato coinvolto, con cui non c’è stata alcun tipo di partecipazione.
Io cerco sempre di trovare gli aspetti positivi sia da quanto fatto dalla Giunta sia da quanto detto dai colleghi di minoranza che mi hanno preceduto. Credo che sia positivo che ci sia la voglia, da parte di ognuno di dare un contributo all’interno del proprio ruolo e credo che sia tanto più importante non soltanto entrare nel merito delle singole proposte e delle idee, ma sul fatto che oggi serva su un tema come questo – che non può essere un tema divisivo, e lo vediamo a livello nazionale – il senso di un’istituzione che raccolga gli stimoli che arrivano da tutti, dalla maggioranza come dalla minoranza.
Io non voglio giudicare il lavoro della Giunta giusto o sbagliato. Credo che sia un lavoro assolutamente coerente con un percorso di partecipazione che definisco necessario, perché noi stiamo immaginando il Piemonte del domani. Ho avuto modo di leggere tante proposte e moltissime di queste sono convincenti, serie, importanti, strategiche, visionarie.
Poi, certo, ce ne sono alcune assolutamente più deboli e più fragili, ma questo lavoro, questo censimento ci fa capire che il Piemonte è vivo, che ha voglia di emergere, ha voglia di fare e di guardare al futuro con speranza, con ambizione ed ottimismo.
E noi dobbiamo guardare con grande attenzione a tutte le migliori proposte che abbiamo trovato ed escludere quelle che non ci hanno convinto, quelle deboli, quelle finalizzate all’oggi e non al domani, quelle che non hanno una visione.
La Giunta proprio questo ha fatto: intelligentemente, a mio avviso, è uscita dal Palazzo, è andata sui territori, ha incontrato le Autonomie gli stakeholder, ha mappato e fotografato le richieste. È un lavoro estremamente utile, anche perché il PNRR è agli inizi, agli intenti, all’appostazione delle risorse. Ora servirà capire gli sviluppi che questo potrà avere, quale ruolo specifico avranno le Autonomie, quale ruolo avranno le Regioni. Ma prima di elaborare una strategia, bisogna conoscere e condividere.
Il mio collega Ruzzola prima ha citato la frase di Einaudi “Conoscere per decidere”. Questo è fondamentale: non far piovere dall’alto le decisioni.
Lui citava anche la Città metropolitana, ma quanti Enti in Piemonte hanno fatto un lavoro senza ascoltare i propri cittadini, i propri Consiglieri, i propri territori? Noi, invece, questo l’abbiamo fatto e abbiamo fatto bene anzi benissimo: condividere e partecipare.
Vado verso la conclusione, Presidente, e consideratelo come uno stimolo al lavoro futuro che bisognerà fare.
Credo si dovrà lavorare su tre filoni: il primo è quello di ridurre la burocrazia. È un qualcosa che dovremmo fare assolutamente, riducendo i tempi e promuovendo la cantierabilità dei progetti. Certo, bisogna dare la massima trasparenza, ma dobbiamo limitare tutte quelle pratiche che possano appesantire il sistema.
Il secondo filone è quello di promuovere la pianificazione strategica sui territori, che viene prima della progettazione. Benissimo sentite il Presidente parlare di un Parco Progetti ed è fondamentale che il Presidente e la Giunta lavorino sulla capacità di progettare, ma ancora prima serve che maturi nei territori una capacità di pianificare.
Il lavoro svolto finora dalla Giunta è fondamentale per stimolare questo tipo di cultura sui territori; l’idea di programmare e progettare i propri interventi e non arrivare all’ultimo momento e inventarsi qualcosa.
Il terzo punto riguarda la premialità del merito. Noi dobbiamo guardare a quei progetti realmente sfidanti, quelli che guardano al domani e non all’oggi, quelli finalizzati a prevenire i danni, a modernizzare il Paese a promuovere la competitività. Se noi ci limiteremo a finanziare sul PNRR i progetti ordinari avremo certamente fallito.
Un invito infine che rivolgo ai colleghi di Giunta, ma so che molti stanno già lavorando in questa direzione: serve in questi giorni e in queste settimane intervenire con i propri colleghi delle altre Regioni per costruire delle alleanze per portare più risorse possibili nella nostra Regione. Non ho sentito ancora nel dibattito parole in questa direzione ritengo però assolutamente fondamentale dedicare e lo ed energie per portare a casa più risorse possibili.
Dandomi disponibile in Commissione ad approfondire i temi del PNRR diventerà fondamentale guardare e approfondire i bandi e io credo che anche i colleghi di Commissione con piacere potranno farlo; ho visto in passato Assessori, ad esempio Marnati che segue una missione fondamentale nel PNRR l’ambiente, che presentavano in Commissione le proposte di bando e potranno farlo anche in futuro; questo diventerà a mio avviso fondamentale per definire una strategia.
In conclusione, rivolgo un ringraziamento sincero a tutti quei Comuni tutte quelle associazioni di categoria, ai territori che hanno dato un contributo straordinario.
La mia Provincia, Vercelli, ha dato un contributo di idee notevole e a loro rivolgo un sincero ringraziamento, così ancora alla nostra Giunta per un lavoro di partecipazione come probabilmente non c’è mai stato in Piemonte.”

(Intervento sulla “Presentazione del documento ‘Piemonte Next Generation’ e possibili contributi piemontesi al PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”).
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27 APRILE 2021
“Grazie, Presidente. Rivolgo un ringraziamento per questa relazione che fornisce al Consiglio regionale molti spunti di riflessione. Un dato che mi ha colpito particolarmente – non perché non lo sapessi ma perché ha colpito nei numeri imponenti – è quello delle natalità. È un tema che, a mio avviso, deve indurre questo Consiglio ad una riflessione profonda, perché tutti sappiamo come il problema del nostro Paese sia comune a tanti Paesi europei, ma come diceva il Garante è un problema che qui in Piemonte ha delle dimensioni che superano la media nazionale. Nelle analisi dei giornali nazionali e nelle tabelle in cui sono indicate le Province più virtuose e meno virtuose, noi crolliamo nelle classifiche nazionali e uno degli indicatori che ci porta al fondo della classifica è proprio relativo al tema della natalità.
Mi permetto non soltanto ringraziarla, ma di lanciare qualche suggestione e suggerimento anche per il lavoro che andrà a fare e per la futura relazione. Su questo punto, il tema della natalità, lei ha già illustrato e sono presenti nella relazione le cause, ma potrebbero essere approfondite alcune proposte che potranno essere utili alla nostra Regione per inserirle nelle politiche rivolte ad invertire una tendenza grave.
Il secondo invito che le rivolgerei è quello di dedicare un focus sugli effetti della pandemia, confidando che sul finire dell’anno dovremmo uscirne grazie alle vaccinazioni e quindi avremo dei dati significativi di quello che è stato l’impatto della pandemia in molti adolescenti, in molti bambini anche in questa ondata che si è appena conclusa. Chiederei di fare un focus, legandolo ai rapporti familiari, alle tensioni che possono essere nate nelle famiglie piemontesi durante questa pandemia, agli effetti sociali – soprattutto negli adolescenti ma anche nei bambini più piccoli e, in ultimo, all’aspetto affettivo e ai comportamenti alimentari. Sono tutti temi in qualche modo collegabili con la pandemia.
Da ultimo, ho visto che avete inserito un passaggio importante sul tema della disabilità, dell’inclusione scolastica, molto ben fatto e molto ben costruito. Mi allaccio ad una situazione imbarazzante di questi giorni, che le farò avere nei dettagli perché lei possa prendere coscienza e possa intervenire, di una bambina di 5 anni che ha subìto un recente intervento ad una gamba. A questa bambina, che aveva già una disabilità fisica, è stato negato di poter accedere alla sua scuola come tutti gli altri bambini, perché un insegnante, un dirigente scolastico, probabilmente non così sensibili a questa situazione, non le hanno consentito di essere come gli altri bambini. Lei nella relazione giustamente ha citato l’articolo 3 della nostra Costituzione. A quella bambina il diritto citato nell’articolo 3 è stato negato.
Per questo, un approfondimento anche sul tema dell’inclusione sociale delle scuole piemontesi, a mio avviso, sarebbe utile, perché quel caso è stato risolto grazie all’aiuto che ha dato il Comune in cui è residente questa ragazza e l’aiuto che in questi giorni ha dato l’Assessore Chiorino che adesso non è presente in Aula. È un fatto veramente inaccettabile ed inaudito, in una Regione che si vuole definire civile, che ad un bambino con una disabilità non venga garantita l’inclusione all’interno alla propria scuola, esattamente come gli altri bambini.
Per cui un focus anche sul tema dell’inclusione scolastica credo sia importante ed utile in un momento delicato e difficile come quello che stiamo vivendo. Grazie ancora.”

(Intervento sulla Relazione del Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza, ai sensi dell’articolo 11 della legge regionale 31/2009, in dibattito).
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31 MARZO 2021
“Grazie, Presidente.
Volevo intervenire per fatto personale, per come mi ha chiamato il collega Martinetti, ma devo dire che mi ha già chiamato per scusarsi e ho visto che ha scritto in chat, penso per questo motivo.
Vorrei intervenire in conclusione di questa discussione generale, perché vorrei innanzitutto rivolgere un sentito ringraziamento all’Assessore Tronzano per come ha gestito questo bilancio, che è un’opera difficile difficilissima in un’epoca normale, vista la situazione finanziaria che è stata ereditata e di cui alcune voci della minoranza, devo dire, isolate hanno perso totalmente, distrattamente e colpevolmente memoria. Un’opera ancora più difficile, mi viene da dire, alla luce della pandemia, i cui effetti non sono solo sull’economia reale, piegata dalle chiusure, ma su tutto il sistema pubblico, dal piccolo Comune allo Stato, passando ovviamente per la Regione, che ha perso gran parte delle entrate tributarie. Le imprese sono in difficoltà, il lavoro viene a mancare o a ridursi, il reddito diminuisce e le entrate delle autonomie locali, di conseguenza, si comprimono.
Ci sono dei meno nelle spese della Regione ho sentito. Beh, non c’è da stupirsi: se le entrate si riducono, non ci sono tante altre scelte e non si tratta di qualche 100 mila euro in meno, ma di decine, decine e decine di milioni di euro, come l’Assessore Tronzano ci ha spiegato durante l’illustrazione del bilancio.
Per riuscire a recuperare la capacità di spesa si sarebbero dovute aumentare sì tutte le tasse regionali, ma questo non è stato fatto. La scelta politica è stata quella di non aumentare le tasse: sarebbe stato certamente – lo sapete e lo dico a tante persone che hanno fatto gli amministratori – da un certo punto di vista, facile aumentare le tasse e con quelle risorse si possono fare tutte le marchette, le regalie elettorali, le promesse che sono state fatte, eccetera. Questo non è avvenuto, perché è stata fatta una scelta chiara e netta che è stata appunto quella di mantenere la tassazione com’era in precedenza.
È stata fatta un’altra scelta, che ritengo importante, poco comunicata forse, ma mi piace evidenziarla: è iniziato un percorso di compressione della spesa improduttiva che ritengo doveroso, ritengo assolutamente utile per non dire fondamentale. Il mio auspicio è che si rafforzi questa linea e cioè che – attenzione – vale per la Giunta, vale anche per il Consiglio regionale, perché sacche di spesa inutile ci sono ancora, che si annidano fanno resistenza, ma lì ci si può ancora lavorare. So che l’Assessore Tronzano su questo è molto attento.
Inoltre, è importante, a mio avviso, dare una spinta netta e forte per aumentare la spesa in conto capitale, per arrivare a comprimere le spese correnti. Che cosa intendo? Intendo, come ho già detto anche in Consiglio regionale, quando parlavamo, per esempio, dei temi ambientali: perché non sostituire il parco auto con mezzi ecologicamente più performanti? Questo potrebbe voler dire anche ridurre le spese. Perché non razionalizzare non soltanto la sede principale della Giunta regionale, ma anche sui territori? So che l’Assessore Tronzano lo sta facendo, anzi ne approfitto per dirgli grazie per il lavoro che sta facendo, per riprogettare alcune sedi sui territori, come quella dove io abito, Vercelli. E poi, ancora, il fatto che si sia provato a immaginare di creare per la prima volta un fondo di progettazioni che sia utile e importante nel momento in cui ci saranno i bandi, per cercare di attrarre risorse.
Nel momento in cui mancano risorse, cercare di inventarsi qualsiasi cosa per uscire ad acciuffare quelle risorse che arrivano dall’Europa o dallo Stato, in questo momento è assolutamente fondamentale. Allora, bene aver richiamato il fondo progettazione. Lo ha citato il collega Perugini, che è di Novara: è già stato dato come indicazione di usare una parte per opere strategiche per il Piemonte, come a Novara e Vercelli e mi fa piacere ricordarlo.
Questo bilancio, la cui analisi è stata fatta dall’altro relatore di maggioranza, dalla mia collega di Forza Italia, Biletta, in modo molto lucido e molto chiaro, insieme anche al collega Bongioanni, è un bilancio che, a mio avviso, va letto e compreso nelle sue due principali priorità.
La prima è quella finanziario-contabile. Certo è molto tecnica, perché arriva da una chiara indicazione normativa della Corte dei Conti, oltre che dei nostri revisori, ma ha dei risvolti evidentemente politici, perché quel controllo che oggi c’è su ogni voce di spesa è quello che è mancato nei decenni passati e ha condotto al disastro finanziario del nostro Ente.
È bene evidenziare come quell’attento controllo maniacale, se vogliamo, su cui l’Assessore Tronzano ha posto la sua massima attenzione, ha un risvolto politico.
Bene, dunque, mettere in sicurezza i nostri numeri.
Il secondo aspetto è riuscire a garantire il livello di servizi del passato, anzi, cercare di puntare su alcuni punti che la maggioranza ha ritenuto importanti, prioritari e strategici. Tra questi, lo ha accennato chi ha parlato dalla maggioranza prima di me: altro che pensare ai poteri forti, qui la maggioranza ha investito sulle nuove povertà.
L’unica scelta veramente strategica fatta sul bilancio è al contrario: le nuove povertà. Su questo abbiamo voluto investire come maggioranza. Viviamo un momento terribile ed è giusto essere vicini a quelle famiglie che vivono e vivranno momenti di grande difficoltà.
Abbiamo avuto tutti – dico tutti: Giunta, Consiglieri di maggioranza e minoranza – piena soddisfazione? Noi tutti? Credo che, intimamente, ognuno di noi sperava di ottenere qualcosa di più a partire dalla Giunta e dai nostri Assessori che hanno chiesto, ma la coperta è quella che è. Io stesso ho presentato molte proposte alla Giunta sui temi del sociale e della famiglia (Magliano prima parlava della denatalità, tema che ho posto anch’io ed è un tema certamente serio), la difesa del suolo, le infrastrutture, il territorio da cui provengo, le autonomie locali e l’ambiente.
Ebbene, se è vero che non tutto quello che ho presentato e che il mio Gruppo ha presentato è stato accolto, sono particolarmente contento che il fondo di progettazione è stato invece inserito; che la richiesta forte, da parte del mio Capogruppo, di investire sulle nuove povertà è stata inserita; che in questo periodo è stata fatta una DGR senza maggiori costi sulla pulizia dei fiumi e su cui è stata fatta – altro che tanta comunicazione! – poca comunicazione. L’invito che faccio alla Giunta è invece, di investire sulla comunicazione.
Mi rendo conto che altre proposte erano più complicate, perché richiedevano, da una parte, più risorse, quindi uno sforzo economico maggiore; dall’altra, certamente un’organizzazione e una regia organizzativa molto più complessa.
Vengo alla conclusione, Presidente. Capisco la logica politica o il giochetto politico di presentare centinaia e centinaia di emendamenti, non vivo su Marte, ma ne approfitto per ringraziare i colleghi di Commissione per avere gestito al meglio una mole di quasi 400 emendamenti, dando la giusta attenzione a molti temi anche rilevanti. Però, attenzione, serve serietà, perché presentare emendamenti in questa situazione da dieci, venti e cinquanta milioni no. Ecco, lì fatico davvero a condividerlo, perché sono totalmente fuori dalla realtà. Delle due l’una: o uno non conosce la situazione finanziaria dell’ente o uno spara grosso per guadagnare un post qualche like, ma io credo che perderà anche di credibilità.
Presidente, ho una bambina che non ha ancora quattro anni; è piccola, ma molto sveglia e combattiva. Ama il cioccolato e mi chiede sempre il pezzo più grande: io le dico di accontentarsi di quello più piccolo e le ricordo di fare attenzione al detto che recita “chi troppo vuole nulla stringe”.
Lei allora inizia a urlare, a gridare sempre più forte, pensando che così gridando si porterà a casa quel pezzo di cioccolato più grande. Invece come finisce? Che non ottiene neanche quello piccolo, neanche il pezzettino piccolo. Zero.
Ecco, come gli Assessori e la Giunta hanno capito, come noi della maggioranza abbiamo capito e come buona parte della minoranza ha capito e ottenuto – e ottenuto – poco o tanto, sicuramente qualcosa di utile per tutti, perché alcuni emendamenti presentati anche dai Gruppi della minoranza hanno trovato il favore della maggioranza. Certo, chiedere cifre folli non va, poi non ci si può lamentare se non arriva nulla, perché c’è stata una mediazione che ho caldeggiato, che l’Assessore ha seguito, che ha condiviso con i Gruppi in maggioranza e che ha portato e porterà a più risorse in bilancio, anche per la minoranza, accompagnate da un’attività normativa che troverà la luce nelle prossime settimane.
Allora – e vengo davvero alla conclusione – voglio uscire dalla logica della retorica e del teatro della politica, perché non starò qui a raccontare tutti i capitoli aumentati rispetto a quelli di cui investiva la Giunta Chiamparino (e potrei farlo capitolo per capitolo), perché come sono infastidito a sentire polemiche sterili e infondate nei confronti della maggioranza, preferisco evitare di incorrere sullo stesso piano.
Resta un bilancio di cui raccolgo alcuni elementi che sono politici: si congela la tassazione, s’investe sulla riduzione della spesa improduttiva si cercano risorse per compensare la contrazione delle entrate e per favorire la programmazione e gli investimenti e s’investe nel sociale.
Questo mi basta per dire che, in una situazione economica di enorme difficoltà delle autonomie locali, compresa la nostra Regione, dopo un 2020 dove la Giunta, a mio avviso, giustamente ha dato un aiuto e un segnale concreto a decine di migliaia di attività piegate dalle chiusure (se non l’avesse fatto, provate a immaginare il “casino” che sarebbe capitato all’interno dal Consiglio regionale stesso), serve prendere atto della drastica riduzione delle entrate, serve limitare i danni finanziari e il poco disponibile usarlo, com’è stato fatto, per aiutare chi rimarrà indietro.
Grazie, Presidente.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 129 “Bilancio di previsione finanziario 2021-2023”: discussione generale).
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3 FEBBRAIO 2021
“Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio i colleghi Sacco, Ruzzola, Biletta, Dago, Gagliasso e Graglia per avere presentato e firmato con me quest’ordine del giorno anche se su fronti diversi e distanti, a dimostrazione che le questioni ambientali non devono avere una connotazione di parte.
Su questi temi, troppo delicati, occorre che si remi tutti nella stessa direzione e la tutela delle nostre falde è un argomento di grande rilevanza politica; questione già oggetto di un’intensa discussione durante e dopo i lavori di V Commissione con l’emendamento presentato dal collega Sacco e oggetto di un’intensa iniziativa politica ancora prima, negli anni passati promossa da molte decine di Sindaci piemontesi, da tre Province, dalla Città metropolitana e che aveva raggiunto un primo traguardo nella tutela della cosiddetta area di Valledora a confine tra le Province di Biella e di Vercelli.
In seguito, il tema è diventato oggetto di discussione anche in campagna elettorale. Sono molto contento che – prima si parlava di programmi elettorali – nel programma elettorale del centrodestra e del Presidente Cirio ci fosse un passaggio chiaro e inequivocabile: “Vogliamo garantire ai piemontesi la tutela delle falde acquifere, da dove attingono i pozzi”.
Così recitava quel programma. Ora, però, occorre passare dalle parole, dai programmi ai fatti.
Torno al lavoro fatto in quest’ultima settimana in Commissione con la collaborazione non solo del Presidente Sacco, ma anche del Presidente della Commissione Angelo Dago, intervenuto prima, e dell’Assessore Marnati.
Abbiamo riscontrato una difficoltà nella scrittura del testo emendativo per via della rigidità del Testo Unico Ambientale, che fissa, con estrema precisione, chi fa che cosa. Abbiamo allora approfondito la norma, facendo soprattutto un lavoro di ricerca sui possibili profili d’incostituzionalità. È così che sono incappato nella recentissima sentenza n. 272 del 2020 della Corte Costituzionale, che richiama altre sentenze del 2016 e del 2013 e che in sintesi, ribadisce come la definizione dei criteri localizzativi sia di stretta competenza gestionale e amministrativa.
Dunque, non è consentita la via legislativa.
È davvero un peccato. Insomma, anche volendo, non possiamo scrivere un indirizzo in legge così netto e aggiungo di buon senso ma l’onere è demandato alla Giunta.
A questo punto, fatte queste preliminari verifiche d’intesa con l’Assessore, che ringrazio per la collaborazione fornita, abbiamo depositato un ordine del giorno in cui chiediamo, sinteticamente, che nei criteri localizzativi promossi dalla Giunta vengano previsti criteri di esclusione per tutti quegli impianti che possono interferire con la tutela della risorsa idrica sotterranea: quindi non tutti indiscriminatamente, ma soltanto quelli che possono interferire con la tutela delle risorse idriche.
Insomma, basta lasciare le Province e la Città metropolitana senza un chiaro indirizzo su una materia così delicata! Basta casini, basta comitati, ricorsi, imprenditori che non sanno più cosa fare, cause legali infinite, proteste. Basta! Pure la CNAPI – ne abbiamo discusso la settimana scorsa – tra i criteri per individuare le aree idonee ha già escluso quelle dove ci sono interferenze con l’acquifero profondo. E questo potrà essere un tema che cavalcheranno quei Sindaci interessati, che possono veder recuperare la propria situazione come loro ritengono, a tutela del proprio territorio.
Allora, facciamo come hanno già fatto altre Regioni, come il Veneto per esempio, che è già intervenuto in materia: facciamo sì – e concludo Presidente – che nei criteri localizzativi diventi davvero un punto qualificante. Perché vogliamo e dobbiamo dire ai nostri concittadini piemontesi che in quest’esperienza legislativa e amministrativa abbiamo fatto davvero di tutto per garantire la sicurezza delle nostre acque e dei nostri acquedotti. Lo dobbiamo a chi crede in un presente migliore soprattutto per le generazioni che verranno.
Grazie, Presidente.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 88 “Modifiche alla legge regionale 10 gennaio 2018. n. 1 (Norme in materia di gestione dei rifiuti e servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani e modifiche alle leggi regionali 26 aprile 2000, n. 44 e 24 maggio 2012, n. 7)”, su ordini del giorno collegati).
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26 GENNAIO 2021
“Grazie, Presidente.
Oggi dovrei essere contento, perché dopo più di cinquant’anni il nucleare forse, lascerà la mia provincia; forse lascerà la nostra regione. In realtà, sono molto preoccupato, perché il mio timore è che la presentazione della CNAPI sia solo una risposta all’Europa, che è in procinto di sanzionare l’Italia, e che non ci sia una reale volontà di dare seguito al decreto del 2010, che più volte è stato evocato nel corso di questo Consiglio aperto. E non ci sia, in realtà, un’effettiva volontà di chiudere i depositi provvisori piemontesi.
Non solo sono preoccupato, ma sono anche incavolato. I criteri sono pubblici da più di 5-6 anni, ma i vari Governi che si sono succeduti fino ad oggi hanno dormito. Pensate, sono passati dieci anni non per realizzare il sito, ma per decidere i siti potenzialmente idonei. Non quelli idonei: solo quelli potenzialmente idonei! Eppure, quante pressioni sono arrivate dagli Enti locali e dalle associazioni ambientaliste in questi ultimi dieci anni? Una marea! Quante lettere, quanti incontri, quante spinte, quante sollecitazioni! Cosa è stato fatto? Nulla. Ci si sveglia adesso improvvisamente, in piena pandemia.
Il tema non sono i criteri, che erano pubblici dal 2014 e, bene o male, si poteva immaginare dove potesse ricadere la scelta. Basta pensare al tema sismico: non è che in tutta Italia ci sono i terremoti, ci sono i vulcani c’è il problema delle falde acquifere. Il tema è: perché dieci anni? Perché proprio in questo momento e in piena pandemia? Viene il sospetto che ci sia mossi solo per dare una risposta, non al territorio piemontese che detiene le scorie da ormai più di cinquant’anni, ma perché è arrivata la strigliata da oltre confine.
Facciamo allora una bella cosa: prima, nel dubbio, ribadiamo la necessità di dotarci di un sito nazionale unico, senza se e senza ma (il mio Gruppo lo dice chiaramente). Garantiamo prima alle popolazioni piemontesi che ospitano i depositi temporanei la massima sicurezza, visto che i tempi del deposito nazionale saranno, comunque, biblici. Partiamo nel darci una mossa, per esempio, sul Cemex di Saluggia o dalla pulizia degli alvei, dal consolidamento delle difese spondali, arginali e con la messa in sicurezza dei fiumi Dora e Po. Mi rivolgo anche a chi presiede questa assise, che è molto sensibile a questi temi.
Apro una piccola parentesi. Ricordiamo anche agli amici di Roma, nel caso se lo fossero dimenticati, che dovrebbero pagare ai Comuni piemontesi i propri debiti. Ricordo che solo il Comune di Saluggia – pensate, cari Consiglieri! – aspetta più di 22 milioni di euro; lo dico anche ai Sindaci coinvolti nei siti potenzialmente idonei. Ripeto: pensate che il Comune di Saluggia aspetta più di 22 milioni di euro e che, dopo avere vinto due cause contro lo Stato, si trova insieme ad altri Comuni piemontesi e italiani nell’incredibile situazione che deve pignorare lo Stato che perde le cause, ma non le paga. Qui siamo davvero nell’assurdo! Poi, dicevo, chiediamo anche di promuovere – mi sembra che sia stato espresso sia da alcuni Sindaci sia da molti di quelli che sono intervenuti oggi – ogni controllo tecnico sulla difesa delle nostre falde. Ci mancherebbe altro! Non voglio pensare che chi ha fatto lo studio, chi ha fatto i progetti, chi ha fatto la verifica non si sia accorto di questo perché sarebbe gravissimo.
Noi dobbiamo scongiurare e garantire la massima sicurezza alle popolazioni a partire dalle nostre, quelle piemontesi, come è giusto che sia approfondendo anche tutti gli aspetti connessi alla difesa, alla sicurezza e anche le situazioni più estreme, perché mi rendo conto del timore che possano avere le persone che non hanno mai convissuto con il nucleare.
Il mio Gruppo presenterà, successivamente, un ordine del giorno, quindi non mi soffermo ulteriormente. Dico soltanto che il Piemonte – sono certo potrà e dovrà dare la sua collaborazione al Governo, ma occorre avere risposte chiare e tempi certi, prima sulla presenza dei depositi temporanei e poi sul futuro del nucleare nella nostra regione.
Grazie, Presidente.”

(Intervento sull’Assemblea aperta ai sensi dell’articolo 53 del Regolamento interno: “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonei ad ospitare deposito nazionale rifiuti radioattivi: riflessioni sulle ricadute regionali”).
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26 GENNAIO 2021
“Mi piace ricordare, da un lato, alcuni passaggi che ritengo importanti, inseriti all’interno delle premesse che sono i seguenti.
Il primo – e mi sembra che ci sia anche un ordine del giorno in tal senso del collega Nicco – evidenzia, come mi pare sia stato anche detto dai rappresentanti delle associazioni agricole, il tema della tutela delle produzioni di qualità del Piemonte. Io arrivo da una terra legata alla risicoltura; un po’ di anni fa finimmo su “Fratelli di Crozza” per il riso vercellese coltivato vicino a centrali nucleari dismesse, vicino a depositi nucleari di Saluggia. Ricordo che a Saluggia c’è anche una produzione di eccellenza come il fagiolo di Saluggia, ma in Piemonte abbiamo anche l’asparago di Santena, il porro, il peperone di Carmagnola. Abbiamo delle produzioni tipiche che vanno tutelate.
Nelle premesse noi facciamo cenno a un altro tema emerso quest’oggi da diversi soggetti regionali e associativi come il tema della tutela delle acque, quindi la massima tutela della risorsa idrica e quindi, su questo tema, bisogna certamente riflettere con grande attenzione.
Abbiamo evidenziato il tema dell’impiantistica del Cemex che è partito ma come è stato detto nelle conclusioni del Tavolo di trasparenza del nucleare la settimana scorsa, attenzione che siamo in ritardo mostruoso, un ritardo inconcepibile e serve accelerare rapidamente.
Questa mattina e anche nel primo pomeriggio abbiamo sentito l’intervento appassionato dell’Assessore del Comune di Saluggia che evidenziava come ci sia ancora oggi un problema legato ai rifiuti radioattivi ad alta attività proprio a Saluggia.
Sempre nelle premesse evidenziamo altri due passaggi. Su primo, veramente non so che termine usare; penoso forse è il termine corretto, perché è quello delle compensazioni in un momento anche in cui certi Sindaci vogliono capire cosa vuol dire centro di ricerca, di cosa stiamo parlando.
Dall’altra parte abbiamo Sindaci piemontesi che attendono cifre di decine di milioni di euro che non gli vengono riconosciute, nonostante una legge lo dica! Qui siamo veramente al paradosso e nonostante ci siano stati due gradi di giudizio! Un fatto davvero increscioso! Mai mi è capitato di vedere una situazione del genere, in cui dei Comuni pignorano lo Stato! Questo va anch’esso chiarito.
Infine ribadiamo l’importanza di mettere in sicurezza i depositi temporanei e di individuare, ovviamente, un sito nazionale.
Cosa chiediamo nel dispositivo? Chiediamo sostanzialmente cinque cose che vado ad elencare rapidamente. La prima è legata al tema, ed è anche il titolo di questo ordine del giorno, del Tavolo per la trasparenza sul nucleare. Un Tavolo voluto dalla Regione Piemonte nel 2010 – molto bene ma oggi è un Tavolo che deve lavorare a pieno regime, un po’ come succede per i Tavoli di crisi della Protezione civile quando c’è un’emergenza.
Abbiamo scritto che deve essere attivato in modalità permanente; è inutile scrivere ogni due mesi, ogni tre mesi, ogni sei mesi: deve lavorare in modo permanente e trovarsi con la frequenza che individuerà l’Assessore, molto attento e molto presente e che ringrazio per la relazione di quest’oggi ma quel Tavolo va implementato in termini di frequenza e va utilizzato in questa fase così delicata.
Il secondo punto è ripreso anche da molti ordini del giorno; prima il Consigliere Avetta lo ha citato: anche nel suo ordine del giorno si parla del tema dell’informazione. Un tema centrale, su cui non sto a dilungarmi ma è importante dare una concreta azione di informazione, lo sollecitava anche il Sindaco di Saluggia e il Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, ed è il fatto culturale. Questo è importantissime. Insieme alla messa a disposizione, abbiamo scritto, di competenza dell’Ente regionale.
Noi abbiamo parlato in termini generali di competenze che devono essere in particolare, quelle degli Uffici Tecnici della Regione, che possono certamente dare una mano. Sotto questo aspetto, penso che questo punto sia in linea con molti altri ordini del giorno presentati quest’oggi.
Punto tre, e vado velocemente verso la conclusione, il coinvolgimento dei territori su cui anche qui non mi dilungo. Trasparenza, partecipazione e condivisione credo siano assolutamente fondamentali.
Come punto quattro, sollecitare Governo e SOGIN affinché siano garantiti tutti gli interventi propedeutici alla sicurezza degli impianti piemontesi con particolare riferimento – anche in questo caso richiamo l’intervento dell’Assessore di Saluggia – al tema idraulico di quel nodo, la difesa spondale, la pulizia degli alvei, la difesa delle arginature. Abbiamo un deposito nucleare, il più grande d’Italia, che si trova tra la Dora Baltea il Canale Farini e il Canale Cavour: all’interno di tre aree, un triangolo di canali e di fiumi. La situazione è veramente delicatissima da quel punto di vista. Insieme a questo, il tema della rapida ultimazione dei lavori dell’impianto Cemex.
Ultimo punto – ne avevo fatto cenno prima – che la Regione continui ad attivarsi presso il Ministero (so che l’Assessore Marnati si è già attivato in tal senso, e lo ringrazio), affinché lo Stato riconosca e rispetti la sentenza della Corte d’Appello di Roma del giugno scorso, e provveda finalmente a trasferire le risorse dovute quali compensazioni per i Comuni italiani e piemontesi sedi di depositi temporanei.
Grazie, Presidente.”

(Intervento su 112 “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonei ad ospitare deposito nazionale rifiuti radioattivi: riflessioni sulle ricadute regionali” (illustrazione atti di indirizzo collegati).
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20 GENNAIO 2021
“Grazie, Presidente.
Rinnovo anch’io il ringraziamento all’Assessore Poggio per la possibilità di avere toccato un tema così importante per l’economia piemontese e la vita di tante famiglie, un comparto che vive di sport di montagna, che vive delle attività sciistiche. Sono attività che non durano tutto l’anno, ma attività stagionali, come diceva poc’anzi il collega Marin.
Ringrazio perché ha raccolto alcune sollecitazioni che il nostro Gruppo ha fatto in queste ultime settimane, per far fronte a una situazione drammatica che il Governo probabilmente poteva gestire in mondo diverso. Da sempre sostengo e ritengo che lo sci, con regole chiare e decise, poteva tranquillamente essere aperto; l’importante, appunto, è mettere delle regole assolutamente chiare. È uno sport come tanti altri che si può fare all’aperto. Il problema delle telecabine poteva essere gestito tranquillamente con le regole che si stanno applicando in altri paesi europei.
Penso sia bene che la Regione svolga il suo ruolo per cui, Assessore l’invito è solo duplice: sarà certamente oggetto di discussione anche in Commissione, ma il primo obiettivo è quello che diceva adesso il collega Marin, essere veloci e rapidi. La gente se l’aspetta e, così com’è stato fatto con i bonus assegnati nella scorsa primavera, dobbiamo fare altrettanto, quindi convocare velocemente la Commissione e la Giunta deve deliberare il più rapidamente possibile.
Solo un accenno a un criterio della delibera sul quale invito a riflettere con attenzione, per evitare che qualcuno si trovi un po’ più sfortunato rispetto ad altri. Mi riferisco a un’attività presente dalle mie parti presso il Comune di Scopello, che si trova a un’altitudine molto bassa, ma nel cui territorio vi è una località sciistica, l’Alpe di Mera, a un’altitudine maggiore, dove si trovano tutte le attività che fanno riferimento al mondo dello sci. Facciamo solo attenzione che il tema dell’altimetria si colleghi con il luogo fisico dove si esercita l’attività sportiva e sciistica, con tutte le attività dei maestri, delle guide, delle attività di ristorazione, degli alberghi che si rifanno a questo mondo.
Chiudo ringraziando ancora, perché con questo provvedimento la Regione non lascia da sole persone che, ogni anno, contribuiscono alla vita e al progresso economico della nostra regione, che ha nella montagna uno degli elementi più importanti e più rilevanti della sua economia.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 131 “Ratifica della DGR n. 2 – 2737 del 30 dicembre 2020 ‘Indirizzi per l’utilizzo delle risorse trasferite alla Regione Piemonte ai sensi dell’articolo 22 del DL 30 novembre 2020, n. 157’ – Ulteriori misure urgenti connesse all’emergenza epidemiologica da COVID 19. Individuazione categorie beneficiari. Adozione ai sensi dell’articolo 57 dello Statuto”, in discussione generale).
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29 DICEMBRE 2020
“Grazie, Presidente.
Solo per ringraziare lei e l’Ufficio di Presidenza per il lavoro che avete svolto insieme agli Uffici nel predisporre questo bilancio, che colgo positivamente per due motivi principali. Primo, perché mi pare di aver inteso, anche dalle sue parole ieri in Commissione, come il nostro Ente chiamato a legiferare sia uno dei meno costosi a livello nazionale specialmente se parametrato ai costi della Camera, del Senato o di altre Regioni italiane.
L’altro aspetto è l’indirizzo che è stato dato dall’Ufficio di Presidenza da quest’Amministrazione, nell’ottica di ridurre la spesa corrente per aumentare gli investimenti: le manutenzioni, gli esperti informatici e informativi, le reti informative.
L’invito, Presidente, è di lavorare in questa direzione, che mi sembra assolutamente corretta e coerente a un mandato che è quello che abbiamo espresso anche in Consiglio rispetto a una riduzione della spesa introduttiva, rispetto all’esigenza di efficientare dal punto di vista energetico il palazzo. Ricordo che ci sono ancora sedi dei Gruppi con situazioni piuttosto imbarazzanti, quindi mi auguro che con questi avanzi si possa intervenire anche per la manutenzione degli immobili in questa direzione, che è importante da un punto di vista ambientale.
Da ultimo, visto che credo che in questo 2020 sono stati decisi risparmi di spesa per via dello smart working, come ci saranno, ragionevolmente, nei primi mesi dell’anno che sta per arrivare, il suggerimento è di utilizzare queste maggiori risorse e minori spese proprio per il tema dell’efficientamento energetico e della manutenzione straordinaria dei nostri immobili e delle reti informative.
Grazie, Presidente, e complimenti ancora lei e a tutto l’Ufficio di Presidenza per il lavoro svolto.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 128 “Bilancio di previsione finanziario del Consiglio regionale del Piemonte per il triennio 2021-2022-2023”, in discussione generale).
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3 NOVEMBRE 2020
“Grazie, Presidente.
Solo per direi che darei per illustrato l’emendamento che ho presentato visto che ne abbiamo già parlato in Commissione e l’avevamo concordato con l’Assessore.
Ne approfitto per comunicare che sugli altri emendamenti, come Gruppo siamo favorevoli, perché si tratta di spostare i termini semplicemente di qualche settimana per consentire al sistema delle Autonomie locali, ai Presidi, ai Consigli d’istituto di poter deliberare in tempo utile.
Ne approfitto per ringraziare l’Assessore, perché ho apprezzato molto i contenuti innovativi di questo Piano, in particolare nel punto c) del Piano dell’offerta formativa, dove si chiarisce come, nel valutare l’incremento e le modifiche dell’offerta formativa, le Autonomie locali debbano documentare la possibilità di sbocchi occupazionali coerenti con la vocazione economica e produttiva del territorio. Questo è l’elemento fortemente innovativo che ha evidenziato l’Assessore e di cui siamo particolarmente orgogliosi come Gruppo di maggioranza, perché dà un taglio politico molto chiaro e molto netto al Piano.
Credo sia importante dare un segnale di rapidità, soprattutto per le scuole che devono iniziare a lavorare sulle nuove preiscrizioni per il prossimo anno scolastico. Non c’entra niente l’epidemia del COVID che stiamo vivendo in questi mesi, perché qui stiamo programmando il futuro dei prossimi anni scolastici. Il dimensionamento riguarda le presidenze e non le aule scolastiche, ma le presidenze che abbiamo in giro per il Piemonte.
Pertanto, darei per illustrato l’emendamento, con l’invito di proseguire nella votazione.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 91: “D.lgs. 112/98. Atto di indirizzo e criteri per la definizione del Piano regionale di programmazione della rete scolastica e del Piano regionale di programmazione dell’offerta formativa delle scuole secondarie di II grado. Anno scolastico 2021-2022”, sui relativi emendamenti).
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8 OTTOBRE 2020
“Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il Presidente Cirio per la sua relazione puntuale, ma lo ringrazio soprattutto per l’impegno, la presenza e la determinazione con cui ha condotto queste giornate drammatiche e tragiche per il Piemonte insieme all’Assessore Gabusi e alla struttura, perché ha fatto sentire vicina la presenza della Regione. Ha fatto sentire al Governo la voce forte della Regione per la richiesta dello stato d’emergenza, per avere le risorse e dei poteri commissariali che, in questo momento, sono fondamentali per gestire una situazione che per tanti luoghi del Piemonte non ha precedenti.
Mi permetto di portare all’attenzione del Consiglio quella che per la Provincia da cui arrivo rappresenta la più immane tragedia nella sua storia. Il Presidente Cirio ha detto bene che i cambiamenti climatici stanno creando situazioni per cui sono colpite alcune aree specifiche alcune vallate intercluse del Piemonte e alcuni paesi. Purtroppo questo non vale per la provincia di Vercelli, che è stata toccata tutta. Su 83 Comuni più di 50 sono alluvionati. Sono 140 chilometri lineari alluvionati, da Alagna Valsesia fino a Motta de’ Conti al confine con la provincia di Alessandria. C’è stato un morto, un disperso e migliaia di persone che non hanno più una casa agibile. Ci sono centinaia d’imprese che non possono ripartire.
La situazione degli argini a nord e a sud della città di Vercelli è che gli argini sono completamente da ricostruire; la città capoluogo è stata alluvionata in almeno tre frazioni della città. È una situazione che, come dicevo prima, non si è mai vista nella sua storia, neanche nel ’68. Per questo è evidente che servono poteri speciali e risorse speciali. La cifra del miliardo detta dal Presidente Cirio è una cifra che potrebbe sembrare gonfiata. Secondo me, non solo non lo è, ma è una cifra prudenziale in termini complessivi.
Le Opere Pubbliche della Regione stimavano solo per Vercelli mezzo miliardo di euro solo per quella realtà per interventi di difesa del suolo per Comuni e Province, senza dimenticare l’altra tragedia nella tragedia, cioè l’agricoltura.
Il mondo dell’agricoltura, della risicoltura, è morto. Se non c’è un intervento chiaro, netto e forte (dobbiamo saperlo oggi) il prossimo anno i risicoltori del Vercellese, del Novarese, dell’area di Casale, di parte della Baraggia biellese e, se vogliamo, anche della Lomellina in Lombardia non potranno più coltivare le risaie. La produzione italiana che avviene in questa zona d’Italia e del Piemonte sarà ferma, bloccata, perché il canale Cavour, che è la più grande infrastruttura idraulica che abbiamo, si è lesionato e, con esso, tutta la rete irrigua minore. Insomma, un dramma e un danno senza precedenti.
Ecco perché serve un’azione forte, energica, oggi, e servirà certamente una riflessione politica per il futuro sui problemi mai risolti, come quello della pulizia dei fiumi. Quando si vede a occhio nudo il letto del fiume passare sopra le aree golenali, i campi di risaia, uno si rende conto, a occhio nudo, che un problema in quell’alveo c’è e se tu quella ghiaia non la vai a togliere per decenni, perché dagli anni Ottanta è tutto fermo prima o poi i danni arrivano, prima o poi l’acqua chiede di uscire da qualche parte, prima o poi l’acqua sfonda gli argini primari, dopodiché è la fine.
Quello che è capitato a Vercelli, a Borgo Vercelli, a Vinzaglio, in provincia di Novara, se vogliamo anche nella Lomellina, a Terranova, a Motta de’ Conti, a Prarolo, è un qualcosa di evitabile. Si deve evitare! Certo, bisogna riprogrammare e riprogettare il sistema degli alvei e il sistema delle arginature.
L’altro aspetto che tengo a evidenziare è il sistema di Protezione civile.
Ha ragione il Presidente quando dice che funziona: la nostra Protezione civile è tra le migliori in Italia, se vogliamo anche in Europa. È verissimo: abbiamo una capacità straordinaria di volontari, di mezzi, di uomini e di donne incredibili che si mettono a disposizione h24 in certe emergenze. Ma, attenzione, dico una cosa forte: noi siamo tornati, oggi, a prima del 2000, perché quello che è successo in questi giorni (e io l’ho visto, l’ho verificato) non funziona, non va bene.
La legge 1/2018, che ha tolto ogni funzione di autorità di Protezione civile alle Province, fa sì che tutto sia in mano alle Prefetture. Le Prefetture e i Prefetti, che non sono dei tecnici, non hanno una struttura tecnica, non hanno un ufficio che si occupa di difesa del suolo, che conosce il territorio. Non lo conoscono quel territorio! Una volta, che cosa succedeva? Si affiancavano le Province come autorità di Protezione civile e allora sapevi dove intervenire, sapevi quali erano gli argini da attenzionare, pericolosi, sapevi l’aiuto che dovevi dare ai Comuni piccoli che non hanno le strutture tecniche, umane, per fare i controlli.
I piccoli Comuni erano allo sbando; i Sindaci erano allo sbando. Ho sentito dei Sindaci piangere soli, nella notte, perché non c’era nessuno che li aiutava, non c’era nessuno che rispondeva loro, non c’era una sala di Protezione civile a livello locale e provinciale attiva h24.
È mai possibile, nel 2020, un sistema di questo tipo? Visto che lo Stato ha fatto quella devastazione nel 2018, in qualche modo bisognerà correggerla: o (quello che auguro) a livello nazionale si ripone la Protezione civile tre le funzioni fondamentali delle Province altrimenti la Regione dovrà immaginarsi un sistema che sostenga le Prefetture. Non è una colpa dei Prefetti o dei funzionari delle Prefetture badate bene: è semplicemente il fatto che un Prefetto che arriva in un territorio che non conosce, non lo conosce! Non ha la struttura, non ha gli uomini, non ha le cartografie, non ha la struttura tecnica per muoversi, se non agganciandosi, in qualche caso, ai Vigili del fuoco. Un ripensamento generale va fatto anche in quel senso.
C’è tanto da fare, tanto da lavorare, ma oggi la prima cosa fondamentale è che il Presidente ottenga i poteri straordinari, il commissariamento, per riportare avanti e celermente le opere, le opere infrastrutturali ricordando a tutti voi che oggi le province di Novara e di Vercelli sono scollegate tra di loro, hanno dei ponti fondamentali, il legame di tre distretti industriali (il tessile, il valvolame, le rubinetterie), quasi praticamente paralizzati. È un qualcosa che deve indurci a correre.
Quest’alluvione è stata la nostra “Genova”: noi dobbiamo avere gli stessi poteri per intervenire esattamente com’è capitato in Liguria, con la tragedia di Genova. Diversamente, ci saranno pezzi di Piemonte (la mia provincia è tra questi) che non riusciranno più a riprendersi.
L’auspicio è che, davvero, da quest’alluvione ci sia anche una riflessione più ampia sui temi della pulizia dei fiumi, sul sistema di Protezione civile e su un sistema diverso da parte di AIPO nella gestione dei fiumi nella burocrazia, che dev’essere snellita, e nella gestione degli argini.
Grazie.”

(Intervento sulle Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a “Eventi alluvionali del 2 e del 3 ottobre 2020”).
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8 OTTOBRE 2020
“Grazie, Presidente.
Il Gruppo di Forza Italia, proprio in questi giorni, ha presentato un ordine del giorno, a prima firma del Consigliere Graglia, che andava nella direzione di chiedere al Governo un impegno nel sostenere finanziariamente i privati per i danni subiti.
Chiedo all’Assessore Tronzano di utilizzare la stessa tipologia di applicazione della norma usata per i terremotati del famoso cratere, quindi di utilizzare un super bonus fiscale del 110 più 55% (165%), ma vorrei capire se questo nostro intervento va a integrazione di quel tipo di richiesta. Credo di sì, però è un’indicazione da parte sua. Sarebbe importante saperlo per il verbale di questa seduta, insieme all’altro aspetto che volevo capire, che riguarda la perimetrazione dei Comuni alluvionati. Vorrei sapere sulla base di quale indicazione l’avete definita, per evitare che qualche Comune con case lesionate o semplicemente allagate sia rimasto escluso; se l’elenco è già chiuso, oppure se è frutto di una verifica e di una precisa perimetrazione di quelle aree.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 102 “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2019”, relativo all’articolato ed agli emendamenti).
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8 OTTOBRE 2020
“Grazie, Presidente.
Intervengo per dichiarazione di voto sull’articolo.
Vorrei ringraziare la Giunta per la sensibilità e per aver immaginato e pensato un segnale concreto e immediato a tante famiglie e a tante imprese in enorme difficoltà. È un segnale giusto e di reale vicinanza.
Sono fiducioso sul fatto che dal Governo possa arrivare un uguale segnale di attenzione, per quanto riguarda la dichiarazione di stato d’emergenza per quanto riguarda la volontà di mettere delle risorse per la ricostruzione, per provvedere a delle norme che paragonino gli alluvionati del Piemonte ai terremotati d’Italia, ma quest’intervento oggi diventa assolutamente importante, è un segnale di chiara vicinanza concreta da parte della nostra istituzione a migliaia di persone che oggi si sono trovate senza più nulla: senza più una casa agibile, senza più un’attività che gli può dare reddito in un anno così drammatico come il 2020, che è già stato, per tante famiglie e per tante imprese, devastante da un punto di vista economico-finanziario.
Bene quest’emendamento, Assessore, con l’auspicio che il Governo possa intervenire concretamente e che questi soldi possano essere un di più che la Regione potrà mettere a disposizione di tante famiglie piemontesi e di tante imprese piemontesi.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 102 “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2019”, in dichiarazione di voto).
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29 LUGLIO 2020
“Grazie, Presidente.
Vedo con piacere che oggi c’è un clima di particolare condivisione e di vicinanza tra le varie forze politiche dell’Aula sulla proposta di legge a prima firma Preioni. Questo mi fa certamente piacere.
Tuttavia, vorrei partire da un fatto accaduto la scorsa settimana, con una sentenza, la n. 155, dalla Corte Costituzionale, che dichiara incostituzionale il decreto legge 135, cosiddetto decreto semplificazioni del 2018. Il disegno di legge su cui prende forma la proposta oggetto di esame e di dibattito oggi è proprio il disegno di legge n. 135. Mi sono chiesto se c’è da stupirsi di questa bocciatura della Consulta. Direi proprio di no.
Ero stato facile profeta quando, già da tempo, spiegavo, a chi mi chiedeva di essere molto prudente sul disegno di legge n. 135, perché basta aver letto, anche una sola volta e velocemente, la Costituzione italiana per capire che quel provvedimento aveva evidenti lacune sul conflitto di poteri tra Stato e Regioni. Ciò che invece mi ha stupito molto è che la Regione la nostra Regione, lo scorso anno non abbia fatto ricorso. Lo ha fatto la Toscana, l’ha fatto il Presidente della Toscana Rossi, perché – attenzione bene – la Regione Toscana veniva privata, nel suo bilancio, di 2,2 milioni di euro, che la Corte riconosce fondamentali per l’esercizio delle proprie funzioni, perché quei fondi per i canoni e per le grandi derivazioni sono collegati e connessi alle funzioni che devono svolgere le Regioni.
Il Piemonte non ha fatto ricorso. Si è dimenticato? Non lo so, me lo sono chiesto anch’più volte e ho pensato: com’è possibile che la Toscana ha fatto ricorso su due milioni e due e la Regione Piemonte, che aveva un’uscita di più di 30 milioni di euro, non l’ha fatto? Sono risorse fondamentali per la sanità, per l’assistenza, per il sociale, per il turismo, per il lavoro e per i trasporti. Nulla, non è stato fatto nulla.
Mi sono detto: forse la Regione Piemonte sarà piena di soldi, avrà un bilancio particolarmente ricco, particolarmente ridondante; poi sono arrivato in Regione, ho controllato le voci di bilancio e mi sono accorto che quella grossa quantità di risorse non è così evidente.
Penso anche che, ogni volta che noi dobbiamo spendere anche solo 100.000 euro, dobbiamo fare molta attenzione e rifletterci non una, ma tante volte.
Eppure non avvenne nulla. Ripensarlo adesso, col senno del poi, ha dell’incredibile, alla luce della sentenza n. 155, quell’accordo transattivo firmato un anno fa, che dava nove milioni alla Provincia del VCO. Chissà se l’Avvocatura avrebbe dato parere favorevole alla luce della sentenza n. 155.
Ma non solo. Lo scorso anno, prima delle elezioni, non solo non è stato fatto ricorso, non solo è stato fatto l’accordo transattivo, ma sono stati messi, in legge di stabilità, quattro milioni per la specificità montana del VCO. Bene, contenti, ma occorre capire se questi fondi, come mi sono sempre chiesto, sono necessari per le funzioni trasferite al VCO. Sono congrue oppure no? È un qualcosa che mi sono sempre chiesto e ora qualcuno alla Corte Costituzionale è intervenuto. Ho sempre detto di essere molto prudenti, quando si tratta di argomenti così delicati come i canoni idrici e, soprattutto, del conferimento di funzioni. Dico questo anche perché è proprio sul tema del conferimento di funzioni che qui, in quest’Aula, tutti insieme abbiamo approvato un ordine del giorno sei mesi fa, in cui, tra le altre cose – e lo cito testualmente – l’impegno era “di definire, per ognuna delle funzioni già conferite e auspicabilmente conferibili, i livelli essenziali di prestazione e il conseguente fabbisogno standardizzato”.
L’auspicio è che il lavoro sulle funzioni conferite sia già iniziato, o che comunque inizi quanto prima, ma prima bisognerebbe definire i livelli di prestazioni, cioè quello che vogliamo garantire ai cittadini; poi si definisce il fabbisogno economico e, infine, si trasferiscono le funzioni.
Questo è anche il buon senso che ce lo dice. Così avevamo deciso.
Non è un passaggio di stile quello che sto dicendo in questo momento, ma è a mio avviso, un passaggio fondamentale per garantire, non solo il buon andamento (articolo 97 della nostra Costituzione), ma per rispondere a un altro principio costituzionale più volte richiamato nella sentenza n. 155 dalla scorsa settimana, cioè la corrispondenza tra funzioni e risorse. Se do delle funzioni, devo dare anche le risorse, in modo corrispondente, in modo congruo e in modo proporzionato. Né di più né di meno, facendo molta attenzione a quello che si viene ad attribuire. Non lo fai? Beh, lasci campo a degli evidenti spazi per poter ricorrere.
Concordo sulla proposta del Consigliere Preioni, a scanso di equivoci. Da sempre ho detto che ritengo importante che le Province, e anche la Provincia del VCO, recuperino funzioni, prendano più funzioni (nel VCO, in particolare, quelle legate alla specificità montana). Benissimo, bene ampliare il perimetro delle funzioni della legge 23 del 2015. Tuttavia forse il mancato dibattito in una Commissione ha pregiudicato, a mio avviso, l’approfondimento di due aspetti: primo, il tema delle funzioni conferite a Verbania e a tutte le altre Province; secondo, il condizionamento della previsione finanziaria a un percorso che poteva arrivare tranquillamente – e giustamente, a mio avviso – in osservatorio.
Ciò che mi stupisce è l’intesa con le Province. Io, che vivo un po’ il mondo delle Autonomie locali, mi pare che sia la prima volta, negli ultimi decenni, che lo Stato o la Regione definiscono un importo a favore degli Enti locali senza un’intesa preventiva. Allora bisognerà anche rispondere al CAL, che ha dato un’indicazione differente a quella che avete siglato con gli emendamenti di natura finanziaria. Lo dico per rispetto verso le Province che altre cose chiedevano.
Fate attenzione, facciamo attenzione tutti, perché è evidente che, come dicono anche i nostri Uffici, nei nodi critici ci sono spazi per un ricorso. È evidente, e allora forse un’attenzione andava messa, anche perché si crea uno squilibrio significativo nel mondo delle Province piemontesi. Questo è evidente: a fronte delle stesse funzioni, o di quelle che attualmente abbiamo, c’è uno squilibrio profondo. I numeri sono questi: se non sbaglio, circa 500 mila euro a quasi tutte le Province e tre Province prendono una cifra decisamente più importante.
Attenzione, vi ricordo solo un numero: complessivamente, le risorse che quest’anno attribuiremo al sistema delle Province piemontesi per gestire la caccia e la pesca, che è la funzione oggi principale, insieme alle autorizzazioni per le centrali di biomassa, più altre poche funzioni in campo ambientale, cubano più di quanto era il Fondo unico per le funzioni trasferite negli anni d’oro delle Province (metà anni Duemila), quando cioè le Province si occupavano dei trasporti, della formazione dell’agricoltura, delle politiche sociali, della cultura, dello sport eccetera. Oggi, diamo una quantità di risorse superiori, ma non a tutte, ma soltanto a tre.
Attenzione, allora. Mia nonna mi diceva: “Se mangi troppa cioccolata magari sei contento, ma alla fine ti fa male”. E attenzione, perché il problema delle Province in questi anni, sul quale si è dibattuto molto, non riguardava soltanto la proliferazione delle Province, ma anche il fatto che c’erano tanti soldi che si sprecavano. Allora arrivava Firenze che aveva la televisione, Perugia aveva la polizia a cavallo, Bari aveva la sua orchestra, Napoli aveva la sua flotta.
Presidente, se mi dà ancora un minuto, non faccio neanche la mia dichiarazione di voto personale.
Quello che dico è: attenzione, perché dando troppe risorse si rischia di sprecarle e noi non facciamo un bene alle Province, ma facciamo un male. Io sono il più grande sostenitore del dare funzioni e ampliare le funzioni delle Province, ma dev’esserci congruità, proporzionalità, equità e giustizia tra territori, perché non esiste che un cittadino che vive in Valsesia, già discriminato rispetto a quello valdostano, oggi lo sarà rispetto a quello della confinante Valle Anzasca. Non c’è un motivo vero e serio.
In conclusione, gli emendamenti che anch’io avevo segnato all’inizio (proprio per iniziare una discussione tutti insieme e credo che a qualcosa sia servito, almeno per cercare di perequare, anche in piccola parte) li avevo sostenuti e presentati prima della sentenza n. 155, quindi chiudo con tre auspici.
Il primo, un po’ ironicamente, è sperare che l’Avvocatura dello Stato non veda questa legge, perché è ragionevole pensare che, magari, un occhio critico lo porrà.
Inoltre, faccio un invito alla Giunta, in particolare agli Assessori Tronzano e Carosso, di mettere testa, perché è fondamentale che in Osservatorio sia ripianata la frattura con le Province, che sarà inevitabile, guardate. E si apre un confronto fra la garanzia di dare risorse, ma anche funzioni corrispondenti, altrimenti non avremmo risposto al nostro compito.
Infine – e chiudo – l’auspicio è che si avvii una nuova stagione di rapporti diversi tra il sistema delle Autonomie e la Regione, perché credo che debba essere molto più legato, molto più attento, molto più strutturato e, soprattutto, dev’essere incentrato su una visione d’insieme del sistema delle Autonomie locali piemontesi: una visione razionale, una visione rispettosa dei principi costituzionali e di uguaglianza che devono far sì che tutti i cittadini del Piemonte devono avere gli stessi e uguali diritti, perché non ci possono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Per questo motivo, Presidente, anticipo una mia dichiarazione personale di voto. Voterò tutti gli articoli che non hanno un’implicazione finanziaria ma ho qualche dubbio su quello che ci potrà dire la Corte dei Conti e la Corte Costituzionale sulla parte finanziaria.
Pertanto, parteciperò alla votazione, anzi sarò presente, per garantire il numero legale, ovviamente, per senso di responsabilità, ma non parteciperò alla votazione di quei singoli emendamenti finanziari.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 59 “Riconoscimento della specificità montana della Provincia del Verbano Cusio Ossola e trasferimento dei proventi dei canoni per l’utilizzo del demanio idrico”, in discussione generale).
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28 LUGLIO 2020
“Grazie, Presidente.
Il tema della fusione dei Comuni di Gattinara e Lenta è particolarmente dibattuto ormai da qualche mese nelle due comunità. Credo sia elemento importante, che va evidenziato oggi in questa votazione, come il Consiglio regionale voglia ascoltare la voce dei cittadini, la voce del popolo, la voce della gente. È vero che non è vincolante questo referendum, come ribadiva il Vicepresidente Carosso, ma la nostra Costituzione, all’articolo 133, ribadisce e richiama come bisogna sentire le popolazioni. Credo sia nostro dovere ascoltare i cittadini, la voce del popolo; sentire cosa ne pensano e cosa dicono di una proposta dibattuta che può certamente essere interessante, se il matrimonio tra i due Comuni è un matrimonio di vero amore e non d’interesse. Questo non siamo noi a dirlo, saranno i cittadini a esprimersi.
Sul tema dei referendum abbiamo discusso un anno fa in Commissione con una serie d’incontri e audizioni. C’è anche una proposta di legge di un nostro collega Consigliere, che purtroppo non sta ancora bene, che non è ancora stata portata in programmazione in I Commissione.
Poiché sarà un elemento di centralità nel dibattito della futura Commissione che segue i rapporti con gli Enti locali e le Autonomie ritengo che sarà necessario, anche in una fase successiva al referendum quindi in autunno inoltrato, avviare, in sede di Commissione autonomia, una serie d’incontri e di audizioni, non soltanto con chi ha chiesto di essere audito, in particolare il Comitato spontaneo dei cittadini di Lenta, ma anche con le Amministrazioni comunali, finanche la Provincia di Vercelli che si è già espressa sul tema in modo favorevole.
Nel ribadire il voto favorevole unanime, com’è accaduto ieri in Commissione, credo sia importante richiamare oggi all’attenzione il tema della centralità, del valore e dell’ascolto della gente e del popolo, in occasioni dedicate e determinanti come quella di una fusione tra due comunità e due Comuni.
Grazie.”

(Intervento sulla proposta di deliberazione n. 88, inerente a “Indizione, ai sensi del titolo III della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4 (Iniziativa popolare degli enti locali e referendum abrogativo e consultivo), di referendum consultivo per l’istituzione del Comune di Gattinara mediante fusione dei Comuni di Gattinara e Lenta in Provincia di Vercelli”).
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7 LUGLIO 2020
“Grazie, Presidente.
Solo per esprime un pensiero e un ragionamento su questa Commissione di cui abbiamo già discusso ampiamente sia in Commissione sia in Consiglio.
Vorrei ribadire quello che credo sia un aspetto determinante per questa Commissione, per evitare di commettere un grave errore: la tematica era già stata discussa ed affrontata in sede legislativa, prima da parte dalla Giunta Chiamparino, poi dalla Giunta Cirio in questa legislatura. Ora certamente, ci sarà un lavoro di monitoraggio dell’azione del Governo regionale nei confronti dello Stato: benissimo. Ma il tema fondamentale che ci tengo ad evidenziare è che l’azione legislativa regionale e il lavoro di questa Commissione dovrà dirigersi su un elemento che è tracciato nelle ultime parole del titolo dalla Commissione: gli Enti locali. Lì sta la vera sfida, perché non ci siamo accorti, guardando ai rapporti tra Regione e Stato, degli altri rapporti, quelli tra Regioni e il rapporto che si è costruito in questi ultimi anni e che ha consentito di andare a riproporre un modello di neocentralismo regionale tanto antistorico quanto contrario alle disposizioni del nostro Statuto – che quest’anno compie cinquant’anni – che parla di sussidiarietà, di spinta, di principio autonomistico degli Enti locali; parla di leale collaborazione tra Enti locali, parla di un rapporto differente, dove la Regione deve unicamente attuare quelle azioni amministrative che necessitano una funzione organica di gestione della Giunta regionale.
Attenzione, quindi, che questa Commissione diventi un motore nella legislazione regionale e nel cambiare passo nei rapporti con le autonomie locali: questo credo che sia fondamentale nel lavoro della Commissione.
C’è tanto da fare. Ma c’è anche tanto da scrivere nei rapporti con la Città metropolitana, con le Province e con le realtà di montagna sul tema delle fusioni e delle Unioni di Comuni, e, in generale, sul tema dei rapporti con i Comuni, grandi e piccoli.
Questa è la vera sfida, a partire, come ribadivo prima, da una riscrittura completa della legge n. 23 che abbiamo discusso. E quale luogo più significativo, se non all’interno di questa Commissione? L’auspicio è che si parli certamente di verifiche, per quanto riguarda il regionalismo differenziato. Ma oggi la priorità in Piemonte credo che sia una riscrittura della legislazione che vada nell’ordine di un’attenzione diversa rispetto al mondo delle autonomie locali.
Sarà questa la vera sfida di questa Commissione che, mi auguro, possa partire con rapidità su questi argomenti.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 7 “Modifiche del Regolamento interno del Consiglio regionale ai fini dell’istituzione della Commissione permanente con competenze in materia di autonomia, affari istituzionali, federalismo ed enti locali”).
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5 MAGGIO 2020
“Grazie, Presidente, buongiorno.
Ho tre riflessioni che vorrei porre al Consiglio regionale.
La prima riguarda il Piano triennale, che sarà oggetto di votazione oggi e su cui posso già anticipare, non solo il mio favorevole, ma del nostro Gruppo, perché è un Piano completo, di cui c’era evidentemente bisogno.
È un Piano che, a mio e a nostro avviso, ha la sensibilità di toccare elementi forse troppo poco considerati in passato; penso in particolare al tema della scuola e al tema della disabilità. È un piano che è riuscito a inserire un passaggio sull’emergenza del Coronavirus, ma si vede che c’è stato un lavoro profondo e importante, fatto dall’Assessore e dagli Uffici che ha origini “antiche”, già da diversi mesi.
La seconda riflessione, invece, riguarda il Piano annuale che, da quanto abbiamo colto, ascoltando le parole dell’Assessore e nelle anticipazioni del “Riparti Piemonte”, avrà nel bando sull’impiantistica e sulla promozione sportiva due elementi qualificanti.
Bene, intanto, che le risorse messe a disposizione per il “Riparti Piemonte” siano aumentate rispetto all’indicazione che l’Assessore aveva dato in Commissione. Ricordo a tutti noi Consiglieri che quest’anno sullo sport abbiamo una cifra che non si vedeva da tempo. È una cifra che supera i 10 milioni di euro e sul “Riparti Piemonte” ne mettiamo a disposizione da quanto ho capito, più di sette.
In merito all’impiantistica sportiva, dalle parole dell’Assessore colgo che ci sarà un’attenzione particolare al mondo delle palestre, delle piscine e di altri settori dove probabilmente era difficile intervenire con un contributo diretto. Questo, lo considero un passaggio positivo, di sensibilità rispetto ad un mondo, che si trova in enorme difficoltà.
La drammaticità nel settore dello sport colpisce specialmente chi oggi vi lavora e per chi vive di sport: non solo le palestre o le piscine, ma tutto il turismo sportivo di montagna o le molte associazioni dove si pratica la ginnastica o la danza, dove gli istruttori vivono di quell’attività. Per queste realtà, bisognerà avere un’attenzione particolare nei vari bandi impiantistica e promozione sportiva.
Riguardo proprio alla “promozione”, chiedo all’Assessore di avere un’attenzione su alcuni aspetti.
Il primo, che mi sta più a cuore, è il tema della burocrazia; l’esperienza di tanti anni di bandi regionali mi porta a svolgere due considerazioni: i tempi sono stati storicamente dei biblici (dobbiamo dircelo), sia nella fase istruttoria, sia nei tempi di pagamento (siamo andati a pagare ad inizio anno programmi e progetti che nascevano nella “notte dei tempi”).
Pertanto, primo, eliminare ogni forma di burocrazia. Ho già posto il tema in Commissione e l’ho già detto anche privatamente all’Assessore: sarà fondamentale tagliare le tappe nel processo d’istruttoria. Un esempio che ho fatto all’Assessore, ma lo dico anche a tutti voi Consiglieri, visto che ne abbiamo l’occasione oggi, in Consiglio, è quello di chiedere alle associazioni le pezze giustificative, nel momento in cui si aprirà il bando; se aspettiamo di presentare il bando, di mandare l’avviso, di aspettare che i vari soggetti presentino domanda, si faccia la graduatoria si chiedano le pezze giustificative e poi si paghi.: se va bene, a ottobre novembre inizieremo a effettuare i primi pagamenti. Se vogliamo, invece ridurre le tempistiche, bisognerà presentare un bando molto snello, molto molto chiaro, molto semplice e molto facile. Mi pare che, in questo l’Assessore abbia colto il punto e centrato il problema, ma contestualmente occorre mettere in atto un altro passaggio utile a velocizzare i tempi che è quello di potenziare una struttura – quella del settore sport – nata e attualmente presente per gestire una situazione ordinaria. Non vorrei che facessimo la fine fatta con i SISP, perché veder arrivare 800 o 700 domande in un bando che si deve gestire in più mesi è un conto, ma se dovessero arrivare (come io mi auguro) migliaia di domande (abbiamo 12.000 associazioni sportive) è evidente che quel settore scoppierà: sarà il caos e i pagamenti e la gestione delle pratiche arriveranno in autunno. Questo la Regione, non se lo può permettere.
Pertanto, occorre potenziare la struttura e gli Uffici che gestiranno tutta l’istruttoria. Attenzione, però – Assessore – che, nel momento in cui facciamo il bando (mi pare l’avesse già detto in Commissione e mi pare che l’abbia anche ripetuto oggi), il tema dell'”euro ad atleta” va sicuramente bene per quelle associazioni sportive, come quelle che gestiscono molte piscine estive che hanno numeri enormi di frequentatori, che vengono tesserati nel momento in cui entrano all’interno di quegli impianti, per c’è tutta un’attività agonistica di sport minori che ha numeri veramente molto bassi, pur avendo magari il campione olimpico, o il campione nazionale. Sono quegli sport minori cui, se consideriamo un euro ad atleta rischiamo di dare risorse totalmente insufficienti, nell’ordine di qualche decina di euro ad associazione. È una cosa che non ci possiamo permettere per rispetto dell’attività agonistica e dell’importanza del loro ruolo.
Pertanto, attenzione a questi elementi: sarà sicuramente utile un ulteriore confronto e verifica con tutte le federazioni sportive della nostra regione.
Da ultimo – mi riallaccio a quello che diceva il mio collega Bongioanni proviamo a pensare anche un ulteriore modo per rimpinguare quei capitoli.
Ho già evidenziato come il bilancio dello sport contempli anche altre voci oltre quelle citate. Faccio l’esempio dei grandi eventi sportivi, per i quali quest’anno è stata inserita una cifra superiore ai 3 milioni e 300 mila euro; una cifra importante, notevolissima in un’epoca di normalità, ma poiché i grandi eventi a valenza internazionale presenti sul nostro territorio regionale probabilmente non potranno essere realizzati da qui a fine anno, sicuramente lì ci potranno essere delle risorse che potremo usare diversamente per aiutare lo sport di base e lo sport minore.
Sulla questione dell’impiantistica sportiva, mi limito a dire “attenzione a quelle attività, nel pubblico e nel privato, che non hanno problemi di adeguamento alle norme per il distanziamento”. Pertanto, immaginare una misura per i piccoli interventi manutentivi, in questo periodo in cui non ci sono attività, male non farebbe, perché aiuterebbe anche l’economia a riprendersi (penso ai piccoli artigiani, le piccole imprese edili).
Inoltre, Assessore – l’abbiamo già detto in Commissione e magari qualcuno lo riprenderà anche successivamente – attenzione a non considerare unicamente le spese di questi ultimi mesi. Le bollette della luce dell’acqua e del gas in questi mesi difficilmente sono rendicontabili o significative; cosa diversa è l’affitto, pagato per tutto l’anno che ci si trova a dover onorare, pur non avendo alcun tipo di attività e di introito.
Questo è un altro elemento da considerare.
Da ultimo, lei ha fatto cenno alla “legge 80”: io credo che sarebbe ragionevole – sono d’accordissimo sull’illustrazione di oggi – darci un tempo per avere un confronto.
Faccio un esempio molto pratico e chiaro, che mi sta particolarmente a cuore: il coinvolgimento del sistema degli Enti locali. Noi abbiamo parlato, in quest’Aula, così come più volte in Commissione, del tema dell’autonomia, della sussidiarietà, del federalismo, dell’importanza del sostegno che bisogna dare agli Enti locali, alle Province, alla Città metropolitana. Sono assolutamente d’accordo, però non vorrei che questo finisse per essere un mero esercizio retorico e poi, nel momento del fare ce lo scordassimo.
È importante che la Regione, che è stata criticata dalle attuali forze di maggioranza, in questi anni, per aver sottratto funzioni e competenze al sistema degli Enti locali, anche riguardo al mondo dello sport, oggi si attivi per riportare loro quelle funzioni e competenze. L’articolo 20 della legge 80, quando parla di “Sportelli sport” fa una cosa intelligente e seria, ma così come le Amministrazioni di centrodestra, all’inizio degli anni Duemila, ebbero la maturità e l’intelligenza di capire il ruolo degli Enti locali in questa azione di coinvolgimento e di animazione del territorio, attraverso gli “Sportelli sport” affidati alle Province piemontesi, occorrerebbe fare un ragionamento, d’intesa con il sistema delle Autonomie locali, su questo, così come sul tema dell’impiantistica sportiva.
Ritengo che un confronto con le Autonomie sia un atto, doveroso nel rispetto dell’importanza e del rilievo che rivestono.
Con questo, concludo, anticipando il voto assolutamente favorevole sul Piano triennale, che va approvato e attuato con rapidità e celerità.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 73 “L.R. 93/1995, L.R. 32/2002, L.R. 36/2003 e L.R. 13/2010 Approvazione del Programma triennale 2020-2022 per l’impiantistica sportiva e per la promozione delle attività sportive e fisico-motorie”, in discussione generale).
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7 APRILE 2020
“Grazie, Presidente.
Interverrò io, in nome del Gruppo di Forza Italia, su quest’ordine del giorno con il quale chiediamo alla Giunta, al Consiglio regionale e ai Parlamentari piemontesi di sostenere con forza gli emendamenti che la Conferenza delle Regioni ha presentato in queste ultime settimane al Decreto Legge n. 18 del 17 marzo, il cosiddetto “Cura Italia”.
Si tratta di emendamenti proposti dalle Regioni italiane, d’intesa tra di loro, quindi in modo molto trasversale, che oggi noi riteniamo essere non soltanto di buonsenso, ma fondamentali per la nostra sanità e, soprattutto per l’economia italiana e quella piemontese. Gli emendamenti riguardano il turismo, il commercio, la cultura, lo sport e sono emendamenti fondamentali per il tessuto produttivo – e mi riferisco al fondo di 400 milioni di euro di contributi a fondo perduto per le piccole e medie imprese. Inoltre, sono emendamenti fondamentali anche per la formazione e per l’istruzione.
Tengo a evidenziare che in quest’ordine del giorno si pone l’accento, come abbiamo bene evidenziato nel dispositivo, sugli aspetti relativi all’equilibrio finanziario delle Regioni, e della nostra Regione in particolare, perché è abbastanza evidente immaginare che ci saranno delle prevedibili riduzioni delle entrate correnti, da un lato e, dall’altro lato, una maggiore spesa per quanto riguarda il Settore sanitario e la gestione nell’emergenza. Ecco allora che nelle richieste che rivolgiamo c’è il sostegno di questo emendamento che prevede un fondo straordinario, per far fronte a queste emergenze e per ristabilire gli equilibri finanziari.
Un altro elemento fondamentale per noi e per la nostra Regione, in particolare, e per quelle Regioni italiane che, in passato, hanno fatto ricorso all’anticipazione di liquidità, è certamente la possibilità di sospendere i mutui legati al DL 35 del 2013 e so che l’Assessore Tronzano l’aveva già presentata, con intelligenza e con forza, in occasione dell’ultima Legge di bilancio: è fondamentale riproporre questa richiesta e, in particolare, la sospensione dei mutui, che per noi vuol dire una cifra decisamente importante e superiore a qualche centinaio di milioni di euro.
Non solo richieste economiche, ma anche di carattere ordinamentale, quindi senza aggravi o senza impatto economico sulle finanze nazionali. In particolare, penso alla possibilità di utilizzare la quota libera dell’avanzo d’amministrazione prima del giudizio di parificazione, alla possibilità di utilizzare l’avanzo vincolato per la gestione dell’emergenza, oppure alla possibilità per la Giunta di prevedere variazioni d’urgenza del bilancio, salvo poi ratifica, un po’ sul modello degli Enti locali e, ancora, alla possibilità del pronto utilizzo dei fondi FSC o alla possibilità di anticipare la quota del Fondo Nazionale dei Trasporti.
Proprio su questo punto, questa mattina, abbiamo presentato come Gruppo di Forza Italia, sentendo l’Assessore competente, Marco Gabusi, un emendamento molto semplice, ma molto chiaro, che sottolinea il problema del comparto dei trasporti. In particolare, si ribadisce l’importanza di sostenere l’emendamento presentato dalla Conferenza delle Regioni, che chiedeva un Fondo compensativo per le riduzioni dei proventi del traffico nel TPL, nel ferroviario e nella navigazione.
Questa la serie di temi che il Gruppo di Forza Italia ha voluto evidenziare ed è importante che vengano sostenuti non solo dalla Giunta regionale e da noi Consiglieri, ma anche, con decisione, dai nostri parlamentari. Un primo tempo è già avvenuto con la presentazione degli emendamenti al Senato adesso inizierà un secondo tempo con la presentazione degli emendamenti alla Camera. È fondamentale che, in modo trasversale, li sostengano tutti i parlamentari ma, lo dico con grande franchezza perché bisogna essere concreti e chiari, in particolare da quelli piemontesi, soprattutto quelli che sostengono la maggioranza al Governo perché sono fondamentali non soltanto per tutte le Regioni italiane e per l’economia del sistema, ma sono fondamentali per la nostra Regione, quindi, di conseguenza, per i nostri cittadini, per le nostre imprese e per il nostro mondo associativo.
Valutato quanto ci verrà assegnato in termini di risorse e in termini di approvazione di emendamenti, è evidente che diventerà importante capire insieme e valutare insieme – è un appello che rivolgo anche da Presidente di Commissione – come e dove intervenire a livello finanziario, in quali comparti e quali variazioni nel nostro bilancio dovranno essere apportate.
Il ringraziamento è non soltanto se appoggerete gli emendamenti, come penso la maggioranza farà per molte vostre sollecitazioni intelligenti che sono pervenute anche oggi ma, soprattutto, per quello che potrete fare come singoli Consiglieri nel sollecitare i nostri parlamentari nel sostenere le proposte avanzate dal Presidente Bonaccini e da tutta la Conferenza delle Regioni in queste ultime settimane.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 68 “Bilancio di previsione finanziario 2020 -2022”: atti di indirizzo collegati).
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7 APRILE 2020
“Grazie, Presidente.
Intervengo in discussione generale per esprimere alcune considerazioni sulla nascita di questa Commissione. Da subito, ho dichiarato la mia disponibilità a rinunciare, come Presidente della I Commissione, se così si può dire, al tema degli Enti locali, in particolare evidenziando come la I Commissione sia una Commissione particolarmente oberata di impegni e di attività.
Tuttavia, porterei l’attenzione, sentiti anche gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, sul fatto che qualche suggerimento arrivato anche proprio dalle minoranze, di sopprimere alcune indicazioni inizialmente riportate per le competenze della Commissione sono state evidenziate e già accolte ed emendate. Questo lo ritengo positivo, in particolare per quanto riguarda il tema della semplificazione e della sburocratizzazione.
Ritengo che questa Commissione sarà, invece, molto utile e molto importante se letta in modo positivo, propositivo e proattivo. Si parla esplicitamente di autonomia, federalismo ed Enti locali.
Per quanto riguarda l’autonomia, penso che i drammatici fatti riguardanti l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in queste settimane e mesi abbiano riproposto e debbano riproporre all’attenzione del Paese intero i rapporti tra Stato e Regione. La costituzione di questa Commissione deve diventare non soltanto l’occasione per monitorare il percorso già avviato come Regione Piemonte, ma anche per rispondere al bisogno di un nuovo equilibrio tra Stato e Regioni. Questo, come premessa sul tema delle autonomie.
Per quanto riguarda il tema degli Enti locali, è fondamentale che questa Commissione abbia un ruolo forte di indirizzo delle politiche riguardanti gli Enti locali. Non deve certamente sostituirsi al CAL o al CPRAL, la Conferenza Regione-Autonomie Locali, ma deve essere l’occasione per un dialogo franco e schietto con il sistema delle Autonomie locali. Penso, per esempio, di istituzionalizzare all’interno di questa Commissione una serie di incontri e audizioni almeno per gli appuntamenti più importanti, come il bilancio. A livello parlamentare, le rappresentanze del sistema degli Enti locali vengono audite sistematicamente in occasione della presentazione dei bilanci o del DEF nazionale (nel nostro caso, il DEFR), perché è un momento importante e solenne.
La Commissione potrebbe, anzi dovrebbe, a mio avviso, utilizzare il suo ruolo e la sua disponibilità per svolgere un’attività di incontro e confronto sui temi riguardanti le autonomie che coinvolgono il Consiglio regionale.
Terzo: si parla di federalismo. L’obiettivo del federalismo era quello di mettere gli Enti locali tutti sullo stesso piano, tutti allo stesso livello ancor prima dello sforzo fiscale, cioè di superare tutte quelle incongruenze che abbiamo visto nel passato e che ci sono ancora oggi; tutte quelle incrostazioni, tutte quelle storture per cui, ancora oggi, ci sono alcuni Enti anche nella nostra regione che sono usciti penalizzati o favoriti dal meccanismo della spesa storica.
Anche questa deve essere un’occasione importante per riscrivere, ad esempio, le regole nel rapporto tra Regione, Province e Città metropolitane. Benissimo aver demandato all’Osservatorio (abbiamo chiamato così il Tavolo tecnico-politico in seno alla Presidenza della Giunta regionale) la discussione del tema delle Province, ma io credo che anche la Commissione possa svolgere un ruolo importante, recuperando lo spirito del federalismo fiscale (la legge 42 del 2009 e quello che dicevano i decreti legislativi attuativi di quel provvedimento). Penso al decreto legislativo 68/2011, che all’articolo 19 stabiliva che tutti i fondi destinati alle Province dovevano essere eliminati completamente e sostituiti dalla compartecipazione al bollo auto. In più, doveva essere aggiunto un fondo perequativo, proprio per allineare le situazioni che dove erano presenti squilibri.
Qui torno al concetto che ho già espresso in più di un’occasione: un meccanismo che io ritengo non complesso da immaginare, dove c’è una compartecipazione ai tributi regionali molto semplice (può essere il bollo auto); c’è un fondo perequativo e l’insieme dei due dà la possibilità di pagare le spese per le funzioni conferite dalla Regione. Basta definire i livelli essenziali di prestazioni, un fabbisogno standardizzato e il sistema si può completare ed avviare.
Ecco, la Commissione che si va a istituire credo possa avere un ruolo molto utile anche su questo tema.
Pertanto, mi affido molto a quello che potrà essere il futuro lavoro credendo fortemente nella sua utilità, affinché si possa tornare a ridare centralità al sistema delle Autonomie locali da un lato e al rapporto tra la Regione Piemonte e Stato, dall’altro.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 7 “Modifiche del Regolamento interno del Consiglio regionale ai fini dell’istituzione della Commissione permanente con competenze in materia di autonomia, affari istituzionali, federalismo ed enti locali”, in discussione generale).
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3 MARZO 2020
“Presidente, intervengo solo per ringraziare i Consiglieri per il lavoro svolto in Commissione e nel gruppo di lavoro che si è tenuto sulla tematica, che ha visto la partecipazione anche dell’Assessore Icardi. Vi ringrazio anche per il clima che si è riusciti a costruire in Commissione per arrivare a un testo unitario.
Ho apprezzato molto alcune parole della minoranza, che hanno ribadito l’importanza della libertà di scelta. Per la maggioranza – e per il nostro Gruppo, in particolare – la libertà di scelta è un tema fondamentale: bisogna consentire ai cittadini di poter scegliere, anche in un campo così delicato come il commiato dai propri cari.
Chiudo con un invito, vista la presenza del nostro Assessore Icardi, che approfitto per ringraziare per il lavoro svolto in questi ultimi dieci giorni: Assessore, se ha la pazienza di ascoltare, la impegnerò solo per trenta secondi.
Nel ringraziarla per quello che ha fatto in questi giorni e per il contributo che ha dato per questo provvedimento, mi permetto solo di segnalarle come la situazione di alcuni ospedali del Piemonte, per quanto riguarda i punti in cui vengono portati i defunti (le camere mortuarie degli ospedali), sia veramente indegna per un Paese civile come il nostro. All’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli, che ho avuto modo di visitare quest’estate, le apposite camere sono prive di aria condizionata e le condizioni sono veramente pessime.
L’invito è che l’Assessorato rivolga maggiore attenzione nei confronti dei Direttori delle Aziende sanitarie, affinché i punti che rimangono all’interno delle ASL, e che ci saranno ancora ovviamente, vengano qualificati, com’è giusto che avvenga per rispetto verso i morti e verso i parenti delle persone defunte.
Grazie.”

(Intervento sul 062 Testo unificato delle proposte di legge n. 5 e n. 75 “Modifiche alla legge regionale 3 agosto 2011, n. 15 (Disciplina delle attività e dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali). Modifiche della legge regionale 31 ottobre 2007, n. 20 (Disposizioni in materia di cremazione, conservazione, affidamento e dispersione delle ceneri)”, in discussione generale).
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4 FEBBRAIO 2020
“Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo condivide questo progetto, il cui parto è stato travagliato e faticoso. È stato ricordato che ormai dura circa da un decennio. Riteniamo, però, che in questi mesi l’Assessore e la Giunta abbiano preso una decisione corretta, sulla base di un raffronto tra più ipotesi, e che abbiano individuato la proposta che possiamo definire economicamente vantaggiosa per il nostro Ente.
Ciò premesso, le motivazioni per le quali siamo favorevoli sono sostanzialmente in linea con quelle già esposte dai colleghi: abbiamo un ospedale – quello di Novara – che ha fatto la sua storia e oggi non è più funzionale per ritagliarsi un ruolo di polo d’eccellenza per il Piemonte orientale; abbiamo la necessità di dare ai piemontesi un luogo di cura per tanti pazienti, che sia all’avanguardia; abbiamo la necessità di fermare la mobilità passiva specialmente dal Piemonte verso la Lombardia; abbiamo la necessità (lo si ricordava nella discussione in precedenza) di promuovere un luogo di eccellenza nell’alta e nella media specialità per la nostra, ma anche per altre Regioni italiane; infine, abbiamo l’ambizione di immaginare uno spazio di valore che possa (questo mi piace evidenziarlo) attrarre pazienti anche da altre regioni, anche dalla vicina Lombardia.
In merito alla questione pubblico-privato, abbiamo discusso anche di questo, ed è pacifico che un privato voglia fare profitto; diversamente sarebbe un’associazione benefica. Se, tuttavia, i dati (non le parole), i numeri sono a favore della sanità lombarda, che introita risorse da capogiro e che introita risorse anche dalla nostra regione (si parlava di cifre di poco inferiori ai 100 milioni di euro solo di mobilità passiva dal Piemonte verso la Lombardia), ecco che allora una riflessione con una visione meno ideologica sarebbe opportuna.
Abbiamo (utilizzerei questo termine, se può creare meno ostacoli per una riflessione serena) un disallineamento; il termine debito è un termine evidentemente forte, che probabilmente non è corretto, ma è corretto dire che c’è una situazione strutturale di disavanzo, nel senso che è stato anche richiamato dal Consigliere Ravetti. Cioè, noi abbiamo entrate una tantum che ci hanno consentito di chiudere il bilancio della sanità in pareggio, ma senza le quali il bilancio sarebbe stato in disavanzo.
Pertanto, questa è una riflessione che giustamente dev’essere fatta, come deve essere fatto un ragionamento legato non soltanto all’analisi storica e al riaccertamento dei residui. Io credo che i due punti sostanziali siano quelli di individuare un nuovo modello di sanità, da un lato, e una diversa pianificazione, dall’altro, che devono promuovere i manager all’interno delle singole ASL. Se negli ultimi anni ci sono stati problemi riguardo ai conti della nostra sanità, ritengo che una responsabilità sia in capo a quei manager che non hanno svolto al meglio il proprio compito.
Ecco perché dobbiamo interrogarci, credo anche con serenità e serietà, non solo su una diversa pianificazione e gestione: ci sono ancora troppi sprechi e manca ancora una visione e una strategia in molte Aziende della nostra regione, ma dobbiamo anche interrogarci su un modello di sanità che se non arriverà mai a essere quello lombardo, può prendere spunto da altre Regioni, anche del Nord, che hanno visto un mix equilibrato tra pubblico e privato certamente coerente con la finalità pubblica della sanità, ma ugualmente attento alla qualità degli spazi e dei servizi per i pazienti per i professionisti che lavorano e anche per i conti pubblici.
Per questi motivi, il nostro Gruppo si pone verso la condivisione di questa proposta, che ci auguriamo possa giungere quanto prima al termine della discussione e votazione finale.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 62 “Norme relative al finanziamento del presidio ospedaliero Città della salute di Novara”, in discussione generale).
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21 GENNAIO 2020
“Presidente, colleghi, abbiamo sottoscritto la proposta di deliberazione a firma del collega Valle per il conferimento del Sigillo della Regione Piemonte alla Senatrice Liliana Segre, perché siamo intimamente convinti della bontà di questa proposta.
Vedete, colleghi, quando mi sono approcciato allo studio e all’approfondimento dei campi di sterminio tedeschi ero giovane, ero uno studente, era la fine degli anni Ottanta. Non ho mai avuto occasione di visitare un campo di concentramento, ma ho visto film e documentari, ho letto testi, ho visitato mostre e l’Olocausto mi ha molto impressionato, mi ha sconvolto e mi ha disgustato. Mi sono vergognato, e mi vergogno ancora oggi, di quanto sia arrivata a fare la specie cui appartengo. Poi mi sono detto: come potrà ancora capitare una cosa del genere? È impossibile.
Peccato che poco dopo – erano gli anni Novanta – gli uti massacrarono quasi un milione di tutsi e negli stessi anni Novanta, non in Africa, ma al di là dell’Adriatico, i serbi uccisero 8.000 bosgnacchi sotto la mano del generale Mladic.
Primo Levi diceva che” se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Allora mi sono chiesto com’è possibile che l’uomo arrivi a tanto. Mi sono documentato e ho scoperto che l’Olocausto fu il più spaventoso genocidio, ma non era stato l’unico. Un milione e mezzo di armeni vennero uccisi a inizio secolo dal governo dei Giovani Turchi qualche decennio dopo – l’ha ricordato anche Papa Bergoglio – arrivò l’Holodomor, il più imponente sterminio della storia europea dopo l’Olocausto, con cinque milioni di ucraini lasciati morire di fame, solo perché si erano opposti al regime stalinista.
Negli anni Settanta, Pol Pot, con i khmer rossi, fece uccidere tra un milione e mezzo e tre milioni di persone delle varie minoranze culturali e religiose; non solo, ma con l’atrocità di aver usato degli adolescenti nel commettere questi crimini e torture infami. Solo nel 2018, dopo quarant’anni, sono arrivate le ultime condanne! Come non dimenticare – l’ha ricordato prima nella sua esposizione anche il Consigliere Valle – i cristiani, non solo delle prime persecuzioni, ma fino ai giorni nostri? Decine e decine di milioni di persone uccise perché di religione cattolica, analogamente ai musulmani in Cina e non solo, anche in altri paesi dell’Estremo Oriente.
Sono sì vicende distanti dalla nostra memoria o distanti da un punto di vista geografico – qualcuno potrebbe anche banalizzare – ma, attenzione: il Piemonte, la nostra regione, non è immune. Se vogliamo ricordarci la nostra storia, dobbiamo ricordare quante città della nostra regione hanno ospitato un ghetto, un domicilio coatto per gli ebrei: una vergogna per la comunità cristiana piemontese.
Oggi serve ricordare, perché la follia non è scomparsa dal mondo, ma è sempre pronta a esplodere.
Questo riconoscimento, come il Giorno della Memoria che verrà ricordato nei prossimi giorni, invita a non dimenticare e a riflettere su come fare in modo che queste vicende così tragiche e drammatiche non si ripetano mai più.
Penso che quando il mondo vede nascere una scintilla di odio ha il dovere di non voltarsi e, prima che l’odio abbia il sopravvento, la comunità internazionale non può fare da spettatrice, ma deve intervenire subito, con forza e salvare la libertà e le vite.
Conferire oggi il Sigillo della Regione Piemonte alla Senatrice Liliana Segre serve per ricordare a tutti i piemontesi e a noi stessi che queste cose terribili sono avvenute realmente e che proprio perché già avvenute si potranno ripetere in futuro. In altri modi, certo, con altre bandiere, con altri metodi, ma sempre con lo stesso male.
Con questo spirito, oggi votiamo convintamente la proposta di conferire quest’alta onorificenza alla Senatrice Liliana Segre, un simbolo che ci unisce e nel dovere della memoria.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 61 “Conferimento del Sigillo della Regione Piemonte per l’anno 2020 ai sensi dell’articolo 5 della legge regionale 31 maggio 2004, n. 15”).
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19 DICEMBRE 2019
“Presidente, colleghi Consiglieri, sul concludersi della discussione generale, mi permetto di esprimere alcune considerazioni credendo fortemente, così come il Gruppo a cui appartengo, nel valore dell'”Autonomia”; valore e principio che è ben incardinato tra i principi fondamentali della nostra Costituzione. L’articolo 5, lo ricordo, recita: “La Repubblica riconosce e promuove le Autonomie locali”.
Tuttavia, dobbiamo essere coscienti che l’autonomia nel nostro Paese presenta ancora oggi dei larghi margini di miglioramento, così pure delle forti lacune. Tra le lacune più significative c’è sicuramente l’articolo 119, in buona parte inattuato, perché l’autonomia organizzativa, funzionale e finanziaria di molti Enti del nostro Paese non è garantita. La perequazione prevista dallo stesso articolo non è sempre garantita. Vi è poi una discussione viva sul fatto che, a distanza ormai di tantissimi decenni, esistono delle Regioni a Statuto speciale, memoria di un periodo storico che evidentemente richiedeva una specialità alle zone di confine del Paese, ma che oggi fa sì che ci sia un’altra parte del Paese che veda quelle stesse Regioni come Istituzioni che beneficiano di opportunità ed occasioni che in tante vorrebbero. Se è vero come è vero che diventa difficile in questo Paese fare in modo che la Valle d’Aosta, il Trentino e la Sicilia perdano questa “specialità” per tanti motivi che potrete ben immaginare, nulla vieta, rimanendo nel perimetro della Costituzione provare ad immaginare un percorso che promuova e riconosca nuove forme di autonomia.
Credo fortemente in una nuova stagione di autonomia, di autonomia responsabile. È un termine che ho sentito dire più volte dal nostro Presidente e che è uscito anche nella discussione in aula in questi giorni ovvero una stagione che parta dalla consapevolezza che l’unità giuridica ed economica del Paese non viene messa in discussione, così anche che i livelli essenziali delle prestazioni rappresentano un’occasione straordinaria per consentire a tutto il Paese di crescere. In ogni angolo d’Italia, da chi abita nelle isole a chi abita nelle aree interne, a chi abita in montagna a chi abita nelle grandi città, i livelli essenziali di prestazioni sono una sfida ed un’occasione che il Paese non può permettersi di non cogliere a pieno.
C’è un terzo elemento che, a mio avviso, diventa fondamentale nel definire una nuova stagione di “autonomia responsabile” ed è legato al fatto che esiste nella nostra Costituzione un articolo, il 118, che parla di adeguatezza, di differenziazione e di sussidiarietà. Per cui diventa di fondamentale importanza, a mio avviso, che di fronte alle molte funzioni che ci auguriamo si spostino dallo Stato verso le Regioni, se vogliamo davvero ridurre i costi, migliorare i controlli ed efficientare i servizi che queste funzioni sempre più ricadano verso il basso, verso quegli Enti più vicini ai cittadini. In questo contesto io non ho particolare nostalgia o passione per uno Stato burocratico, assente, uno Stato autoritario.
Piuttosto vorrei uno Stato autorevole, che tra le tante cose superi anche l’idea di “spesa storica”, con le sue tante incrostazioni.
Credo anche che rispetto alla proposta di tante Regioni sul tema del regionalismo differenziato lo Stato italiano e il Governo italiano sarà in grossa difficoltà oggi come domani a negare la possibilità offerta dalla Costituzione di creare ulteriori forme e condizioni di autonomia. Dico questo, perché è scritto nella Costituzione e se per qualche decennio nessuno si è mosso in tal senso, al netto delle posizioni da tifoseria, il “116 terzo comma” rappresenta un’opportunità che viene offerta dalla nostra Costituzione e, se usiamo quell’equilibrio di cui hanno parlato anche i costituzionalisti nelle loro relazioni al Gruppo di lavoro, credo che si possa realizzare un obiettivo importante, che è quello di efficientare i servizi, migliorare la gestione delle risorse e promuovere complessivamente uno sviluppo organico del Paese.
Questa è la sfida che abbiamo di fronte: la sfida di recuperare spazi legislativi e regolamentari, la sfida di una migliore allocazione dei poteri e delle funzioni e una migliore gestione delle risorse complessive la sfida della semplificazione e la sfida di migliorare i servizi.
I rischi ci sono? Io credo di sì. Esistono dei rischi, anche importanti e ne cito alcuni, in particolare due. Il primo è il rischio di complicare il sistema. Rispondo a quello che diceva nel precedente intervento il collega Grimaldi: in un Paese in cui si crea una frammentazione di funzioni e di competenze si genera un rischio evidente, ma per evitare questo rischio dobbiamo ricomporlo all’interno di un sistema che semplifichi il più possibile la vita ai cittadini. Ad esempio, nel gruppo di lavoro ho evidenziato forti dubbi sull’idea di immaginare forme di autonomia sulla governance del sistema degli Enti locali, perché immaginare che ci siano in ogni Regione sistemi diversi rischia, alla fine, di complicare la vita ai cittadini e alle imprese.
Il secondo rischio – l’ho evidenziato sempre in Commissione – è quello dell’ipertrofia amministrativa: un fatto che è avvenuto negli ultimi anni e che mi preoccupa, perché immaginare di avere una Regione che recupera da Roma funzioni legislative da un lato ma soprattutto funzioni regolamentari e amministrative dall’altro, caricandole sulla propria organizzazione, dopo che negli ultimi anni si è già ingolfata e caricata di legna verde con funzioni quali la formazione, le politiche del lavoro, pezzi di cultura pezzi di sport, pezzi di agricoltura e di altre funzioni amministrative questo fa sì che la Regione svolga un ruolo totalmente improprio, di amministrazione e gestione, negando al sistema delle autonomie locali quello che, invece, è il loro ruolo. Questo è un tema, a mio avviso, su cui dovrà concentrarsi anche il lavoro futuro, a valle dell’intesa.
Per scongiurare questi rischi sarà fondamentale il confronto e la partecipazione, non soltanto secondo le indicazioni previste dalle leggi regionali relative proprio al tema della partecipazione, ma a partire dal coinvolgimento del sistema degli Enti locali.
Non solo, per scongiurare questi rischi bisognerà utilizzare l’occasione del regionalismo differenziato per rivedere la disciplina degli Enti di area vasta. Mi ha fatto molto piacere sentire in questi mesi nella discussione in Commissione da parte di alcuni autorevoli esponenti del Partito Democratico e in questi giorni ancora dal Presidente del Gruppo di questa necessità. La legge 23 del 2015 nasceva da una previsione di referendum con esito confermativo, ma sappiamo che l’esito non è stato tale e quindi sia a livello nazionale che a livello regionale il tema va evidentemente, posto in termini di revisione complessiva della disciplina.
Abbiamo vissuto anni di schizofrenia costituzionale, istituzionale e politica.
Le Province hanno avuto la peggio anche perché si è andato dietro ai grandi “Soloni” del giornalismo italiano che, magari per vendere qualche libro in più, sparavano a zero contro quella o quell’altra istituzione. La politica ha commesso il grande errore di, anziché dare un indirizzo politico alle vicende nazionali, subire quello che dicevano giornalisti, sondaggi social.
Oggi la politica, a valle dell’esito referendario, ha il compito di rivedere le sue posizioni e di farlo in modo equilibrato.
C’è stata una vera e propria metamorfosi nel sistema politico nazionale: siamo passati da un modello referendario fortemente accentratore dei poteri, dove la Regione doveva diventare una grande Provincia e lo Stato acquisiva sempre più funzioni – magari il Consigliere Grimaldi, da questo punto di vista, l’avrebbe accolto favorevolmente – ad un modello diverso dove lo Stato mantenendo la sua autorevolezza, lascia alle Regioni un compito importante di governo delle politiche territoriali, favorendo la differenziazione.
In conclusione, Presidente, mi consenta di fare alcuni ringraziamenti.
Un ringraziamento sincero lo voglio rivolgere non solo alla Commissione, ma al “Gruppo di lavoro” per l’impegno profuso e le modalità con le quali si è svolto il dibattito, entrando nel concreto sui singoli punti. Il testo presentato dalla Giunta è stato dallo stesso Gruppo profondamente rivisto nelle premesse, nelle sue conclusioni e nella sua analisi di contesto. Il merito, ci tengo a evidenziarlo in aula, va anche alla struttura del Consiglio regionale, a un grande lavoro fatto dagli Uffici, di grande serietà e di grande competenza, al punto che arriviamo a presentare in aula uno dei migliori lavori oggi in Italia sul tema del regionalismo differenziato.
L’ultimo ringraziamento lo rivolgo al nostro Presidente, Alberto Cirio, che ha fatto molto di più di quello che dovrebbe fare un Presidente. Si è presentato non una, ma parecchie volte in Commissione, è venuto anche a relazionare tecnicamente su alcune materie nel Gruppo di lavoro tecnico politico; ha avuto la sensibilità di capire l’importanza di esserci, di presenziare alla discussione generale in Commissione, come anche di partecipare alla Conferenza dei Capigruppo e in questi giorni di essere sempre presente in aula.
È una sfida grande, importante, una sfida di maturità e di serietà quella che si appresta ad affrontare il Piemonte. Il guanto della sfida penso che sia stato accolto in uno spirito molto positivo. Ho apprezzato anch’io il fatto che non siano arrivate soltanto proposte emendative soppressive, ma anche integrative e migliorative del testo. Questo, a mio avviso, è uno segno di grande intelligenza e maturità che il Consiglio regionale del Piemonte ha saputo dimostrare.
Grazie a tutti i Gruppi che hanno attivamente partecipato in queste settimane.
Grazie, Presidente.
L’emendamento è finalizzato a pulire il testo anche alla luce delle modifiche normative intercorse nell’ultimo anno. Ne abbiamo già discusso in Commissione nel gruppo di lavoro e riguarda il tema dell’overshooting.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 35 “Attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione per il riconoscimento di un’autonomia differenziata della Regione Piemonte. Modifiche ed integrazioni alla DGR n. 2-7227 del 20 luglio 2018”, sugli emendamenti).
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27 NOVEMBRE 2019
“Grazie, Presidente.
Sono innanzitutto contento per come l’Assessore abbia gestito il rapporto tra Giunta, Commissione e Gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza.
Ho visto anche una grande disponibilità, da parte degli Assessori, a partecipare e a condividere i problemi e le proposte, anche nella loro genuina sincerità. Ho visto una Giunta giustamente prudente a inizio mandato; che ha a cuore la stabilità finanziaria dell’Ente; che ha ereditato un bilancio che vuole garantire in equilibrio, ben sapendo delle enormi sofferenze dovute al debito monstre che abbiamo: mezzo miliardo di euro che ogni anno dobbiamo tirare fuori per ripianare i debiti del passato, per far fronte ai vincoli e agli impegni presi nel passato e che oggi ci troviamo a dover onorare.
In un assestamento, ciò che si analizza sono i numeri e io, nel leggere i numeri, colgo che quasi 30 milioni di euro sono finiti in contenzioso fondo crediti di dubbia esigibilità, cause legali andate esecutive (come quella del “Mauriziano”). Insomma, la maggior parte dei fondi destinati a quest’assestamento sono finiti a sanare situazioni pregresse che non derivano da quest’Amministrazione, ma da quello che è successo in passato.
Questo è un dato oggettivo, basta leggere i dati e i numeri.
Dopodiché, apprezzo il fatto che la Giunta qualche segnale lo abbia dato un segnale non soltanto nel mettere una voce al posto di quegli zero che c’erano prima, ma anche nel dare una dignità diversa a molti territori del Piemonte che erano stati – ingiustamente – discriminati rispetto al passato. Non mi riferisco soltanto al tema degli extra LEA, ma anche ad altre questioni.
Pertanto, bene che la Giunta abbia dato un segnale in questa direzione come pure bene che lo abbia dato su altri temi: dal sostegno alla genitorialità e all’infanzia, alle Pro Loco e ad altre importanti questioni dove non era stato previsto nulla.
Tengo a evidenziare ancora un passaggio. Potevano essere previsti questi soldi all’inizio dell’anno? Sono convinto che non tutti potevano essere previsti: penso al contenzioso, perché a volte le cause vanno bene e a volte vanno male, ma i soldi relativi ad alcune situazioni, Assessore prudentemente avrebbero dovuto essere messi in bilancio e qui il mio pensiero va alle questioni su AIPO e su Finpiemonte che lei ben conosce e che dovevano essere inserite.
Su Finpiemonte, dopo i “casini” venuti fuori nel passato, mi sarei aspettato un segno di eleganza da chi vi ha preceduto come Giunta, perché allocare 200 milioni, capitolo per capitolo, prima di una tornata elettorale, lo ritengo non certo un segno di stile e di garbo istituzionale per chi sarebbe venuto dopo.
Allo stesso modo, anche metterli su una sola annualità, sapendo che la nuova amministrazione si sarebbe insediata a metà anno, e sapendo che nemmeno Superman sarebbe riuscito a spendere una cifra del genere in sei mesi di lavoro (perché solo un folle, “brucerebbe” 200 milioni di soldi pubblici in sei mesi): sarebbe stato veramente un atto di evidente scarso equilibrio e di scarsa intelligenza istituzionale.
Bene allora accogliere la provocazione proposta della minoranza di metterli su due anni. L’invito che faccio alla Giunta è tuttavia di valutare con grande serenità e serietà come spenderli e di spendere, non tanto velocemente, quanto bene, queste risorse.
Sul capitolo sanità mi permetto di dire una cosa: quest’anno siamo riusciti a mettere sostanzialmente una pezza, ma il bilancio che ci troviamo sulla sanità è un bilancio non così sano, non così solido come ci è stato fatto credere. È un bilancio che definirei strutturalmente in squilibrio finanziario, perché se oggi riusciamo a mettere una pezza per 150 milioni più o meno, sul bilancio, è bene ricordare che sono tutti fondi straordinari. Ma questo “gratta e vinci” lo vinceremo anche il prossimo anno? È la domanda che mi pongo.
Questo testimonia un fatto grave, cioè che il bilancio della sanità, nella sua previsione 2020, è un bilancio che va sistemato; per cui non abbiamo ereditato un bilancio sano, ma al contrario; tema questo su cui dovremmo attentamente riflettere.
Per quanto riguarda poi il diritto allo studio, tengo a focalizzare l’attenzione su un altro elemento (è qui presente l’assessore Chiorino che ringrazio per la sua sensibilità). La Giunta ha messo una cifra importante 600 mila euro per il diritto allo studio, che andrà alle Province e alla Città metropolitana, per aiutare i Comuni, nella compartecipazione alle spese, per quanto riguarda il trasporto dei bambini disabili o per l’educativa per le ragazze e i ragazzi disabili delle superiori.
Credo che la vera priorità sul diritto allo studio non sia, oggi, chi grida di più o chi grida più forte in aula o fuori dall’aula. Oggi, la priorità nel diritto allo studio sono i tanti ragazzi con una disabilità che ci sono in Piemonte e che non possono essere abbandonati. Per cui bene che la Giunta abbia messo queste risorse.
Metto in evidenza, visto che il Consigliere Grimaldi ha provocato la maggioranza, che la cifra messa in bilancio di previsione dalla precedente Amministrazione sul diritto allo studio, per quanto riguarda proprio il tema della disabilità, fondi che vanno a finire ai Comuni, alle Province e alla Città metropolitana, non è mai stata così bassa negli ultimi lustri non negli ultimi anni.
Vado velocemente verso le conclusioni.
Ringrazio per i segnali che si sono visti e per il dialogo e la disponibilità da parte della Giunta di venire incontro alle esigenze della minoranza, alcune delle quali ci hanno visto convinti, perché proposte giuste, sacrosante e intelligenti. Quando si spendono soldi sul tema delle alluvioni, sul tema del dissesto idrogeologico e sul tema della sicurezza e dell’ambiente, ci vedranno sempre presenti e disponibili, non soltanto al dialogo, ma a concretizzare le risorse fondamentali per intervenire.
Nel ringraziare nuovamente l’Assessore nella sua capacità di gestire i rapporti tra maggioranza e minoranza, sono convinto che la legge di bilancio avrà un taglio politico decisamente diverso. Avrà un’impostazione più politica e porterà all’attenzione del Consiglio una serie d’iniziative che sono all’interno del programma elettorale del centrodestra, che quest’Amministrazione ritiene prioritarie e che per i motivi sopra richiamati – ricordo i 30 milioni che abbiamo bruciato per ripianare sentenze, fondo crediti di dubbia esigibilità e contenziosi vari – sono solo rinviati in sede di bilancio.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 42 “Assestamento del bilancio di previsione finanziario 2019-2021 e disposizioni finanziarie”, in discussione generale).
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26 NOVEMBRE 2019
“Il dramma che c’è stato e che hanno subìto le province di Alessandria, Asti e Cuneo è legato a un fine settimana veramente da incubo, che hanno vissuto tutte le province piemontesi e tutti gli angoli del Piemonte, per motivi diversi.
Nella mia provincia si sono annoverate diverse decine di persone isolate e isolate per giorni, bloccate per la neve, per il rischio di valanghe e per valanghe. Ci sono state ben nove strade chiuse: tre per il rischio di valanghe, anzi, quattro per rischio di valanghe e per valanghe, tre strade bloccate per distacchi di versanti di montagna e due strade bloccate per l’esondazione di canali irrigui. Una situazione al limite, anche se è una provincia dove non si è parlato di morti.
Devo dire che, rispetto al volume di pioggia che si è verificato, il territorio piemontese ha reagito meglio rispetto a quello che è accaduto decine di anni fa. Gli investimenti fatti in alta montagna dai bacini imbriferi, in molte parti del Piemonte, hanno dato risultati importanti e gli interventi fatti sugli argini dei fiumi, negli ultimi quindici vent’anni, hanno dato risultati importanti.
Prima si citava Crescentino. Se Crescentino questa volta non è stata sommersa, è anche grazie all’argine che è stato fatto dopo il 2000. Poi, ci sono ovviamente i fenomeni cui non possiamo dire grazie all’uomo, ma grazie alla fortuna. Il fatto che il livello della neve sia stato relativamente basso ha certamente influito in buona parte del Piemonte, dove nevicava e non pioveva. Questo ha fatto sì che, in molti casi, la situazione non si aggravasse.
Quello su cui invito a riflettere è a lato di quello che possiamo fare noi. Quello che possiamo fare noi è esaminare in modo più compiuto gli elementi che possono generare problemi al territorio, che non sono soltanto i fiumi, ma sono tanti. Sono i versanti di montagna o i versanti di collina che non sono spesso pubblici, ma sono anche versanti gestiti da privati.
Spesso non è chiaro quando viene giù un versante di chi è la responsabilità: è della strada o dell’ente proprietario di quella strada? Molte volte non si sa che quando succede qualcosa in montagna la responsabilità è del soggetto proprietario di quel versante che dovrebbe manutenerlo correttamente, come anche i ponti. Chi dovrebbe gestirli? Ovviamente, il soggetto competente nella gestione spesso è il Comune o la Provincia.
Le nostre strade, i fiumi ovviamente. Prima si parlava anche delle piante.
Una corretta manutenzione delle piante lungo le strade e lungo i canali e i fiumi diventa fondamentale.
Non è un problema, ma sono tanti i problemi. Credo anche che il tema descritto in modo certamente forte dal Capogruppo della Lega – della pulizia dei fiumi sia un tema che, comunque, questo Consiglio dovrà affrontare presto o tardi. È un tema che, a oggi, non ha portato i risultati che vorremmo vedere.
Concludo con un appello, visto che si parlava anche di quello che possiamo fare noi, sull’inquinamento del nostro Piemonte e sull’emergenza ambientale. L’appello lo rivolgerei veramente non soltanto alla nostra Regione, ma anche al Governo. Nella legge di stabilità speravo di vedere qualche intervento più significativo sulle aree del Nord Italia che vivono una situazione ambientale critica. Mi sarei anche aspettato un’altra velocità sui fondi FSC da parte del Ministero dell’Ambiente, per girare quei fondi dell’ambiente per il dissesto ai territori regionali di tutta Italia.
Se è possibile, un invito che posso rivolgere anche alla Giunta è di cercare di promuovere un’azione nei confronti del Governo per accelerare i due passaggi: da un lato delle modifiche normative sulla legge di stabilità per portare più risorse a quelle regioni del Nord Italia che vivono un problema ambientale legato all’inquinamento dell’aria perché le risorse che ci sono, non sono assolutamente sufficienti; dall’altro, svegliare chi sta al Governo, che fa tanti proclami sui temi dell’ambiente e sui temi del dissesto idrogeologico, di velocizzare quei fondi che per noi sono fondamentali.
Certamente questo primo segnale che è arrivato dal Consiglio, dalla minoranza che l’ha proposto in Commissione e dalla Giunta che credo abbia accolto questa proposta, è piccolo, ma è un importante segnale che va nella giusta direzione. Tuttavia, non è sufficiente: servono norme diverse e credo che questo Consiglio dovrà lavorare a breve anche su una modifica normativa che tratti, anche da un punto di vista tecnico, dei piani di gestione e sedimenti che devono essere adeguatamente finanziati. Anche questo tema è fondamentale.
Credo che un lavoro insieme, maggioranza e minoranza, su questo tema, debba trovarci certamente uniti per il bene e per gli interessi del Piemonte.”

(Intervento sulle Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a eventi alluvionali in Piemonte).
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8 OTTOBRE 2019
“Grazie, Presidente.
Colleghi, sarei intervenuto volentieri la volta scorsa, ma impegni precedentemente assunti mi hanno costretto a non poter restare in Aula oltre l’orario preventivamente comunicato e concordato.
Approfitto di quest’occasione, non tanto per ribadire il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia sulla nascita di questa Commissione permanente perché già bene espresso nella seduta scorsa dalla collega Biletta, quanto per richiamare, a noi tutti Consiglieri, quella che io ritengo sia un’esigenza fondamentale; cioè che in futuro questa Commissione possa diventare un vero faro per questa istituzione e per la comunità piemontese.
Dico questo perché avverto un pericolo, che noi abbiamo il compito e il dovere di scongiurare. Il pericolo che vedo è che questa Commissione possa diventare, in futuro, un luogo di discussioni improduttive.
Parlare di mafie italiane e straniere, parlare di fenomeni di corruzione e d’illegalità presenti anche nella nostra Regione, non è mai tempo sprecato.
Tuttavia, promuovere una Commissione che dopo cinque anni di fatti concreti avrà prodotto poco, o poco-niente, sarà il miglior regalo ai costruttori d’illegalità.
È un tema che tengo a sottolineare in questa sede perché io immagino una Commissione che dia, non con le parole, ma con i fatti, con azioni e comportamenti, l’esempio per i cittadini.
Penso che questa Commissione debba porsi l’ambizioso obiettivo di studiare le buone pratiche, non solo in Italia, ma in Europa; penso che questa Commissione debba porsi l’obiettivo, non soltanto di realizzare protocolli con le istituzioni del territorio piemontese, ma dei veri e propri piani di azione, ricordando che il riferimento del nostro agire, qui in Consiglio, e in Giunta, deve essere il primato della legalità.
Prima di ogni altro tema, il primato della legalità deve essere il punto di riferimento per questa legislatura.
Noi dobbiamo dare attenzione a ciò che facciamo nel nostro quotidiano, ai nostri comportamenti. Troppo spesso, anche in passato, la politica regionale non ha dato buon esempio di legalità proprio con i propri comportamenti.
La politica non ha bisogno di parole, ha bisogno di testimoni e in questo credo che un compito fondamentale sarà – ed è bene che sia rimarcato anche nel testo – l’educazione e la formazione dei giovani, che non sono soltanto il nostro futuro, ma sono il nostro presente.
Credo sia fondamentale lavorare sul presente, nella formazione di chi oggi ha un ruolo pubblico, recuperando quell’articolo presente nella nostra Costituzione che troppo spesso abbiamo dimenticato: l’articolo 54, secondo cui, “Coloro cui sono affidati pubbliche funzioni, devono adempierle con disciplina e onore”.
Da qui bisognerebbe ripartire, perché con la formazione dovremmo arrivare ad aiutare i tantissimi amministratori che oggi hanno bisogno di essere formati anche sui temi della legalità.
Spero dunque che questa Commissione serva a promuovere una collaborazione con le associazioni degli Enti locali per formare i nostri amministratori su questi temi, per aiutarli a costruire azioni rivolte alla promozione di codici per l’integrità, di codici di condotta, e per aiutarli nella costruzione di piani di prevenzione della corruzione e della trasparenza che non siano meri documenti burocratici, come troppo spesso ancora oggi avviene, ma siano un qualcosa di differente.
Concludo con l’auspicio che questa Commissione non diventi mai un esercizio retorico per qualcuno, o un’occasione per una passerella per qualcun altro: mi auguro che questa Commissione permanente possa invece essere il punto di partenza per un cambiamento positivo, etico e culturale, per la nostra istituzione e per l’intera comunità piemontese.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 8 “Modifiche del Regolamento interno del Consiglio regionale ai fini dell’istituzione della Commissione permanente in materia di legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi”).
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1 OTTOBRE 2019
“Presidente, colleghi, riprendo il ragionamento del Consigliere Disabato per comunicare all’Aula che, poc’anzi, ho presentato un emendamento che va nella direzione di allungare il termine del 25 ottobre e inserire la data di fine novembre, del 29 novembre, sapendo che è sempre stato così nel passato. Province e Città metropolitana hanno sempre presentato, fatto salvo lo scorso anno, i piani di dimensionamento scolastico (piani provinciali e metropolitano), alla fine di novembre.
Lo scorso anno venne fatta questa eccezione, anticipando la data di scadenza, ma ci furono diverse richieste di proroga perché le Province non erano in grado di presentare i Piani entro la fine di ottobre.
Non so se posso già anticipare questa proposta emendativa, ma se anche il vostro Gruppo sarà d’accordo, credo possa essere una proposta che vada nell’ordine del buonsenso, nel dare qualche tempo in più al territorio regionale, ai Sindaci, ai consigli di istituto, alle Province e alla Città metropolitana di concordare e avere il tempo necessario per presentare i Piani, esattamente come succedeva fino a qualche anno fa.
La proposta dunque è di portare la scadenza a venerdì 29 novembre.
Solo per specificare che ho presentato due emendamenti che sono ovviamente collegati, uno sulla proposta di delibera di Consiglio: nel dispositivo finale viene inserita la data del 29 novembre, anziché 25 ottobre; l’altro emendamento, identico, viene inserito nell’allegato A).
Ringrazio anche l’Assessore Chiorino per la disponibilità nel venire incontro a questa proposta.
Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 6 “Atto di indirizzo e criteri per la programmazione e la definizione del piano regionale di revisione e dimensionamento della rete scolastica e per la programmazione dell’offerta formativa delle autonomie scolastiche piemontesi per l’anno scolastico 2020-2021”).
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26 SETTEMBRE 2019
“Signor Presidente, innanzitutto mi permetta di rivolgerle – e penso di poterlo fare a nome dei colleghi di maggioranza – un sentito ringraziamento per come ha condotto la seduta, per la sua pacatezza e il garbo istituzionale che ha dimostrato in queste giornate. Spiace che i colleghi della minoranza si siano allontanati adesso in sede di voto, perché volevo rivolgermi anche a loro nel dire che uno dei compiti della politica è quello di rispondere ai bisogni della gente e dei cittadini. Il mio ragionamento parte da questo nella mia dichiarazione finale, perché non ci vogliono sondaggi per capire che l’Italia ha bisogno di una legge elettorale diversa, che consenta a chi ha vinto le elezioni di poter governare per 5 anni, per capire che l’Italia ha bisogno di mettere un freno alle manovre di palazzo, ai trasformismi.
Pur nella consapevolezza che la Costituzione italiana ci indica l’assenza del vincolo di mandato, ci vuole solo buonsenso per capire che l’Italia ha bisogno con urgenza di mettere mano alla legge elettorale; una legge che guai dovesse servire al partito che la propone: deve servire al Paese oggi e in futuro, anche garantendo, come si diceva nel dibattito di questi giorni, pluralismo e rappresentatività. E se la politica nazionale non interviene, fa parte delle regole democratiche e delle consuetudini repubblicane che la sollecitazione possa arrivare dalle Regioni, come dice la nostra Costituzione.
Le proposte referendarie servono proprio per sollevare questioni sentite dall’opinione pubblica, invitando, sollecitando, stimolando il Parlamento come già accaduto in passato, ad intervenire preventivamente. E se non lo fa, cioè se il Parlamento non accoglie le proposte che gli vengono presentate dai proponenti o se non accoglie l’esito confermativo – beh è già accaduto in passato – se ne assume tutte le responsabilità politiche nei confronti degli elettori.
Visto allora che il tema che abbiamo dibattuto in questi giorni è un tema attuale, è un tema serio; visto che sul referendum i dubbi che abbiamo avuto come Forza Italia erano legati semmai al raggiungimento dello scopo finale, che era quello di mettere insieme – ci rendiamo ben conto maggioritario, una diversa quota proporzionale e un premio di maggioranza per garantire una governabilità del Paese come succede – lo richiamava prima il Capogruppo Ruzzola – in Regioni, Province e Comuni; visto che oggi la promozione di un referendum, unitamente all’ordine del giorno poc’anzi votato e proposto dei Capigruppo, inviterà – probabilmente anche obbligherà domani la politica a dare centralità elettorale in agenda politica, è bene che il mondo mediatico ne abbia parlato anche in questi giorni, perché io credo che sia fondamentale quello che sta avvenendo in questi giorni in Italia. In questi ultimi tre giorni, abbiamo resistito, noi di maggioranza alle tante provocazioni; abbiamo ascoltato anche con attenzione le tante perplessità, l’ostruzione, le tante ripetizioni che abbiamo sentito in quest’aula, le parole fuori luogo, finanche in alcuni casi offensive, le velate minacce che sono arrivate nei confronti di alcuni esponenti della maggioranza, di partiti della maggioranza.
Oggi siamo qui in Aula per ribadire il nostro pieno consenso a questa proposta, anche come gruppo di Forza Italia. E’ un voto che consentirà non soltanto – questo lo dico anche proprio perché rimanga a verbale del Consiglio – di rafforzare la posizione in Consiglio regionale, ma anche grazie all’impegno del nostro Presidente, Alberto Cirio, di affrontare il tema elettorale con una proposta condivisa e unitaria del centrodestra delle regioni e in Italia.
Ci riusciremo? Riusciranno le cinque-sei Regioni a stimolare la politica e a modificare la legge elettorale, forse anche promuovendo una legge costituzionale in linea con l’obiettivo della governabilità? Io me lo auguro; me lo auguro per i piemontesi e per gli italiani.
Se non ce la faremo, potremo sempre dire che abbiamo fatto del nostro meglio per provarci; se però ci riusciremo, beh, potremo dire non tanto di non aver perso tempo qua in Consiglio regionale, ma di aver dato il nostro piccolo, ma prezioso contributo per rispondere a un bisogno reale del Paese, quello di dare la possibilità a italiani e piemontesi di avere finalmente maggioranze chiare e governi stabili. Grazie.”

(Intervento sulla Proposta di deliberazione n. 10 “Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 Costituzione e dell’articolo 29 della Legge 25 maggio 1970, n. 352 ‘Norme sul referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo, abrogazione parziale delle disposizioni in materia elettorale contenute nel D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 con particolare riferimento agli articoli 1 commi 2, 3 e 4; 3 comma 2; 4 comma 2; 14 comma 1; 17 comma 1; 18 bis commi 1, 1 bis, 2 bis, 3, 3.1, 3 bis; 19 commi 1, 2, 4, 5; 20 comma 1; 21; 22 commi 1, 2; 24 comma 1; 30 comma 1; 31 commi 1, 2, 3, 4, 5; 48 comma 1; 53 comma 1; 58 comma 2; 59 bis commi 1, 2; 68 comma 3; 69; 71 comma 1; 77 comma 1; 81 commi 2, 3; 83; 83 bis; 84; 85; 86 commi 1, 2; 106 comma 1; D.Lgs. 20 dicembre 1993, n. 533; articoli 1 commi 2, 2 bis, 2 ter, 4; 2; 9 commi 2, 4, 4 bis; 10 commi 5 e 6; 11 commi 1, 3; 14 commi 1, 2; 16 comma 1; 16 bis; 17; 17 bis; 19 comma 2; Legge 27 maggio 2019, n. 51, articoli 3 commi 1, 2 e Legge 3 novembre 2017, n. 165, articoli 3 commi 1, 2, 6 relativamente all’attribuzione dei seggi con metodo proporzionale nei Collegi plurinominali per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica”, in dichiarazioni di voto).
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17 SETTEMBRE 2019
“Grazie, Presidente.
Intervengo per esprimere il voto favorevole del nostro Gruppo al provvedimento in esame e, più in generale, a tutti quei provvedimenti finalizzati a ridurre la spesa improduttiva. Tanto più favorevole quando si parla, come oggi, di eliminare quei privilegi giustamente mal sopportati dalla gente, quando si tratta di eliminare quelle esagerazioni ed esasperazioni del passato, come ha fatto nella passata legislatura il Consiglio regionale per quanto riguarda gli stipendi e le pensioni. Oggi possiamo dirlo, probabilmente con questo provvedimento eliminiamo l’ultimo privilegio della casta.
Riprendo il ragionamento che faceva poc’anzi il Capogruppo del Partito Democratico e il Capogruppo dei Fratelli d’Italia e anch’io invito questo consesso a ragionare un po’ meno di pancia e un po’ più di testa.
Come invito anche i cittadini e la politica in generale.
Ragionare di testa vuol dire non solo parlare del fatto che la democrazia ha un costo, ma vuole anche dire parlare di diritti acquisiti e di dubbi di costituzionalità su una norma nazionale. Significa parlare del fatto che, indubbiamente, andiamo a risparmiare dei soldi rispetto al passato, ma in realtà a risparmiare poco più di un centesimo al mese per ogni cittadino piemontese, circa 15 centesimi all’anno per ogni cittadino piemontese.
Vedete, io sono già passato dal tritacarne del populismo perché sono stato Presidente di Provincia, per tre anni nella gratuità più totale. E vi racconto che, quando mi presentavo in un teatro davanti a mille persone, era per me imbarazzante sentire il parlamentare di turno che, dopo aver detto che lasciava il 20, il 30 o il 50% della sua indennità per iniziative a favore dei cittadini, ricevere l’ovazione del pubblico e della platea. Chi, come me, invece si sbagliava a dire di fare l’amministratore gratuitamente, sentiva rumoreggiare il pubblico: “Figurati se è vero che quello lì lo fa gratuitamente, chissà cosa ci sarà dietro?”.
Questo è un imbarazzo che abbiamo condiviso con tanti colleghi in Italia in questi anni e di cui dobbiamo essere coscienti. Ancora oggi ci sono sette Presidenti di Provincia in Piemonte, un Sindaco metropolitano e un Vicesindaco metropolitano che svolgono questo ruolo nella gratuità più assoluta e con responsabilità enormi.
Credo che la politica debba porsi i temi del costo della politica e del costo della democrazia. È giusto che le responsabilità vengano prese in considerazione. Ricordo che il nostro Paese ha aderito a un trattato internazionale che si chiama Carta europea sulle autonomie locali, che afferma che chi svolge incarichi amministrativi e politici giustamente deve essere remunerato secondo ragionevolezza. Allora credo sia giusto andare nell’ottica della riduzione delle spese, anche quelle della politica, ma con il buonsenso. Così come con il buonsenso dobbiamo iniziare ad affrontare il tema della revisione della spesa all’interno della Regione Piemonte o all’interno del Consiglio regionale, ma in modo che non produca soltanto un centesimo al mese di risparmio per i cittadini del Piemonte, ma ben altri volumi di risparmio.
Anche rispetto all’emendamento, noi siamo favorevoli: garantirà un coinvolgimento di una platea più ampia, un risparmio maggiore e l’utilizzo delle risorse per temi legati alla pubblica incolumità di bambini, bambine, ragazzi e ragazze delle scuole piemontesi, oltre ovviamente di insegnanti e del personale che lavora nelle scuole.
Così posso concludere che ogni euro tolto ai privilegi e utilizzato per finanziare la sicurezza dei cittadini, non può che vederci favorevoli. Auspico, infine, che nel prossimo futuro la discussione del Consiglio regionale possa vertere su altri temi importanti, a partire proprio da quello della riduzione della spesa improduttiva che si annida nei tanti gangli della nostra regione.”

(Intervento sulla Proposta di legge n. 3 “Rideterminazione degli assegni vitalizi in attuazione dell’articolo 1, commi 965, 966 e 967 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021)”, in discussione generale).
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10 SETTEMBRE 2019
“Ringrazio la Garante per la sua esposizione, da cui emerge passione e anche esperienza maturata in anni d’impegno e di lavoro sui temi del sociale.
La ringrazio anche per la sua capacità di animare e di coinvolgere il territorio regionale.
Sono contento della sua relazione orale perché sono emersi alcuni spunti che credo il Consiglio regionale potrà utilizzare nel prossimo futuro spunti che invece non avevo trovato nella relazione inviata al Consiglio.
Ho sentito alcune frasi e ho letto alcuni dati che devono portarci a riflettere per il prossimo futuro: in primis, non ho avvertito una grande sinergia e collaborazione con l’Assessorato. E quando ho sentito le parole della Garante che dice “ho lavorato in totale assenza di budget e ho lavorato con ridotte figure umane”, ho capito che non vi è stata una grande collaborazione tra l’Assessorato e la figura del Garante, che credo invece, sia fondamentale. Sarà fondamentale per il futuro lavorare con una diversa e migliore collaborazione.
Un altro elemento che tenevo a evidenziare è che vanno benissimo tutte le collaborazioni sul territorio (l’Università, le associazioni, i Comuni, la Città metropolitana), però si vede quanto la mancanza di un livello istituzionale di area vasta sul territorio piemontese abbia creato una situazione per cui su Torino e provincia la collaborazione con la Città metropolitana è stata molto stretta e importante, mentre sul resto del Piemonte, dove le Province erano assenti, si andava alla ricerca di collaborazioni.
Questo situazione deve portarci a meditare per il futuro, affinché il Garante e l’Assessorato abbiano dei riferimenti istituzionali chiari, che non possono essere, di volta in volta, il Comune capoluogo, l’Università l’associazione o altro.
Da ultimo, è importante che l’attività del Garante promuova un’opera di sensibilizzazione sul territorio che porti ad arrivare, per esempio per quello che riguarda le varie “segnalazioni”, a coinvolgere tutto il territorio regionale; non posso pensare che il 75% delle segnalazioni pervenute riguardino la Città metropolitana di Torino, mentre in tre anni le province di Asti, di Novara, di Vercelli, di Biella e di Verbania abbiano raccolto solo sette casi segnalati: un milione di abitanti con sette casi in tre anni. C’è qualcosa che evidentemente non va e su questi temi credo sarà importante che il Garante, da un lato, ma anche l’Assessorato promuovano una diversa attenzione per il prossimo futuro.
Grazie.”

(Intervento sulla Relazione annuale del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, leea s, e dell’articolo 11della l.r. 31/2009d, in dibattito).
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30 LUGLIO 2019
“Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo è stato tirato in ballo; abbiamo sentito il dibattito e ci limitiamo a dire due cose: concordiamo, anche noi, nell’approfondire il tema in Commissione, com’è giusto che sia, perché è un tema delicato sconvolgente, che ha sconvolto le coscienze degli italiani e di noi piemontesi e, quindi, è bene che se ne parli in Commissione, urgentemente e che si approfondisca il tema in quella sede.
Altrettanto giusto e doveroso è regolamentarlo, perché un giorno ci siamo trovati le “bandiere della pace”, un giorno quelle della “verità per Regeni”, adesso la “verità per Bibbiano”, domani sarà “verità” per altri luoghi e fatti della vita politica e civica del nostro Paese o della regione. Effettivamente, non si possono usare le facciate delle Istituzioni.
Vale per la Regione, ma vale anche per tante Istituzioni, tanti Comuni tante realtà in giro per l’Italia, dove si usano le facciate delle Istituzioni per messaggi che hanno una valenza certamente simbolica, forte ma anche politica; e, quindi, crediamo sia giusto regolamentare questo tema.
Personalmente, sarei dell’idea di usare le facciate delle Istituzioni per valorizzarne gli aspetti architettonici, più che per valorizzare aspetti di natura politica.
Credo che questo sia un tema che dovranno valutare i Gruppi in sede di Consiglio regionale.
Auspico quindi che questo dibattito arrivi il prima possibile, in modo tale che si arrivi a regolamentarlo quanto prima.”

(Intervento sulla Comunicazione della Giunta regionale sui fatti di Bibbiano).
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30 LUGLIO 2019
“Signor Presidente, colleghe e colleghi, ci tenevo a fare due rapide riflessioni su questo bilancio consuntivo. Mi permetto di dare un giudizio sulla parte dei numeri, sulla parte dei dati contabili finanziari, facendo un ragionamento sulla valutazione più politica di questo bilancio con un appello che rivolgo non tanto alla minoranza, quanto alla mia maggioranza.
Se devo esprimermi sui dati contabili e numerici, sul conto consuntivo sulla fotografia, dico subito che non è un risultato ottimo, non è un risultato buono e non è un risultato discreto. È un risultato che mi limito a considerare sufficiente per la situazione in cui vi siete trovati, con delle sfumature, perché in alcuni campi credo che si sia lavorato in modo discreto, in altri si è lavorato meno bene. Però quello che rimarco è che era una situazione che avete ereditato, ma in realtà l’aveva già ereditata la Giunta precedente quando l’allora Assessore Pichetto nel 2013 aveva già iniziato un’attenzione alle situazioni debitorie della Regione.
Se non si fossero fatti questi interventi tampone, è evidente che la situazione del bilancio regionale avrebbe avuto effetti devastanti sull’Ente. Quindi, quello che è stato fatto è un atto dovuto. Do atto dell’impegno e del modo disciplinato con cui è stata condotta questa azione, però faccio un appello al Consiglio. Attenzione, perché quello che è stato detto è soltanto in parte vero, perché la situazione del bilancio regionale non è una situazione sana. Dico questo, perché la relazione della Procura e della Corte dei Conti analizza lo stock di debito complessivo e dice che il Piemonte ha uno stock di debito complessivo di dieci miliardi o quasi dieci miliardi.
Ora, la cosa più drammatica è che non è che si mette a disposizione dell’Assessore Tronzano e della Giunta un bilancio con cui da domani si inizia a spendere. Non si inizia a spendere neanche per questa legislatura ma neanche per la prossima legislatura, anzi neanche per le prossime cinque legislature, perché il debito arriverà fino al 2048. L’80% dello stock di debito arriverà fino al 2048 e di questo, ahinoi, dobbiamo essere consapevoli.
Poi guardo l’altro indicatore di bilancio, che riguarda i “tempi dei pagamenti”, perché un conto sono le fatture commerciali e un conto sono i debiti che i nostri tanti Sindaci oltre che il mondo associativo giustamente reclamano. I tempi, infatti, sono molto lunghi. Se guardiamo i tempi di pagamenti, rimpiango la situazione drammatica in cui fino a poco tempo fa si trovavano le Province italiane. Devo dire che, in queste ultime settimane, leggendo questi dati mi è venuta un po’ di depressione, perché certamente non si tratta di un bilancio che ci dà grandi prospettive. Detto questo, cerco sempre di guardare le cose con positività e devo dire che di positivo c’è che è stato avviato un piano di recupero del disavanzo.
L’auspicio ovviamente è che possa andare avanti nei prossimi anni.
Quest’anno si è ridotto e va bene, ma è importante che questo percorso continui con il massimo del rigore.
Per quanto riguarda la valutazione politica su questo rendiconto, diventa stucchevole, a mio avviso, svolgere una valutazione politica di un bilancio che arriva pochi mesi dopo le elezioni, nel senso che sono già stati gli elettori piemontesi a dare un giudizio qualche mese fa ed è inutile che lo faccia io. Quello che mi preme evidenziare, semmai, è il fatto che il risultato elettorale (è stato detto anche nei discorsi di insediamento) sia stato sempre più crescente verso il Presidente Cirio o decrescente verso il principale competitor, Sergio Chiamparino, tanto più ci si spostava dal capoluogo verso la periferia.
Questo è un dato che deve far riflettere attentamente anche la nostra maggioranza, poiché io che ho vissuto non soltanto gli anni passati, ma anche questa campagna elettorale, ho sentito e percepito, da parte dei territori marginali una sensazione di “abbandono”, di poca vicinanza della Regione ai territori rurali, collinari, montani. Parlando con i cittadini i Sindaci, le categorie, questo elemento è emerso in modo forte ed è un errore che non può essere ripetuto.
C’è un aneddoto che circola nelle stanze romane: racconta che una persona molto vicina al vicepremier Matteo Salvini gli abbia regalato, in occasione dell’insediamento al Viminale, una fotografia, una bella foto, dove non c’erano i suoi figli, ma c’era – ci sarebbe – un altro Matteo, Matteo Renzi. Questo, a memoria degli errori che il vicepremier non dovrà compiere nel suo ruolo politico e, soprattutto, per ricordare come si possa passare velocemente dalle stelle alle stalle.
Ovviamente, io non mi permetto di portare al nuovo Presidente Alberto Cirio né l’immagine della fotografia di Matteo Renzi né, tantomeno, quella di Sergio Chiamparino; è ovvio che non lo farò, per rispetto del Presidente Cirio e per i motivi che vi dirò. Piuttosto, mi piace pensare che sulla scrivania non soltanto del Presidente della nostra Regione, ma di noi tutti, non ci sia impressa una foto, ma l’articolo 3 della nostra Costituzione, che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ed è compito della nostra Repubblica” – e quindi anche della Regione, che è ente costitutivo della Repubblica – “rimuovere ogni ostacolo di ordine sociale ed economico che, limitando l’uguaglianza e la libertà, impediscono lo sviluppo della persona umana”.
Questo, per me, è un tema delicato e importante, perché credo fortemente nella giustizia e nella giustizia territoriale. È un tema che (mi piaceva sentirlo dire dall’Assessore poco fa) mette tutti alla pari e fa sì che non ci siano cittadini, oggi, in Piemonte, di seria A e di serie B; non che qualcuno è più fortunato rispetto a qualcun altro, perché il diritto alla cittadinanza è un diritto universale, che deve riguardare tutti.
E non si parli, come ho sentito prima, di contributi per i centri di aggregazione solo per Torino: se si danno i contributi ai centri di aggregazione giovanile vanno dati ai centri di tutto il Piemonte. Se si danno gli extra LEA per le cure domiciliari, benissimo, ma devono essere dati ai cittadini di Torino come a quelli di Cuneo, di Verbania e di tutto il Piemonte.
Questo è il principio di uguaglianza e giustizia cardine dell’articolo 3 della Costituzione, che non devo raccontare a chi è in minoranza oggi da dove deriva.
Pertanto, al Presidente Cirio non regalerò certamente nessun quadretto con alcunché, anche perché questi temi lui li ha portati in campagna elettorale e il tema dell’uguaglianza l’ha ribadito nel discorso fatto in Consiglio.
Quello che mi limito a dire – e concludo – è che questo bilancio lo considero molto importante, perché fotografa e disegna la situazione da cui proveniamo e in cui non dobbiamo, come maggioranza, permetterci di sbagliare ancora. Non è più consentito.
Purtroppo, in passato sono stati fatti i disastri e oggi dobbiamo mettere delle pezze, delle grandi pezze, sapendo che la situazione finanziaria non è certamente rosea, che le rate di debito che ogni anno dobbiamo pagare sommano a più di mezzo miliardo di euro, che poteva essere destinato alle politiche del Piemonte, mentre dobbiamo usarlo come chi si indebita per comprare la casa o la macchina e deve pagare le rate del mutuo.
Questi sono gli errori che non possiamo permetterci di fare, così come l’idea che ci siano cittadini di serie A e di serie B. La frattura tra centro e periferia deve essere ricomposta, non tanto negli interessi della nostra legislatura, quanto nell’interesse dei cittadini piemontesi.
Grazie.”

(Intervento sul Disegno di legge n. 1 “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2018”, in discussione generale).

LE INTERROGAZIONI E LE INTERPELLANZE

 N.1774 “Ulteriori disagi presso lo stabile di edilizia residenziale pubblica di via Forlanini n.2 a Vercelli”
per sapere: cosa intente fare la Giunta regionale per risolvere l’imbarazzante situazione di disagio dello stabile di via Forlanini n.2 a Vercelli, sollecitando ATC Piemonte nord a prendere in carico le segnalazioni pervenute, sia quelle rimaste inevase sia le ultime?

 N.1741 “Manutenzione ordinaria A.T.C. Piemonte nord”
per sapere: quali azioni abbia posto in essere e, di conseguenza, con quali risultanze, per monitorare il valore percentuale degli ultimi cinque anni (2019-2023) per singola provincia sotto l’ambito territoriale di A.T.C. Piemonte nord, dato dal rapporto tra il numero di alloggi ERP e il valore economico della spesa assunta per manutenzioni ordinarie.

 N.1707 “Continuità al progetto sperimentale Psicologo delle cure primarie”
per sapere: se la Giunta regionale intenda dare una continuità al progetto sperimentale “Psicologo delle cure primarie” entro la scadenza dei finanziamenti prevista nel mese di febbraio 2024.

 N.1699 “Ulteriori disagi derivanti dai servizi di ATC Piemonte nord, Largo Chatillon a Vercelli”
per sapere: per quali motivi ATC Piemonte nord non ha mai risposto alle richieste pervenute da Largo Chatillon a Vercelli e se intende intervenire per risolvere i problemi segnalati.

 N.1149 “Grave situazione di disagio presso lo stabile di edilizia residenziale pubblica in via Enrico Forlanini n.2, a Vercelli”
Per sapere: che cosa intenda fare per sollecitare l’ATC Piemonte Nord e far ottenere ai firmatari della petizione, nel più breve tempo possibile, una risposta che venga incontro alle condivisibili richieste.

 N.951 “Come la Giunta intenda contenere ed eradicare la Peste suina africana in Piemonte e assicurare il sostegno alle aziende”
Per sapere: come intenda concretamente contenere ed eradicare la Peste suina africana in Piemonte e assicurare il pieno sostegno alle aziende.

 N.930 “Ristoro delle spese sostenute per il ripristino del Canale Cavour”
Per sapere: modalità e tempistiche per ristorare le Associazione Irrigue Est e Ovest Sesia delle risorse anticipate per i lavori di ripristino del ponte canale del Canale Cavour a seguito dell’evento alluvionale dei giorni 2-3 ottobre 2020.

 N.835 “Eliminazione delle Aree Parco neo istituite e rimozione di tutte le Aree Contigue del basso vercellese”
Per sapere: per sapere se la Giunta intenda accogliere e con quali tempi e modalità la proposta formulata dai soggetti in premessa richiamati per una modifica cartografica che preveda l’eliminazione delle Aree Parco neo istituite in provincia di Vercelli e la rimozione di tutte le aree contigue presenti nel basso vercellese.

 N.801 “Lavori di ricostruzione del ponte di Romagnano Sesia. Quali iniziative intende prendere la Regione per sollecitare il Ministero nel velocizzare i lavori”
Per sapere: quali iniziative intenda prendere per sensibilizzare e sollecitare il Ministero e Anas per recuperare il tempo perso.

 N.446 “Quali azioni per garantire entro marzo la funzionalità del canale Cavour e della rete irrigua per la risicoltura e l’agricoltura piemontese?”
Per sapere: quali azioni urgenti abbia già intrapreso o intenda promuovere per intervenire con la massima sollecitudine nel reperire i fondi e realizzare i lavori per il ripristino del Canale Cavour, dei canali distrettuali e della rete irrigua secondaria devastata nella giornata del 3 ottobre scorso.

 N.440 “Quali interventi per la messa in sicurezza del fiume Sesia?”
Per sapere: quale sia lo stato dell’arte e le tempistiche degli interventi urgenti lungo l’asta del fiume Sesia, al fine di tutelare l’incolumità delle persone e la sicurezza di beni immobili e delle attività agricole e produttive e come si intende muovere la Regione sia per rivedere e programmare un più efficace e sicuro sistema degli argini del fiume Sesia per far fronte ai sempre più frequenti eventi eccezionali, sia per sostenere la realizzazione dello scolmatore della Città di Vercelli”.

 N.347 “Empasse all’Asl di Vercelli”
Per sapere: se la Giunta intenda unirsi alla richiesta corale dei sindaci del territorio dell’Asl di Vercelli.

 N.333 “Quali azioni per le lunghe code ed attese al CUP di Vercelli?”
Per sapere: quali azioni intenda adottare per risolvere la vergognosa situazione descritta in premessa.

 N.177 “Stato dell’arte di attuazione della legge regionale 10/2017 sull’endometriosi”
Per sapere: – quali azioni si intenda adottare per rendere realmente e pienamente efficace la l.r. 10/2017, con particolare riferimento all’insediamento e all’operatività dell’Osservatorio regionale sull’endometriosi, all’elaborazione delle linee guida per il percorso diagnostico-terapeutico, al piano regionale di azione ed alla Rete regionale per la prevenzione e la cura dell’endometriosi; quali iniziative siano state adottate nel 2019 e quali si intendano adottare in occasione del 28 marzo prossimo, giornata nazionale per la lotta all’endometriosi.

 N.120 “Grave situazione di disagio nell’immobile ATC di Via Nighelli a Vercelli”
Per sapere: quali azioni intenda avviare per risolvere le situazioni descritte in premessa, anche in ragione del fatto che non risultano debiti da parte degli inquilini nei confronti dell’Agenzia.

 N.109 “Riorganizzazione della società LivaNova con sede a Saluggia”
Per sapere: quali azioni intenda assumere per chiedere al Governo di mantenere la produzione di eccellenza in Italia e in Europa e tutelare i livelli occupazionali.

 N.101 “Quali azioni per chiedere al Governo la reintroduzione dello scudo penale e garantire i lavoratori dell’ex Ilva negli stabilimenti di Novi Ligure e Racconigi, unitamente all’indotto dell’intero comparto”
Per sapere: quali azioni intenda prendere per sollecitare il Governo a reintrodurre con urgenza lo scudo penale, anche al fine di garantire i lavoratori dell’ex Ilva negli stabilimenti di Novi Ligure e Racconigi, unitamente all’indotto dell’intero comparto.

GLI ORDINI DEL GIORNO – PRIMO FIRMATARIO

 Odg n. 1779 Riordino territoriale delle ATC collegato al dd130.
 Odg n. 677 Sugar e Plastic tax, misure da ripensare.
 Odg n. 486 Tutela della risorsa idrica.
 Odg n. 179 Revisione organica della disciplina in materia di ordinamento delle province e città metropolitane.
 Odg n. 93 interventi regionali per il miglioramento della qualità dell’aria.
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OLTRE AL PIEMONTE…

 Partecipazione alle Sessioni di Congresso e di Monitoring presso il Palais de l’Europe a Strasburgo, come membro sostitutivo;

 Partecipazione al World Forum for Democracy a Strasburgo;

 Missione di monitoraggio per il Congresso dei poteri Locali e Regionali a Istanbul;

 Missione di monitoraggio per le elezioni a Lubiana;

 Partecipazione alle Assemblee nazionali di AICCRE a Orvieto, Firenze e Roma;

 Partecipazione al Free Iran World Summit a Parigi.

… E SUL TERRITORIO VERCELLESE E VALSESIANO

 Partecipazione alle giornate celebrative e alle commemorazioni;

 Impegno, presenza e partecipazione verso Questura, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Protezione civile, Alpini, organizzazioni di volontariato;

 Interessamento e partecipazione verso il presidio ospedaliero Sant’Andrea di Vercelli, il Teatro Civico di Vercelli, l’Università del Piemonte Orientale, e la Basilica di Sant’Andrea di Vercelli;

 Partecipazione alle iniziative sportive del vercellese;

 Partecipazione e interessamento alle realtà associative del vercellese e della Valsesia;

 Partecipazione alle rievocazioni storiche, ricorrenze carnevalesche, e tradizioni culinarie del territorio vercellese e valsesiano;

 Interessamento alle realtà montane, alle tradizioni e ai tesori naturali della Valsesia;

 Presenza e supporto agli eventi delle grandi imprese e industrie del vercellese;

 Partecipazione e interessamento a Confindustria Vercelli – Biella – Valsesia e Confagricoltura Vercelli – Biella;

 Partecipazione alle numerose inaugurazioni Endopank e alle iniziative di sensibilizzazione contro la malattia dell’endometriosi contro la violenza sulle donne;

 Partecipazione a convegni e iniziative sulla sensibilizzazione ai disturbi alimentari;

 Partecipazione alle iniziative verso la cura e la tutela degli animali da affezione;

 Partecipazione ai seminari e alle iniziative di sensibilizzazione verso la prevenzione dei tumori.

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